Il primo ministro svedese, Stefan Löfven, ha una prospettiva unica fra i leader europei sulle preoccupazioni dei lavoratori, visto che ha iniziato la sua carriera in fabbrica piuttosto che calare in politica da un’università prestigiosa o da uno studio legale.

di Stephen Brown – Politico.eu*

Questa settimana, il saldatore-diventato-primo-ministro co-ospita a Göteborg un social summit europeo per il lavoro e la crescita equa che spera possa rafforzare la necessità di dare risposta ad alcune di queste preoccupazioni – e aiutare i suoi socialdemocratici a difendersi dalla destra nelle elezioni nazionali del prossimo settembre.

Nel modesto stile svedese, Löfven riesce a vantarsi umilmente quando POLITICO gli chiede chi sarà primo ministro fra un anno, dopo le elezioni: “Dovrete ancora sopportarmi”.

Co-ospitare il summit lo renderà caro al presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, che ha fatto della costruzione di un “pilastro sociale” europeo uno dei suoi progetti personali. Ma non è chiaro quanto contribuirà alla sua popolarità tra gli elettori: poche persone normali sanno cosa sia il “pilastro sociale”, mentre le aziende e i politici conservatori lo liquidano come un tentativo di Bruxelles d’interferire in aree di competenza nazionale. […]

Tuttavia, per Löfven e gli altri socialdemocratici europei, questa è un’opportunità per rimettere al primo posto dell’agenda politica questioni di centro-sinistra come le condizioni di lavoro, l’uguaglianza e il welfare per i disoccupati e invertire la tendenza, che sembra averli travolti e sommersi, dei movimenti populisti. […]

Una battuta d’arresto nelle elezioni del prossimo settembre per i socialdemocratici, che hanno dominato la politica svedese sin dagli anni ’30 del ‘900, non colpirebbe solo la sinistra europea ma anche l’establishment europeo, soprattutto se questa includesse una forte crescita dell’estrema destra dei Democratici Svedesi.

A quasi un anno dal voto, la Svezia si sta già preparando per una sfida difficile. L’ultimo sondaggio di Demoskop mostra che la coalizione formata dai socialdemocratici, dai Verdi e dai loro alleati di sinistra ha un vantaggio fragilissimo rispetto all’alleanza di centro-destra guidata dai conservatori, i Moderati, con il 40,1% contro il 38,8%.

Moderati, che hanno governato con Fredrik Reinfeldt dal 2006 al 2014 e hanno scelto, il mese scorso, Ulf Kristersson come nuovo leader, sono passati al 21,9%. Al terzo posto, con il 18,1%, i Democratici Svedesi, che hanno visto il loro supporto triplicare dal 2010 […].

Da qui la decisione di Löfven di concentrare la sua campagna per il prossimo anno sul tema della “sicurezza” – ha utilizzato la parola svedese “trygghet“, che non ha una traduzione precisa, ma che dà un senso di sicurezza e di comodità.

“Le persone devono sentirsi al sicuro in questa economia globale. Le persone devono avere un lavoro. Sentirsi sicuri significa pure sentirsi liberi dal crimine, quindi stiamo anche combattendo il crimine,” ha dichiarato il primo ministro in un’intervista a Bruxelles.

“Troppe persone – ha continuato – sono preoccupate per la precarietà. In alcuni casi perché il tanto decantato Mercato Unico significa che un’azienda decide di trasferire la propria produzione in un altro paese europeo. […] Ed è così che le persone iniziano a pensare: ‘Sto pagando il pezzo dell’essere in Europa. Sto pagando adesso, perdendo il mio lavoro, perché siamo in Europa”. […]

In termini pratici, il summit sociale discuterà di una classifica per valutare la performance dei paesi dell’Unione Europea, collegata a un sistema già esistente per monitorare la performance economica […]. I paesi saranno valutati in aree come le pari opportunità nel mercato del lavoro, la mobilità verso l’alto, le condizioni di vita, com’è strutturato il mercato del lavoro, la fornitura di servizi, la protezione sociale.

Löfven non è così ingenuo da suggerire che tutta Europa dovrebbe aspirare al modello svedese, con il suo dialogo consolidato fra datori di lavoro e lavoratori che ha contribuito a produrre “20 anni consecutivi  di aumenti salariali”. Ma sostiene, “la dimensione sociale è un prerequisito per un’Europa sostenibile”.

Le imprese europee vedono questo come un’interferenza. In un incontro che si è tenuto a ottobre fra imprenditori, sindacati e istituzioni europee, la presidente della lobby degli industriali BusinessEuropeEmma Marcegalia, ha avvertito che “interventi pesanti a livello europeo […] possono solo portare a opposizioni e divisioni”. […]

Moderati svedesi condividono questo pensiero. Il loro deputato Gunnar Hökmark ha liquidato il summit di Göteborg come un tentativo “simbolico” di dare all’UE una “dimensione sociale” artificiale. Il vero obiettivo dei socialdemocratici è rifilare al resto dell’Europa le politiche lavorative e sociali svedesi – ha poi aggiunto. […]

Löfven dice che intende “rispettare totalmente la sovranità nazionale” ma insiste che l’Europa può trarre beneficio dal battersi per il tipo di equità che lui ha conosciuto da rappresentante sindacale nell’industria metalmeccanica a Örnsköldsvik, circa 450 chilometri a nord di Stoccolma.

Löfven, un robusto sessantenne dalla faccia vissuta, ricorda che il suo sindacato e i suoi capi passavano l’80% del tempo a lavorare insieme e il 20% a “battersi su come dividere i guadagni”. Ma quando il momento è diventato critico e si sono dovuti tagliare posti di lavoro, il sistema svedese ha fornito sostegno economico e corsi di riqualificazione professionale per assicurarsi che ogni esubero fosse sostenibile e temporaneo.

“Con la mia esperienza, so che è possibile trovare un equilibrio dove vincono tutti – dove i lavoratori si sentono più sicuri, vedono che c’è un futuro anche per loro, che anche se ci saranno cambiamenti e ristrutturazioni non verranno lasciati a casa”, spiega il primo ministro svedese. […]

“Come socialdemocratico, ci credo davvero, ma so anche che questo sistema funziona perché l’ho visto in azione” ha continuato, parlando del “pilastro sociale“. “Non è soltanto una cosa di partito – questo è ciò in cui credo per l’Europa e anche per il mondo”.

“Dobbiamo – ha concluso Löfven – farci carico della vita quotidiana delle persone […] perché quello che è in gioco è nientemeno che la legittimità dell’Unione Europea”.

 

*La traduzione in italiano è a cura di Sara Ligutti per L’Argine.it

Fonte originale: https://www.politico.eu/article/stefan-lofven-sweden-putting-the-social-back-in-democracy/

http://www.sinistraineuropa.it/approfondimenti/lo-svedese-che-vorrebbe-far-tornare-il-sociale-nella-democrazia/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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