Ricordate dove vi trovavate quando avete sentito la notizia degli attacchi dell’11 Settembre? Vi ricordate la terribile sensazione di shock nelle vostre viscere che persone innocenti stessero soffrendo?

E cosa mi dite di quello che stavate facendo quando sono state sganciate le prime bombe all’inizio dell’invasione dell’Iraq? Questo ve lo ricordate? O forse questa memoria è andata persa?

Gli Stati Uniti e le forze della coalizione iniziarono la loro campagna di bombardamenti “shock and awe” [“colpisci e terrorizza”] il 20 marzo 2003. Meno di quindici anni fa. È successo ieri, e la gente se ne è già dimenticata.

Quindici anni. Ho attrezzatura d’arte inutilizzata che è più vecchia. Eppure quando i politici e le agenzie dicono che la Russia ha commesso un atto di guerra contro gli Stati Uniti e che Bashar-Assad deve essere rimosso dal potere in Siria, l’americano medio dice “Sì, mi sembra giusto, non servono altre prove”.

Tutto questo deve finire. Dobbiamo utilizzare questo anniversario storico per ricordare al mondo la depravazione dell’impero statunitense, e come sappiamo per certo che farà allegramente uso delle menzogne e della propaganda dei mass media per costruire sostegno ad atti di violenza militare che scateneranno orrori indicibili.

L’invasione dell’Iraq non può essere perdonata. Ha ucciso un milione di iracheni, ha permesso l’ascesa di formazioni terroriste assassine, e ha destabilizzato l’intera regione in un modo tale che continua a patirne le conseguenze ancora oggi. La distruzione e la miseria umana che ha causato sono incommensurabili. Se ognuno dei falchi della guerra a Washington fosse costretto a tenere gli occhi aperti e avere testimonianza diretta e a patire tutti gli orrori che la guerra ha inflitto, come in Arancia Meccanica, ne resterebbe sconvolto per sempre e sarebbe incapace di fare altro male.

L’invasione dell’Iraq non può essere perdonata. Ha deformato ciò che siamo come specie. Ci ha macchiato. A nessuno tra quelli che hanno contribuito ad infliggere questo abominio omicida sul nostro pianeta dovrebbe essere permesso di lavorare mai più in politica, nei governi o nei media, e i suoi principali promotori dovrebbero essere messi in prigione per crimini di guerra. Il fatto che i suoi architetti rimangano non solo in libertà, ma siano membri celebrati della società dimostra che siamo governati da un impero sociopatico.

L’invasione dell’Iraq non può essere perdonata, e non è stato fatto assolutamente nulla per impedire che accada di nuovo. Nessuno ne ha sofferto le conseguenze, nessun cambiamento è stato fatto, niente misure di trasparenza, né sistemi di contrappesi per assicurare che mai più sia permesso alla macchina da guerra degli Stati Uniti di colorare la terra di rosso col sangue degli innocenti in un omicidio di massa giustificato da menzogne.

Niente è stato fatto per impedire che succeda di nuovo, e in effetti sta succedendo di nuovo. La macchina da guerra statunitense continua a mentirci [tutti i link sono in inglese] su quello che succede in Siria, il vicino della porta accanto dell’Iraq. Ha continuato a veicolare denaro e armi per anni a favore di note fazioni terroriste in quel Paese. Ha stabilito una presenza militare permanente con l’obiettivo dichiarato di effettuare un cambio di regime. Mezzo milione di persone sono già morte a causa delle implacabili campagne di destabilizzazione in quel Paese. E, proprio come per l’Iraq, tutto questo è fatto sotto il pretesto dell’umanitarismo mentre in realtà era tutta una questione di risorse naturali. L’unica differenza è che questa volta è fatto in modo predominante tramite l’utilizzo di milizie violente e di droni, per evitare che le persone si ricordino dell’Iraq.

Nel frattempo, non abbiamo visto nessuna prova incontrovertibile che il governo russo abbia interferito nelle elezioni degli Stati Uniti in modo significativo, e ci sono ancora meno prove che sia penetrato ai livelli più alti del governo statunitense come presunto nella storia della “collusione”. Dopo ben più di un anno di strillare contro la Russia in modo sempre più forte, abbiamo lo stesso numero di prove con cui avevamo iniziato: zero. Eppure gli strilli si fanno sempre più forti e sempre più urgenti.

Tutto questo  a dispetto del fatto che questa amministrazione abbia già ucciso dei russi in Siriaabbia fortemente incrementato l’escalation nucleare con la Russia, abbia permesso la vendita di armi all’Ucraina (una mossa che Obama si era rifiutato di fare per timore di irritare Mosca), abbia costretto RT e Sputnik a registrarsi come agenti esteri, abbia espanso la NATO, abbia nominato il falco anti-russo Kurt Volker come rappresentante speciale per l’Ucraina, abbia chiuso un consolato russo a San Francisco ed espulso diplomatici russi, oltre alla già menzionata occupazione da parte degli USA della Siria al fine di rovesciarne il regime. Nonostante tutto questo, i politici mainstream da entrambi i lati delle camera invocano un’escalation ancora maggiore. Tutto questo senza lo straccio di una prova del genere di quelle che dovremmo pretendere in un mondo post-invasione dell’Iraq.

I dibattiti sulle narrazioni su Russia e Siria sono oggetto di discussione tra quelli che hanno imparato le lezioni dell’Iraq, e quelli che non le hanno imparate. Dobbiamo aiutare tutti quanti ad impararle.

Siamo sopravvissuti a malapena alla Guerra Fredda. Le similarità tra Iraq e Siria sono così evidenti che ci si deve sforzare per non vederle. Ci sono tutte le motivazioni per evidenziarle e fare rumore sul modo in cui questi mostri ci hanno ingannato per portarci in Iraq.

In inglese c’è una parola meravigliosa, “grok”, [traducibile con “comprendere”] la cui definizione è  “capire in profondità e intuitivamente”; afferrare qualcosa non solo con l’intelletto, ma profondamente nelle proprie viscere. In questo quindicesimo anniversario, la nostra missione dovrebbe essere quella di aiutare il mondo a comprendere in profondità cosa sia stata l’invasione dell’Iraq, cos’ha fatto all’umanità, quanta sofferenza abbia causato e quanto poco giustificabili ne fossero le ragioni. Una cosa è dire “oh sì, è successo e tante persone sono morte,” un’altra è afferrare gli orrori di quella guerra ad un livello profondamente viscerale ed intuitivo.  Se un numero sufficiente di noi collaborerà affinché ciò accada utilizzando i nuovi accessi ai nuovi mezzi di informazione, possiamo dare uno scossone alla fiducia che tutti ripongono nell’impero guerrafondaio e mentitore, nello stesso modo in cui avremmo dovuto scuoterla quindici anni fa.

Non permettete loro di nascondere a tutti gli orrori dell’invasione dell’Iraq, e cos’abbia condotto ad essi. Fate che il mondo veda. Fate che il mondo ricordi. Fate che comprenda. Se ci riusciamo, potremmo dare un colpo a questa cosa, incrinarla e rivoltarla.

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Articolo di Caitlin Johnstone pubblicato il 22/02/2018 su Caitlinjohnstone.com
Traduzione in italiano a cura di Mario B. per Sakeritalia.it

[Le note in questo formato sono del traduttore]

http://sakeritalia.it/america-del-nord/nel-quindicesimo-anniversario-della-guerra-contro-liraq-facciamo-si-che-il-mondo-ricordi-la-lezione/