Francesco Cecchini

Il processo di pace in Colombia versa in condizioni drammatiche. Molto grave è la situazione in cui si trovano i difensori dei diritti umani e i leaders sociali  dopo la demobilizzazione della FARC, un fatto che ha portato all’occupazione dei territori degli attori legati alle strutture paramilitari. Lo Stato colombiano, dice aparole, di  proteggerli, ma non è così, a causa della mancanza di volontà politica evidente nelle regioni più remote del paese. Un ultimo assassinio. Il leader sociale Jose Jair Cortés, che aveva denunciato il massacro di cocaleros avvenuto il 5 ottobre nella zona rurale Tumaco  per mano della forza pubblica, è stato assassinato lo scorso martedì 17 ottobre, sempre a Tumaco, nonostante fossero state chieste delle misure di sicurezza per proteggerlo.

Secondo una recente documento della Agencia de Prensa Analisis Urbano, in Colombia, tra il gennaio 2009 e il giugno 2016 il 95% dei delitti di difensori di  diritti umani e di diritti sociali sono rimasti impuniti. La responsabilità della maggior parte dei delitti è di gruppi paramilitari. Il Cauca sarebbe il dipartimento con il maggior numero di vittime seguito da Antioquia, Valle, Nariño e Córdoba.Tumaco, o meglio San Andrés de Tumaco, si trova nel Dipartimento di Nariño,

Lunedì 23 ottobre, molte organizzazioni contadine e indigene inizieranno una mobilitazione nazionale per respingere l’assassinio dei leader sociali e chiedere una  pace vera e definitiva. Sarà uno sciopero generale nazionale e indefinito, organizzato dalla Mesa Nacional Agropecuaria y Popular de Interlocución y Acuerdos .Della Mesa fanno parte il movimento Marcha Patriótica, la Coordinadora de cultivadores de hoja de coca, amapola y marihuana (Coccam), l’ Asociación Nacional de las Zonas de Reserva Campesina (Anzorc) e il Fensuagro,oltre a varie comunità campesinas  e a più di 10 Dipartimenti del paese. Queste organizzazioni invitano la società in generale a partecipare allo sciopero affinché l’ Accordo di Pace venga realizzato e vi sia“reale possibilità di cambiare le condizioni che ci hanno storicamente condotto alla marginalizzazione, alla povertà estrema e alla politica di esclusione “. Durante una conferenza stampa, i portavoce delle varie organizzazioni hanno dichiarato che redigeranno un documento con varie richieste che sarà presentato alla Presidenza della Repubblica colombiana.

 “Riempiremo le strade per ribadire ed esigere  il nostro diritto alla pace.” 

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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