Francia. Mélenchon: “Un brutto giorno, conto sul sangue freddo russo”. Ma Hollande e Hamon: “Lasciare Assad impunito era impossibile”. Ostilità feroce all’estrema destra. I Républicains sono divisi. Le Drian: azione “legittima, proporzionale, mirata”. Confermato il viaggio di Macron in Russia di fine maggio. 5 fregate e 9 caccia francesi nell’operazione.

di Anna Maria Merlo – Il Manifesto

Il parlamento francese discuterà lunedì, ma senza voto, dell’attacco contro le armi chimiche in Siria, in ottemperanza dell’articolo 35, che prevede che i deputati siano informati entro tre giorni dalle ostilità. Non c’è unanimità in Francia sulla decisione di Emmanuel Macron. Dall’estrema destra alla sinistra della sinistra, piovono critiche. I Républicains sono divisi, mentre il Ps approva. Il viaggio di Emmanuel Macron in Russia a San Pietroburgo, previsto per fine maggio, è stato confermato ieri. Le relazioni con Mosca restano in piedi, la Francia ha avvertito ieri la Russia dell’imminenza dell’attacco e dei suoi obiettivi, che hanno evitato ogni contatto con i russi (che del resto non hanno utilizzato il loro sistema di difesa anti-aerea S-400).

Jean-Luc Mélenchon, che ha guidato ieri a Marsiglia una marcia “Stop Macron”, denuncia un “allineamento sugli Usa” e suggerisce che è “tempo di retro-pedalare e tornare alla calma, per la sola cosa che conti: una conferenza internazionale a cui partecipino tutti, in particolare i curdi e organizzare delle elezioni in Siria”. Teme l’escalation e denuncia un attacco fatto “senza accordo dell’Onu dopo le messe in guardia del segretario generale e senza accordo con altri paesi”. Per il leader della France Insoumise, è “un brutto giorno”. Mélenchon afferma: “preferisco credere a una gesticolazione, pensata con i russi”, teme il “rischio di una guerra generalizzata, che inizia sempre con un incidente anodino” e spera “nel sangue freddo dei russi”. La divisione a sinistra è palese. Benoît Hamon, leader di Génération-s, afferma che “lasciare Assad impunito dopo l’uso di armi chimiche contro i civili era impossibile”. Hamon sottolinea che “ci vuole un mandato dell’Onu”, ma aggiunge rivolgendosi indirettamente a Mélenchon: “che coloro che si offuscano per i bombardamenti su una fabbrica escano anche dal silenzio quando Putin e Assad annientano i civili della Ghouta e di Aleppo”. Olivier Faure, nuovo segretario del Ps, sostiene che “gli attacchi chimici ripetuti del regime di Damasco contro la popolazione esigevano reazioni”.  L’ex presidente François Hollande, che nel 2013 era stato abbandonato da Obama e dal voto del parlamento britannico per l’attacco previsto in Siria in seguito a un altro episodio di utilizzazione di armi chimiche, “l’operazione è doppiamente giustificata”, per l’uso di armi chimiche da parte del regime di Assad e per il fatto che nel 2013 ha mentito, dopo aver promesso la distruzione totale di questo tipo di armi (aderendo al trattato internazionale di proibizione).

L’estrema destra accusa: “la Francia ha perso un’occasione di apparire sulla scena internazionale come potenza indipendente”, dice Marine Le Pen. Per il suo ex consigliere, Florian Philippot, l’attacco è “irresponsabile”, “riduce il nostro paese a ruolo di supporto degli americani”. La destra dei Républicains è divisa. La portavoce del leader Laurent Wauquiez non sostiene l’operazione. Per il senatore Bruno Retailleau, “addizionare guerra a guerra non fa avanzare la pace”. Il deputato Eric Ciotti si interroga: “Macron e Trump mostrano i muscoli, ma una sola domanda conta: questi attacchi rafforzano o indeboliscono il terrorismo?”. Invece, l’ex ministro della Difesa Gérard Longuet approva, come il presidente della regione Hauts-de-France, Xavier Bertrand.

Il ministro degli Esteri, Jean-Yves Le Drian, parla di operazione “legittima, proporzionale, mirata”. Per la ministra della Difesa, Florence Parly, “l’obiettivo è stato raggiunto”. L’Eliseo in un comunicato afferma che “i fatti e la responsabilità del regime siriano non lasciano nessun dubbio” e che “la linea rossa stabilita dalla Francia nel maggio 2017 è stata oltrepassata”. Il Quai d’Orsay ha pubblicato dei documenti che stando a “informazioni affidabili” confermano che la Francia in un anno ha “recensito 44 utilizzazioni di armi chimiche” in Siria. La Francia, ha precisato Le Drian, è pronta “da subito” a “lavorare per un piano di uscita dalla crisi”, per una “soluzione politica”, senpre che Assad non ricorra più alle armi chimiche. Nell’attacco, la Francia ha partecipato con 5 fregate multi-missione, nel Mediterraneo orientale, e 9 caccia Mirage e Rafale partiti da basi sul territorio francese. Per la prima volta, sono stati usati missili da crociera navali, 3 sui 12 tirati dalla Francia, equivalenti all’incirca al 10% dell’impegno bellico della notte. La Ue si è detta “a fianco degli alleati, dal lato della giustizia”.

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