Gennaro Giudetti di Sea Watch, dopo il salvataggio in mare: Ora viaggiamo col cadavere di un bambino. Sua madre sta per impazzire dal dolore”

Foto Sea watch
Salvataggio sea watch - 6 novembre 2017 4

ROMA –“Abbiamo a bordo il cadavere del bambino che abbiamo recuperato ieri in mare e sua madre, che sta quasi impazzando dal dolore. E non sappiamo ancora dove sbarcare. Siamo di fronte a Lampedusa, ma ci dicono che lì è impossibile attraccare e che dobbiamo dirigerci verso Pozzallo, continuando la navigazione per altre lunghissime ore”. Lo racconta a Redattore sociale Gennaro Giudetti, 26 anni, attivista volontario, come mediatore culturale sulla nave della ong Sea Watch, che ieri è intervenuta dopo un naufragio a largo delle coste libiche. Un soccorso particolarmente difficile, perché racconta l’ong, a ostacolare le operazioni c’era la Guardia costiera libica che tentava di riportare i migranti indietro.

“Ieri mattina, intorno alle 7,30, ci ha chiamato il centro di coordinamento Mrcc da Roma, dicendo che c’era un gommone in difficoltà e di operare il salvataggio – racconta -. Ci siamo diretti verso il punto del naufragio, ma più ci avvicinavamo e più incontravamo corpi di persone galleggiare. E’ stato orribile: a un certo punto abbiamo visto anche il cadavere di un bambino, avrà avuto 3 o 4 anni. Lo abbiamo recuperato insieme alla madre, viva, che si disperava”. Giudetti spiega che il numero dei morti è difficile da determinare, ma le vittime sono sicuramente più di 5, come si era detto in un primo momento. “Non siamo riusciti a recuperare tutti, perché la nostra priorità era andare verso chi stava affogando, e gridava aiuto – continua -. Purtroppo mentre noi ci avvicinavamo la Guardia costiera libica cercava di mandarci via”. L’attivista racconta di una scena molto brutta e pesante: “ci minacciavano e imprecavano”. “Il gommone dei migranti era legato alla loro nave, quindi erano riusciti a far salire alcuni profughi a bordo – afferma – e li abbiamo visti mentre li picchiavano con una corda per farli stare fermi. Ovviamente tutti volevano scappare, sapendo che li avrebbero riportati indietro”. Verso gli operatori dell’ong i libici hanno lanciato anche patate: “qualsiasi cosa purché ce ne andassimo”.

Foto Sea watch
Salvataggio sea watch - 6 novembre 2017

Attualmente a bordo ci sono 58 persone salvate e il bambino morto. Altri quattro corpi sono stati consegnati alla nave Acquarius. “L’ultima immagine che porto con me è quella di uomo che si è lanciato dalla nave della Guardia costiera libica per raggiungere il nostro gommone dove aveva visto sua moglie – racconta -, è rimasto attaccato alla fune della nave. La guardia costiera ha accelerato, lo abbiamo visto sparire tra le onde, senza riuscire a fare niente. Tutto ciò mi crea rabbia: sapere che la vita di queste persone dipende da pochi piccoli istanti. Se riusciamo ad allungare il braccio sono vivi, altrimenti sono morti. Mentre intorno c’è un’indifferenza devastante e la complicità del nostro governo: la guardia costiera libica è stata pagata da noi per fare tutto questo. Bisogna dirlo forte e chiaroSiamo noi i colpevoli di questo massacro”.

 

 

http://popoffquotidiano.it/2017/11/07/sea-watch-bimbo-morto-a-bordo-e-non-sappiamo-dove-sbarcare/

Di Nardi

Davide Nardi nasce a Milano nel 1975. Vive Rimini e ha cominciato a fare militanza politica nel 1994 iscrivendosi al PDS per poi uscirne nel 2006 quando questo si è trasformato in PD. Per due anni ha militato in Sinistra Democratica, per aderire infine nel 2009 al PRC. Blogger di AFV dal 2014

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy