A dicembre l’inflazione aumenta dello 0,4% su base mensile e dello 0,9% rispetto a dicembre 2016. I prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto aumentano, in un anno, dell’1,5%. E l’inflazione pesa di più sulle famiglie con minore capacità di spesa, che risentono più delle altre della crescita dei prezzi degli alimentari non lavorati (carne, pesce, frutta e verdura fresche) e dei carburanti.

Quale impatto ha l’inflazione sulle famiglie? Sostiene il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori Massimiliano Dona: “Per una coppia con due figli, la famiglia classica, significa avere avuto nel 2017, in media, una maggior spesa annua complessiva di 469 euro, 116 dei quali se ne sono andati per il solo carrello della spesa e 265 per i beni a maggior frequenza di acquisto, mentre per l’inesistente famiglia tipo Istat da 2,4 componenti, l’incremento dei prezzi dell’1,2% si traduce, in termini di aumento del costo della vita, in 364 euro in più nei dodici mesi, 90 per la spesa di tutti i giorni e 206 per i prodotti acquistati con più frequenza”.
Il tasso medio per il 2017 si conferma al +1,2%. “Tale tasso si traduce in una ricaduta pari a +355,20 euro in più pagati da ogni famiglia nel corso dell’anno appena concluso – dice Federconsumatori – Un dato che, a nostro avviso, appare ancora sottostimato rispetto ai forti rincari a cui le famiglie hanno dovuto far fronte nel corso del 2017 e che, in ogni casso, risulta insostenibile per le famiglie”.

L’Istat ha diffuso ieri i dati definitivi dei prezzi al consumo di dicembre 2017, confermando le stime preliminari. In media, nel 2017 i prezzi al consumo registrano una crescita dell’1,2% dopo la lieve flessione del 2016 (-0,1%). L’”inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, si attesta a +0,7%, un tasso solo di poco più elevato rispetto a quello del 2016 (+0,5%).
A dicembre, evidenziano i dati dell’Istat, i prezzi dei prodotti acquistati con maggior frequenza aumentano dello 0,1% su base mensile, soprattutto per il rialzo dei prezzi dei vegetali freschi e dei carburanti, e dell’1,5% su base annua (dall’1,7% di novembre). I prodotti ad alta frequenza di acquisto includono, oltre ai generi alimentari, le bevande alcoliche e analcoliche, i tabacchi, le spese per l’affitto, i beni non durevoli per la casa, i servizi per la pulizia e manutenzione della casa, i carburanti, i trasporti urbani, i giornali e i periodici, i servizi di ristorazione, le spese di assistenza.

“La stabilità dell’inflazione a dicembre 2017 è diffusa tra le diverse tipologie di prodotto. Fa eccezione l’accelerazione della crescita dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+2,8%, da +2,2% di novembre) bilanciata dal rallentamento della crescita dei prezzi sia dei Beni alimentari non lavorati (+2,4%, da +3,2% del mese precedente) sia dei Beni energetici non regolamentati (+4,4% da +5,0% di novembre)”, evidenzia ancora l’Istituto di statistica.

L’Istat calcola poi il peso dell’inflazione per classi di spesa delle famiglie, valutando in pratica il diverso impatto dei prezzi fra famiglie meno abbienti e famiglie con consumi più alti. “Nel quadro di ripresa dell’inflazione che caratterizza il 2017, diversamente dal 2016 sono le famiglie con minore capacità di spesa a registrare una variazione dei prezzi al consumo lievemente più elevata (un decimo di punto percentuale) rispetto a quelle con maggiore capacità di spesa: per le prime l’inflazione media annua è pari a +1,4% mentre per le seconde si attesta a +1,3%”, spiega l’Istat. A pesare sulle famiglie con minore spesa sono soprattutto i prezzi degli alimentari non lavorati e dell’energia, che pesano il doppio rispetto a quanto accade per le famiglie più abbienti, mentre l’accelerazione dei prezzi dei trasporti ha un impatto maggiore sulle famiglie più ricche. Sostiene l’Istat: “Le ragioni di questo andamento del 2017 sono principalmente riconducibili sia all’accelerazione della crescita dei prezzi degli Alimentari non lavorati (+3,2% da +0,5%) sia all’inversione della tendenza dei prezzi dei prodotti dell‘Energia (+4,5% da -5,5% del 2016), che hanno, entrambi gli aggregati, un maggior peso per le famiglie con minore capacità di spesa (13,3% per l’Energia, 13,5% per gli Alimentari non lavorati) rispetto al peso che hanno per le famiglie con maggiore capacità di spesa (6,4% per il primo, 6,3% per il secondo).

Il differenziale a svantaggio delle famiglie del primo gruppo sarebbe stato ancora più ampio se non si fosse verificata una significativa accelerazione dei prezzi degli aggregati che afferiscono ai Servizi relativi ai trasporti (+3,0% da +0,5%), che invece pesano maggiormente sulle famiglie più abbienti (9,8%) rispetto a quelle con minori capacità di spesa (5,5%)”.

L’aumento dell’inflazione su base mensile è dovuta soprattutto agli aumenti dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+2,5%), cui si accompagna quello degli Energetici non regolamentati (+0,6%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,4%) e degli Alimentari non lavorati (+0,3%). Su base annua, gli incrementi maggiori riguardano i Trasporti (+2,8%, da +2,7% di novembre), l’Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+1,9% da +2,0%) e i Prodotti alimentari e bevande analcoliche (+1,5%, in decelerazione da +1,9% del mese precedente). Seguono le divisioni di spesa Servizi ricettivi e di ristorazione(+1,1%), Altri beni e servizi (+0,6%) e Ricreazione, spettacoli e cultura (+0,5%). Variazioni più contenute riguardano le Bevande alcoliche e tabacchi (+0,4%, in accelerazione da +0,1% di novembre), l’Abbigliamento e calzature e i Servizi sanitari e spese per la salute (entrambi +0,1%), mentre non variano i prezzi di Mobili, articoli e servizi per la casa. Tra le divisioni di spesa i cui prezzi sono in calo tendenziale, si conferma il dato dell’Istruzione che, causa l’entrata in vigore a ottobre 2017 delle nuove norme sulla contribuzione studentesca (Legge di stabilità 232/2016), si attesta a -16,2% (come nel mese precedente). In diminuzione anche i prezzi delle Comunicazioni, che si riducono dell’1,3%.

L’anno intanto inizia con i consumi che rallentano. Il quadro generale che si ottiene in eredità dai dati di dicembre 2017 è infatti “una diffusa tendenza al rallentamento”. A dirlo è l’indicatore dei consumi Confcommercio di dicembre 2017, che registra un calo dello 0,1% rispetto a novembre e una stabilità su base annua. La flessione registrata su base mensile deriva da un calo dello 0,2% della domanda di beni e da un aumento dello 0,1% di quella relativa ai servizi.
Solo per gli alberghi ed i pasti e consumazioni fuori casa si rileva, infatti, un modesto aumento (+0,1%) rispetto a novembre, mentre la flessione più significativa (-0,5%) ha interessato i beni e i servizi per la mobilità, che risentono del ridimensionamento della tendenza al recupero degli acquisti di autovetture da parte dei privati. Rimane invece stabile, su base mensile, la spesa per alimentari, bevande e tabacchi e per i servizi ricreativi
Nel confronto su base annua a dicembre l’Indicatore dei Consumi Confcommercio risulta stabile. Questo dato, spiega Confcommercio, è sintesi dell’andamento positivo della domanda relativa ai servizi (+1,1%) e di una flessione dello 0,6% della spesa per i beni. Rispetto al mese di dicembre dello scorso anno l’incremento più significativo ha riguardato la domanda per gli alberghi, i pasti e le consumazioni fuori casa (+1,2%). Più contenuta è stata la crescita, su base annua, per i beni e i servizi ricreativi (+1,0%) e per i beni e i servizi per la casa e per gli alimentari le bevande ed i tabacchi (+0,7%). In linea con quanto registrato a novembre la riduzione più significativa ha interessato il segmento relativo ai beni e servizi per la mobilità (-4,1%).

http://www.controlacrisi.org/notizia/Economia/2018/1/17/50666-crisi-attenzione-linflazione-colpisce-le-classi-povere-e-il/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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