2Di Robert Mackey

 

Diecine di migliaia di ungheresi sono scesi nelle strade sabato, per protestare contro quella che hanno definito elezione profondamente antidemocratica della settimana scorsa che ha assegnato due terzi dei seggi in Parlamento al partito di governo Fidesz che ha ottenuto il 47% del voto  popolare nazionale.

Oltre alle proteste circa un sistema elettorale manipolato a favore dei partiti  e che ha lasciato più di metà degli elettori senza un’effettiva rappresentanza, i dimostranti hanno espresso la loro preoccupazione per il dominio quasi totale del governo sui media pubblici e privati e per le minacce di Viktor Orban di inasprire i controlli sui giornalisti e sui gruppi per i diritti umani che operano in maniera indipendente rispetto allo stato.

I dimostranti hanno espresso preoccupazione anche per la campagna nativista, “gridata” di Orban che si è concentrata quasi interamente sull’allarmismo razzista circa la presunta minaccia posta alla civiltà europea dal piccolo numero di rifugiati musulmani ammessi nel paese, e ha etichettato come nemici dello stato coloro gli ungheresi che osano offrire loro appoggio legale, materiale o psicologico.

Uno degli organizzatori della protesta ha detto al giornalista Peter Murphy dell’AFP

(Agence France Press – famosa e autorevole agenzia di stampa francese, n.d.t.), che gli elettori più giovani che stanno prendendo in considerazione l’ipotesi di emigrare in altri paesi dell’Unione Europea, si sono opposti al dichiarato obiettivo di Orban di trasformare l’Ungheria in “uno stato illiberale basato si fondamenti nazionali,” più simile alla Russia o alla Turchia.”

La propaganda totale di guerra alla migrazione alla vigilia delle elezioni ha distribuito video falsi per rafforzare le affermazioni che gli immigrati musulmani avevano reso violente e  “sporche” delle parti più tolleranti dell’Europa occidentale, e avevano promosso una teoria della cospirazione che considera i leader e gli attivisti per i diritti umani come agenti segreti in un complotto ordito da George Soros*, il miliardario filantropo nato in Ungheria, per inondare di immigrati il paese.

Il primo ministro aveva promesso che sarebbe stata la sua principale priorità fare approvare la legge che definiva le misure “Fermate Soros”, mirate a controllare le ONG, imponendo una tassa del 25% sulle donazioni straniere e costringendole a sottoporsi a controlli obbligatori da parte della sicurezza nazionale.

Le paure che la campagna di persecuzione e di intimidazione contro le organizzazioni non-governative si sarebbero soltanto intensificate dopo le elezioni, sono apparse più credibili giovedì quando una rivista settimanale filo-governativa, Figyelo, ha pubblicato i nomi di centinaia di attivisti della società civile, di volontari, di studiosi e di giornalisti indipendenti – tutti identificati come nemici dello stato, in base al sostegno che avevano ricevuto dalle Fondazioni per una Società Aperta (OSF – Open Society Foundations) di Soros.

La lista citava i membri dello staff di organizzazioni, compresi:  Comitato Helsinki di Ungheria che è un comitato di controllo per i problemi legali, Menedék, l’Associazione Ungherese  per l’aiuto ai migranti,  l’Unione Ungherese per le libertà civili, Amnesty d’Ungheria, Direkt36 che è un centro di giornalismo investigativo e l’Università Centro-Europea, compresi due membri di facoltà, Yehuda Elkana e il filosofo Ernest Gellner  che sono morti da più di 10 anni.

Molti di coloro i cui nomi apparivano sulla lista nera hanno detto che si sarebbero rifiutati di venire intimiditi.

David Vig, direttore di programma nel Comitato Helsinki d’Ungheria ** che fornisce aiuto legale ai richiedenti asilo, come parte del suo lavoro, ha detto a Intercept in una mail che la lista nera “è stato un modo estremo e primitivo di creare nemici immaginari; questo odio verso le voci critiche mira a far cessare il dissenso e a congelare l’impegno civico indipendente.”

“Personalmente, penso che questo non mi impedirà di fare il mio lavoro per proteggere i diritti umani e lo stato di diritto in Ungheria,” ha aggiunto Vig, “ma mi preoccupo che possa minacciare i potenziali clienti dell’HHC (vittime di abusi da parte dello stato) che cercano protezione legale per mezzo del nostro aiuto.”

La collega di Vig, Anna Simai, portavoce del comitato, ha detto, in una dichiarazione: “il solo obiettivo dell’articolo e della lista è di creare allarme.”

“Tutte le nostre attività, le nostre finanze e operazioni sono trasparenti, legali e legittime,” ha aggiunto. “Invitiamo Figyelo e i suoi proprietari di chiedere scusa alle persone i cui nomi sono stati usati in modo sbagliato. Si deve smettere di fare liste nere prima che sia troppo tardi.”

Venerdì i redattori di Figyelo si sono scusati, ma soltanto aggiungere due uomini morti sulla loro lista nera. Hanno anche incoraggiato chiunque voleva essere aggiunto alla lista di sottomettere i loro nomi per email: online@figyelo.hu.

Il Direttore di Amnesty Ungheria, Júlia Iván, il cui gruppo per i diritti umani, di fatto non riceve alcun finanziamento da Soros, ha denunciato la lista come “una chiara campagna di calunnie per screditare le ONG e intimidirle.”

La pubblicazione di tale lista, nel contesto della recente campagna elettorale, è spregevole,” ha detto Michael Ignatieff, presidente e rettore dell’Università Centrale di Budapest, in una dichiarazione. “E’ un tentativo palese di intimidazione che è pericoloso per la libertà accademica e perciò per tutta la vita accademica ungherese.”

András Kováts, il direttore di Menedék, ha spiegato in un’intervista a Budapest, prima che la lista venisse pubblicata, che la sua organizzazione aveva collaborato con il governo per fornire servizi sociali e di istruzione agli immigrati legali, aiutandoli per facilitare la loro integrazione nella società ungherese, senza controversie, per quasi 20 anni – fino al 2015, quando la parola ‘immigrato’ si è trasformata in una “parolaccia”.

Anche se la sua organizzazione ha ricevuto meno del 5% del suo bilancio operativo dalla fondazione Soros negli scorsi due anni, – e fa più affidamento sul finanziamento dell’Unione Europea e delle Nazioni Unite – l’isterismo del governo contro i migranti

ha detto Kováts, aveva scatenato una “fuoriuscita” di odio verso gli assistenti sociali, i terapisti e gli insegnanti che lavorano con gli immigrati legali.

Kováts, tuttavia, era meno preoccupato di alcuni altri che il governo di Orban realmente intende eliminare le organizzazioni non-governative. “Se volete rovinare le ONG, potete fare così,” ha detto Kováts, facendo schioccare le dita, “in un attimo.” Ma, ha detto, il governo potrebbe essere consapevole di quanto davvero sono stati utili gli attivisti per i diritti umani e i volontari come i cattivi in una pantomima.

“Queste persone sono agenti del nemico numero uno,” ha detto Kováts, riferendosi al ruolo dei volontari nella paranoica visione del mondo che il governo usa per spaventare gli elettori. “E, immagina, non si può sconfiggere il nemico numero uno. Una volta sconfitto, che cosa ci aspetta? Intendo dire che il sole sorge il giorno successivo e si deve dire qualcosa.”

András Petho, uno dei fondatori del sito di informazioni Direkt36, per lo più sostenuto dai lettori, che ha riferito circa gli affari della famiglia Orban e dei suoi alleati, ha detto all’Associated Press che, sebbene il suo sito abbia ricevuto finanziamenti dall’azienda di Soros, opera in completa indipendenza. “Non abbiamo avuto mai alcuna richiesta o aspettative espresse circa i nostri servizi giornalistici o circa le nostre notizie, da parte della fondazione di Soros,” ha detto Petho e ha aggiunto che i donatori di Direkt36 sono elencati  sul sito web.

Il sito di informazioni ha anche usato l’attacco come modo di chiedere ai lettori altre donazioni.

L’Ambasciata degli Stati Uniti a Budapest, e anche una serie di diplomatici europei hanno denunciato la lista nera e hanno fatto sentire la loro voce in appoggio agli attivisti della società civile.

Le teorie di cospirazione su Soros che ricorrono a cliché antisemiti sui banchieri ebrei che comandano il mondo per gettare una luce sinistra sulla sua promozione della democrazia sono comuni nella sinistra alternativa americana e sono state usate in precedenza per giustificare i giri di vite nei riguardi dei gruppi per i diritti umani in Russia e perfino in Israele.

Chiaramente incapace di trovare prove reali di tale cospirazione, qualcuno che appoggia il governo di Orban ha cominciato a costruire prove alla vigilia delle elezioni. Come ha riferito la webzine The Intercept, almeno 10 attivisti ungheresi per i diritti umani o persone associate con Soros sembra siano state l’obiettivo di una ditta privata di intelligence che ha usato falsi nomi e società per organizzare incontri e che ha poi fornito registrazioni segrete massicciamente modificate a due giornali favorevoli a Orban, uno a Budapest e l’altro a Gerusalemme.

La lista nera di Figyelo sostiene di identificare soltanto una piccola porzione dei “mercenari” che operano contro l’Ungheria in nome del miliardario. L’introduzione alla lista dice che è stata indotta da una registrazione segreta di Tracie Ahern, una ex

funzionaria del Soros Fund Management, dove era stata sentita congetturare che il filantropo ha circa 2000 persone che lavorano per il suo settore della beneficenza.

La Ahern stava, chiaramente riferendosi alla consistenza del personale mondiale dell’OSF (di fatto è di 1700 persone), ma Orban ha sfruttato  un rapporto distorto di quella osservazione su un giornale controllato dal governo, citandola come prova che Soros aveva  impegnato  duemila lavoratori stipendiati…un intero esercito mercenario che opera per destituire il governo e me, personalmente, allo scopo di cambiare il futuro dell’Ungheria.”

Le OPF hanno rifiutato quella affermazione dichiarandola del tutto immaginaria quando è stata fatta. Questa settimana hanno anche denunciato la pubblicazione della lista nera.

“Fare liste pubbliche di individui ed etichettarli come ‘nemici del popolo’ richiama alla memoria i tempi più oscuri della storia ungherese; fare questo ad accademici importanti e a difensori dei diritti umani segna  un livello basso  nello sforzo continuo di mettere a tacere un dibattito aperto in Ungheria,” ha detto in una dichiarazione Laura Silber, portavoce delle fondazioni Soros a New York.

“Dopo che questa vergognosa lista è stata pubblicata sulla rivista settimanale ungherese, Figyelo, le OSF hanno rimosso dal nostro sito web i nomi e i dettagli sui contatti dei nostri dipendenti di Budapest, riflettendo così delle preoccupazioni sulla

sicurezza del nostro personale,” ha aggiunto. “Continueremo a sostenere l’opera delle ONG ungheresi; rendiamo onore al loro coraggio e impegno per i valori di tolleranza e libertà in questo momento difficilissimo.”

Nella foto: Ungheria: decine di migliaia di persone in piazza contro Orban

*https://it.wikipedia.org/wiki/George_Soros

**https://it.wikipedia.org/wiki/Comitato_Helsinki_per_i_diritti_umani

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/hungarians-take-to-the-streets-to-protest-election/

Originale: The Intercept

Traduzione di Maria Chiara Starace

Traduzione © 2018 ZNET Italy – Licenza Creative Commons  CC BY NC-SA 3.0

 

 

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy