Francesco Cecchini

Uno dei prigionieri politici peruviani più conosciuto è Abimael Guzmán Reynoso leader di Sendero Luminoso, il cui tentativo di fare la rivoluzione in Perù causò, secondo la Commissione per la Verità, oltre 69mila morti, almeno 15mila “desaparecidos”, migliaia di persone torturate ed oltre 40mila orfani. Memorias desde nemesis è un libro in spagnolo di Abimael Guzmán Reynoso e Elena Yparraguirre Revoredo.

http://www.verdadyreconciliacionperu.com/admin/files/libros/801_digitalizacion.pdf

Nemesi deriva dalla dea greca. Erodoto e Plutarco traducono con” vendetta” e “castigo”. Il nome può, quindi, assumere nel titolo, per intenzione degli autori, il significato di ” giustizia”. Giustizia storica. Abimael Guzmán Reynoso, el presidente Gonzalo o camarada Gonzalo, è stato il capo del Partito Comunista del Perù-Sendero Luminoso e Elena Yparraguirre Revoredo, sua moglie, la numero due di questa organizzazione politico-militare. Il libro scritto nel 1996 è stato pubblicato nel 2014. Il libro sembra scritto interamente da Abimael Guzmán, Elena Yparraguirre si è limitata a firmalo. “Il rivoluzionario è un uomo condannato. Non si interessa a niente, non tiene sentimenti, non ha rapporti con niente, nemmeno ha un nome. In lui, tutto è assorbito in una passione unica e totale: la rivoluzione. Nella profondità del suo essere ha rotto tutti i legami con l’ ordine civile, con la legge e con la morale. Continua a vivere nella società con la solo idea di distruggerla. Non si aspetta nessuna misericordia. Ogni giorno è disposto a morire.” J. M. Coetzee                                                                                    Con queste parole del premio Nobel della letteratura 2003, Santiago Roncaglio inizia il suo lavoro LA CUARTA ESPADA.  La historia di Abimael Guzmán y de Sendero Luminoso. Il libro non è tradotto in italiano, ma merita di essere letto, racconta il Perù degli anni 80 e 90 del secolo scorso. Le parole di J.M. Coetzee si adattano bene alla persona di Guzmán. In questo video lo scrittore Santiago Roncagliolo parla del suo lavoro.

https://www.youtube.com/watch?v=znJtpYwmFkc

Abimael Guzmán Reynoso, che ha compiuto 84 anni il lo scorso 3 dicembre, racconta in prima persona la sua vita. I passaggi dalla madre, Berenice Reinoso Cervantes, ad uno zio, ed infine al padre naturale, Abimael Guzmán Silva. I sui studi da Mollendo, a Sicuani, a Chimbote, a Lima ed infine ad Arrequipa dove si laurea in Lettere e filosofia. La scoperta del marxismo leninismo e del pensiero di Mao Tse-tung. Il suo impegno politico nella la lotta contro il revisionismo e nella costruzione di un Partito comunista rivoluzionario. Guzmán analizza la società peruviana ed inquadra le vicende nel contesto internazionale di quegli anni. Critica Ie guerriglie, come il MIR ed altre che, a suo avviso, fallirono per mancanza di contatto con le masse. Critiche ricambiate dal MIR e da Hugo Blanco che nel suo libro Noi los indios afferma ” Fujimori deve ringraziare Sendero Luminoso, perché la sua esistenza permise lasopravvivenza della propria corrotta dittatura. Per poter cacciare Fujimore si dovette aspettare che Sendero Luminoso si indebolisca. Guzmán racconta due soggiorni in Cina. Nel primo partecipa anche ad una scuola di addestramento militare, come organizzare un’imboscata ed altro; nella seconda partecipa, prima di raggiungere la Cina ad un congresso del Partito del Lavoro Albanese ed esprime stima per Enver Hoxa, segretario generale di quella organizzazione. Va sottolineato che Abimael Guzmán Reynoso si vede come erede di José Carlos Mariátegui. Non accenna mai a José Maria Arguedas, uno scrittore fondamentale per capire la realtà andina peruviana. Sarebbe interessante prendere in considerazione le contraddizioni tra il pensiero di Mariátegui e quello di Guzmán, che lo stesso considera come l’adattamento del pensiero di Mao Tse-tung al Perù. E’ importante il giudizio di Abimael Guzmán Reynoso sul capitalismo peruviano, perché è il maggior limite alla sua teoria e pratica. Abimael Guzmán Reynoso, nell’ analizzare la società peruviana riprende il concetto di capitalismo burocratico ripreso da Mao Tse-tung ed in una certa misura da Juan Carlos Martiatégui. Il Perù, però, degli anni 70 e successivi anni 80 e 90 non è la Cina degli anni 30 e 40 ed è anche diverso, per molti aspetti dal Perù di Mariategui, analizzato, innanzitutto, nei 7 ensayos de Interpretación de la Realidad Peruana. Negli anni 70 il peso centrale della economia pruviana già riposavano nei settori dove la presenza del capitalismo era indiscutibile. Ciò si riflette nella diminuzione dell’apporto della agricoltura – il settore dove più si trovano le forme non capitaliste di produzione – con la conferma del Prodotto Interno Lordo (PIL). Questa diminuzione si deve, per un lato, alla crescita dei settori più dinamici del capitalismo e, per altro, alla crisi strutturale dell’agricoltura, che ha già varie decadi. Anche i numeri forniti da Guzmán lo dimostrano. Il capitalismo nel Peru non è nato nella lotta contro la feudalità, ma come una proiezione dello sviluppo del capitalismo nel mondo e della espansione dell’imperialismo. Lo dimostrano i suoi caratteri. A partire da questa costatazione non si può parlare di un capitalismo burocratico come la caratteristica fondamentale della società peruviana. E’ una visione deformata della realtà che, alla fine, conduce a colpire obiettivi/nemici completamente sbagliati. In sintesi, l’area del capitalismo di Stato è piccola e si trova al servizio della grande borghesia e dell’imperialismo. Il vero controllo della economia si trova nelle mani dei monopoli imperialisti, direttamente nel caso degli investimenti o indirettamente nel caso dei crediti. E la tendenza che si va imponendo all’interno della borghesia, è quella di ridurre la presenza dello Stato alla sua minima espressione. Questa visione limitata, se non errata, del Perù di quegli anni sicuramente ha influenzato, in negativo, la linea politico-militare di Sendero Luminoso. Il racconto di Guzmán si arresta prima dell’inizio dell’azione armata di Sendero, nel maggio 1980 quando, il 26 dicembre dello stesso anno, nella periferia di Lima vengono appesi dei cani, alcuni sventrati, alcuni dipinti con vernice nera, con la scritta: Deng Xiao-Ping, hijo de perra. Nelle righe finali Guzmán scrive: “La direzione della guerra popolare in Perù da parte del Partito Comunista sarà oggetto della seconda parte di questo lavoro” Chissà se Guzmán racconterà in chiave autocritica e non celebrativa il tentativo fallito di Sendero Luminoso di assaltare il cielo peruviano? Va detto che Memoria desde Némesis è un libro importante per conoscere una parte drammatica della storia del Perù.  Ogni anno ad ottobre ex prigionieri politici ogni ottobre celebrano a lima l’anniversario del giorno del prigioniero politico di guerra ricordando che il 4 ottobre 1985 nel carcere di Lurigancho avvenne il massacro brutale di 37 prigionieri con bombe incendiarie. La giornata sembra essere ristretta a cosiddetti prigionieri della guerra senderista, ma il problema è reale ed esteso nel Perù del 2018. Centinaia di donne ed uomini, ex militanti di Sendero, del MRTA e di movimenti sociali continuano ad essere incarcerati da moltissimi anni in carceri dove hanno vissuto torture, assassinii e massacri. Ad oggi vengono negati i loro diritti e perfino loro avvocati difensori vengono incarcerati. Un caso fra i tanti, lo stretto isolamento che vengono tenute donne prigioniere politiche a Piedras Gordas. Va ricordato tra i tanti Victor Polay Campos, capo del MRTA, che operato lo scorso marzo al cervello dovrebbe uscire di prigione nel 2026. Questo mentre al criminale Fujimori è stato concesso l’indulto.

https://www.ancorafischiailvento.org/2018/01/13/xx/

Un amnistia generale è una decisione dovuta per chiudere con una storia drammatica, ma passata. Anche per loro è la giornata del 17 aprile di ogni anno di mobilitazione internazionale per tutti i prigionieri politici di tutto il mondo.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

Un pensiero su “PERU’, IL PASSATO E I PRIGIONIERI POLITICI.”

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