Francesco Cecchini

LA COLOMBIA VERSO IL 2018. In una situazione generale, caratterizzata da una crisi economica con aumento della disoccupazione e la diminuzione della produzione industriale, la Colombia è entrata nel vivo della campagna elettorale per le elezioni parlamentari dell’11 marzo 2018 e per le presedenziali, primo turno delle qualisarà il 20 maggio. Elezioni importanti perché dal risultato dipenderà i temi ancora irrisolti dell’accordo di pace tra governo colombiano e FARC-EP, i più importanti sono le riforme agraria e politica e la riparazione alle vittime del conflitto. Si sono definiti partiti, candidati e schieramenti. Vedere il link con articolo precedente sul tema elezioni:

Colombia, la pace e le elezioni del 2018.


Nel frattempo, continuano seri e drammatici fatti relativi al processo di pace. Vi sono stati gli omicidi di oltre 16 ex combattenti delle FARC-EP e di alcuni parenti di questi. Questo problema è serio e ricorda dello sterminio, dopo un accordo di pace, di dell’Unione Patriottica più di 3.000 militanti, leaders e anche parlamentari, che è rimasto impunito. Questi omicidi richiedono urgentemente seri accertamenti e il rafforzo le misure di sicurezza per la protezione per gli ex combattenti. Vi sono, poi, gli omicidi di leader sociali e difensori dei diritti umani. Nel 2016 117 leader sociali sono stati assassinati, 106 lo sono stati finora nel 2017. Il governo si rifiuta di riconoscere la natura sistematica di questi omicidi. Quasi il 40% è avvenuto nelle aree dove erano presenti le FARC-EP. Sono per la maggior parte leader di organizzazioni contadine che potrebbero rappresentare le loro comunità nelle circoscrizioni speciali della pace. Questo è il motivo per cui queste organizzazioni hanno respinto le dichiarazioni del ministro della Difesa, Luis Carlos Villegas, che nega tale sistematicità e invece semplicisticamente afferma che gli omicidi hanno origine in problemi locali come conflitti sui confini della proprietà, schermaglie personali, etc., etc.. Tutto questo è diventato un problema centrale in questa fase del post-accordo di pace. L’ultimo omicidio è avvenuto lo scorso giovedì 21 dicembre. Il leader della comunità del villaggio di Puerto Colombia, Pablo Oviedo, è stato assassinato insieme a sua figlia di otto anni nel dipartimento di Putumayo, secondo quanto ha la Rete dei diritti umani di quell’area nel sud del paese. Secondo il comunicato della Human Rights Network, nel sud della Colombia, mancano anche due fratelli di Pablo Oviedo. Questo omicidio si aggiunge alla lista dei leader sociali uccisi a Putumayo, tra i quali il presidente del villaggio La Brasilia de Puerto Asis, Luis Alfonso Giraldo. La responsabilità è del neo paramilitarismo. Significativo è il comunicato della Comunidad de Paz de San José de Apartadó del 22 dicembre che denuncia tutte le azioni intimidatorie subite ad opera di paramilitari dal 15 dicembre in poi. L’originale del comunicato si può leggere qui sotto.
http://prensarural.org/spip/spip.php?article22498
I NEO PARAMILITARI, DOPO L’ ACCORDO DI PACE GOVERNO E FARC-EP. Dopo lo smantellamento delle grandi strutture paramilitari rurali tradizionali (la presunta smobilitazione ha avuto luogo con legge di Giustizia e Pace del 2005 dell’ex presidente Álvaro Uribe, la quale è stata fatto credere all’opinione pubblica che le forze paramilitari cessavano di esistere) queste si sono trasformate in gruppi neo paramilitari, alleati con politici e uomini d’affari per attuare un progetto politico di estrema destra e gestire operazioni illegali quali rapimenti, il contrabbando, la prostituzione e il traffico di droga. I neo paramilitari investono i soldi ricavati da queste attività in altre, diciamo, legali:società di giochi d’azzardo, sport professionali, cooperative per la sicurezza, la salute, il trasporto e la distribuzione di carburanti; empori per la ricreazione e il turismo, centri commerciali, concessionarie auto, urbanizzazioni di lusso. Mentre le FARC-EP hanno deposto le armi si sono intensificate le azioni armate dei neo-paramilitari contro le organizzazioni sociali e politiche che difendono i loro diritti più elementari. Gruppi neo paramilitari, cercano di conquistare i territori lasciati dalle FARC-EP, causando il terrore ed l’ abbandono di quelle terre. Il governo e i suoi portavoce insistono nell’affermare che il neo paramilitarismo non esiste, ma si tratta solo di bande criminali, chiamate Bacrim (Bandas criminales), senza motivi politici, ma solo interessate ad arricchirsi con rapine, etc.,etc.. Attualmente si sta dando pubblicità alla resa di uno dei principali gruppi del narcoparamilitarismo, il clan del Golfo In ogni caso il neo paramilitari spesso cambiano il loro nome: gli Urabeños, il clan Úsuga, i Gaitanistas, ma sono sempre gli stessi. Difficilmente, poi, il governo saprà, o vorrà, addebitare al Clan del Golfo di Otoniel la responsabilità delle centinaia di crimini che ha commesso in questo ultimo anno contro settori sociali e politici di opposizione. Questi omicidi sono crimini di stato e il paramilitarismo è stato utilizzato dalle forze di repressione statale. Le FARC-EP assieme all’ELN hanno avuto un ruolo nel contenere la devastazione capitalista in diverse regioni che sono molto ricche di biodiversità, risorse naturali e beni pubblici. Con la smobilitazione delle FARC-EP, la voracità sfrenata del grande capitale si sta scatenando e, quindi, si sta assistendo un attivismo del paramilitarismo contro la popolazione. Il post conflitto si sta trasformando in un’altra tappa della storica guerra interna colombiana, dove vengono eliminati coloro che si oppongono agli interessi dell’oligarchia capitalista. In documento dello scorso 17 novembre di Amnesty International afferma che nonostante l’accordo di pace il conflitto armato continua per milioni di persone. Il documento si concentra nel Chocó e afferma che in questo dipartimento il 60% degli abitanti sono vittime di conflitto armato. La conclusione del rapporto è che il governo non protegge la popolazione civile né è capace di dare risposta a nuove minacce.

 

 

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy