Francesco Cecchini
PACE ALLA GUERRA, E’ LA PAROLA D’ORDINE DELLA MANIFESTAZIONE, MA IN REALTà IN COLOMBIA C’E’ UNA GUERRA ALLA PACE.
La Colombia è un paese caraterizzato da miseria e diseguaglianza. Il 20% delle entrate è concentrato nell’1% della popolazione, mentre la metà di queste entrate è percepita solo del 10%. La politica di espulsione dei contadini e delle popolazioni indigene sotto minacce e assassini ha causato che l’1% delle famiglie benestanti e le multinazionali detengono l’81% del territorio. Fame, miseria,alti tassi di criminalità, difficile accesso all’istruzione e alla salute sono la vita quotidiania per la maggior parte della sua popolazione colombiana. La Colombia, riceve dagli Stati Uniti, suo principale alleato, ingenti aiuti finanziari che vanno non ai bisogni dei poveri, ma al settore militare. Sette basi militari si trovano in Apiay, Malambo, Cartagena, Palenguero, Tulemaida, Larandida e Bahía Málaga. La Colombia può diventare una base importante per un’agressione al Venezuela bolivariano. Inoltre c’è la violenza. A tutti i problemi, sociali ed economici, di cui sopra si aggiunge una violenza storica che nemmeno con la firma degli accordi dell’Avana è stato possibile risolvere. Dall’inizio del 2018 a metà febbraio in Colombia, sono stati uccisi 32 leader e difensori dei diritti umani, oltre a 10 ex combattenti delle FARC-EP (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia-Ejército del Pueblo). Il fatto che lo stato, governo colombiano non possa o non voglia garantire la vita di leader sociali o ex membri delle FARC-EP, è segno che i paramilitari sono ancora forti e operativi. Il nuovo partito nato dalle FARC-EP, FARC (Fuerza Alternativa Revolucionaria del Común) ora vuole cambiare la società con parole, idee e argomenti, ma devono far fronte a una situazione difficile. La negoziazione tra governo e FARC-EP ha cercato e ottenuto il silenzio dei fucili, ma non una risoluzione politica al conflitto sociale in Colombia. Ciò si traducenndo in inosservanza degli accordi con le FARC-EPe la minimizzazione e sostanziale inoperatività sottostima del tavolo negoziale con l’ELN, che vuole essere partecipativo ma non ha avuto finora l’ energia necessaria e l’ascolto voluto. Dal 9 gennaio, il cessate il fuoco bilaterale tra il governo e l’Esercito di Liberazione Nazionale,ELN, è terminato. L’ELN tra le altre azioni ha decretato uno sciopero armato in tutto il paese, scatenando scontri con l’esercito, l’emissione di nuovi mandati di arresto contro il comando centrale di quell’organizzazione e altre azioni bellicose tra lo Stato e l’ELN, lasciando il tavolo dei negoziati a Quito in uno stato agonizzante di fronte a un crescente confronto armato. Conclusione: grande è la confusione sotto il cielo politico e sociale colombiano, ma la situazione è tutt’altro che eccellente.