Medio oriente, Gaza di nuovo nel baratro: Israele, taglio dei fondi Usa e divisioni nella leadership. Onu: “Crisi umanitaria”

La situazione dei palestinesi che vivono nella Striscia di Gaza è ”catastrofica”. A dirlo è il coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente, Nickolay Mladenov, che ha riferito al Consiglio di sicurezza Onu su richiesta del Kuwait e della Bolivia in una riunione a porte chiuse.

Secondo quanto riferito dall’ambasciatore della Bolivia Sacha Llorentty Soliz, Mladenov ha detto che nell’enclave palestinese scarseggia l’acqua potabile, gli ospedali sono stati chiusi e ”i medici hanno smesso di operare”. Mladenov ha anche detto che a Gaza il tasso di disoccupazione è pari al 47 per cento e raggiunge il 60 per cento tra i giovani.

L’inviato Onu, sempre secondo quanto ha riferito Soliz, ha sottolineato che la situazione a Gaza è peggiorata dopo che gli Stati Uniti hanno deciso di sospendere l’erogazione di milioni di dollari all’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di rifugiati palestinesi. Dei 125 milioni di dollari previsti, il governo americano ne darà solo 60 milioni. Questo significa che circa 1,2 milioni di persone che vivono nella Striscia non potranno fare affidamento sulle regolari distribuzioni di farina, olio da cucina e altri alimenti di base. Mladenov ha concluso che la responsabilità della ”situazione critica a Gaza” dipende principalmente da Israele. C’è poi la questione delle divisioni nella leadership palestinese. Dopo una fase di dialogo e apertura tra Fatah e Hamas la situazione è di nuovo tornata critica in una spirale di ritorsioni e ricatti difficile da sbrogliare.

Roberto Valent, a capo del programma di assistenza ai palestinesi dell’ONU, ha spiegato ad Al Jazeera che alcuni ospedali hanno cominciato a chiudere perché non hanno il carburante per far andare i gruppi elettrogeni. Sono necessari almeno 7,7 milioni di litri di carburante per continuare ad alimentare le attrezzature ospedaliere e circa 6,5 milioni di dollari per fermare l’emergenza. L’acqua è praticamente ovunque non potabile e il rischio di un’epidemia di colera è molto alto.

Israele ha bloccato Gaza per più di un decennio, con severe restrizioni sul flusso di merci e di persone, sperando di contenere e indebolire Hamas. Per anni Hamas ha sfruttato i tunnel sotterranei fra la Striscia, il territorio israeliano e quello egiziano, con cui confina a est, per il contrabbando e per finanziarsi attraverso le tasse imposte sulle merci introdotte clandestinamente. Hamas ha sempre sostenuto che i tunnel clandestini fossero necessari per soddisfare i bisogni degli abitanti della Striscia, Israele ha sempre replicato che l’embargo servisse per ragioni di sicurezza. Negli ultimi anni è diventata più dura anche la posizione dell’Egitto, che ha chiuso per lunghi periodi il suo valico di Rafah, l’unico accesso alla Striscia non controllato da Israele.

Da mesi l’esercito di Israele costruisce un nuovo muro sottoterra lungo tutti i 60 chilometri di confine fra la Striscia e il territorio israeliano: una barriera profonda decine di metri proprio per impedire la costruzione di nuovi tunnel. In questa situazione sempre più critica, Hamas ha ben poche opzioni a disposizione.

http://www.controlacrisi.org/notizia/Politica/2018/2/16/50816-medio-oriente-gaza-di-nuovo-nel-baratro-israele-taglio-dei/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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