di Paola Di Lullo

Dopo l’onda emotiva dello scorso venerdì, quinto venerdì di sangue, a Gaza, è bene soffermarsi su qualche concetto fondamentale, nonché fornire qualche dato numerico. Non una mera statistica, ma dati oggettivi da tenere in considerazione quando ci si appresta a valutare la condotta israeliana e quella palestinese.
Intanto, corre l’obbligo di sfatare il mito di “battaglie” e “scontri” tra esercito israeliano e palestinesi al confine con Gaza. Battaglie e scontri presuppongono due eserciti che si fronteggiano. Nel caso Israele-Gaza abbiamo, da un lato, il terzo esercito meglio armato al mondo, che usa armi non convenzionali, dall’altro, gruppi di persone che manifestano pacificamente, armati solo della loro volontà di resistere e di veder riconosciuti i loro diritti. E però, ci tocca continuare a leggere o ad ascoltare baggianate scritte e dette in totale malefede, motivate sempre dalla falsa quanto ossessiva litania israeliana della propria sicurezza minacciata dai palestinesi. Come? Con qualche copertone incendiario, usato per lo più per innalzare una cortina fumogena, densa al punto da confondere i cecchini? Con qualche fionda? Con qualche molotov? Andiamo, siamo seri. Se i cecchini israeliani si sentissero minacciati, potrebbero sparare alle gambe, cosa che è avvenuta di sovente, ma con i su citati proiettili, causando un numero impressionante di amputazioni, soprattutto degli arti inferiori. Ma sparare al torace? Alla testa? Alle spalle? Lanciare lacrimogeni in pieno volto? Questo significa difendersi o avere intenzione di uccidere? E, se anche tra coloro che mi vorranno leggere, ci fosse qualcuno che ritenesse fionde, copertoni e molotov armi al pari di quelle israeliane, ricordo che ben due Risoluzioni ONU, la 3246 e la 3070, riconoscono il diritto di ogni popolo sotto occupazione alla resistenza, inclusa quella armata, come diritto inalienabile.
Di seguito, qualche video più esplicativo di mille parole, in cui si potrà vedere anche che i giovani di Gaza hanno divelto parte della recinzione che li separa dalla 
loro terra, in pieno rispetto, loro, della Risoluzione ONU 194, approvata l’11 dicembre 1948, che, all’art. 11, sancisce il diritto al ritorno dei profughi palestinesi nelle terre da cui furono cacciati.
https://www.facebook.com/saved/?cref=28
https://www.facebook.com/elfalasteen/videos/827762584081515/
https://www.facebook.com/GNNA.NOW/videos/2076013699392791/

🇵🇸#Palestine || #Video || Watch how Palestinian youths removed parts of the barbed forces at the eastern borders of Gaza during the March of Return today ..لحظة سحب السلك الشائك ضمن فعاليات جمعة الشباب الثائر شرق خانيونس اليوم

Pubblicato da Eye On Palestine su Venerdì 27 aprile 2018

Intanto, tocca aggiornare il numero dei martiri di venerdì scorso. Quattro, non più tre, persone, quasi tutte giovani, tra cui un ragazzino di 15 anni, deceduto sabato, dopo essere stato colpito alla testa. Alla testa. RIpeto, colpire alla testa, un ragazzino, un uomo, una donna, un anziano, non significa difendersi, ma sparare per uccidere. Come sparare un lacrimogeno in pieno volto. In questo caso, il ragazzino è stato “fortunato”, ha perso “solo” un occhio ed ha il volto deturpato, ma è ancora vivo.
https://www.facebook.com/elfalasteen/photos/a.330011360523309.1073741828.330006143857164/827675367423570/?type=3&theater https://www.facebook.com/elfalasteen/photos/pcb.827626377428469/827626364095137/?type=3&theater
https://www.facebook.com/QudsNen/photos/pcb.1656331557820753/1656331491154093/?type=3
I nomi dei quattro martiri :
Abdul Salam Baker, 29 anni, 
Mohammed Amin al-Maqid, 21 anni,
Khalil Naim Mustafa Atallah, 22 anni e

Azzam Hilal Oweida, 15 anni, il ragazzino colpito alla testa a Khan Younis, sud della Striscia e deceduto sabato mattina.

883 i feriti, molti dei quali a rischio amputazione, perché Israele adopera i proiettili dum dum o ad espansione, cosiddetti proprio perché, un volta penetrati nel corpo, si espandono in maniera tale da provocare la morte per dissanguamento. A meno che, i feriti non vengano trattati subito ed in centri specializzati, certamente non a Gaza. Ma Israele ostacola il lavoro di medici e paramedici della Mezzaluna Rossa Palestinese e impedisce l’uscita dei pazienti da Gaza. Raramente, la concede, ma dopo tre o quattro giorni, quando ormai la situazione clinica dei pazienti è irreversibile.

I proiettili dum dum furono resi fuorilegge dalla convenzione dell’AiaEssendo pallottole ad elevata distruttività, il loro uso in ambito militare è stato proibito dalla Convenzione di Ginevra del 1929. Per questa ragione non sono usate dai militari, in quanto le ferite da esse provocate sono molto difficili da curare sul campo di battaglia e, quando non portano alla morte immediata, questa sopravviene per dissanguamento in un periodo più o meno lungo. Questi proiettili sono invece usati nella caccia e per le armi d’ordinanza di alcune forze di polizia.

L’Organizzazione per i diritti umani dell’Onu ha definito eccessivo l’uso della forza da parte di Israele, e – udite udite! – anche Amnesty International, da sempre fin troppo tenera con Israele, ha chiesto ai governi di tutto il mondo di imporre un embargo globale sulle armi a Israele in seguito alla sproporzionata risposta del paese alle manifestazioni di massa lungo la recinzione che lo separano dalla Striscia di Gaza.

“Per quattro settimane il mondo ha guardato con orrore i cecchini israeliani e altri soldati, in piena protezione e dietro la recinzione, hanno attaccato i manifestanti palestinesi con munizioni vere e gas lacrimogeni. Nonostante un’ampia condanna internazionale, l’esercito israeliano non ha annullato i suoi ordini illegali di sparare a manifestanti disarmati “, ha dichiarato Magdalena Mughrabi, vice direttore regionale per il Medio Oriente e il Nord Africa presso Amnesty International.
“Il tempo per le dichiarazioni simboliche di condanna è finito. La comunità internazionale deve agire concretamente e fermare la fornitura di armi e equipaggiamento militare a Israele. Un fallimento in tal senso continuerà ad alimentare gravi violazioni dei diritti umani contro migliaia di uomini, donne e bambini che subiscono le conseguenze della vita sotto il crudele blocco israeliano di Gaza. Queste persone stanno semplicemente protestando contro le loro insopportabili condizioni e chiedendo il diritto di tornare alle loro case e città in quello che ora è Israele”.
Nella maggior parte dei casi fatali analizzati da Amnesty International le vittime sono state colpite nella parte superiore del corpo, compresa la testa e il torace, alcune mentre erano di spalle. Racconti di testimoni oculari, prove video e fotografiche suggeriscono che molti palestinesi sono stati deliberatamente uccisi o feriti mentre non ponevano alcuna minaccia immediata ai soldati israeliani.
Il rapporto si sofferma poi ad esaminare il tipo di ferite descritte dai medici dell’European e dellp Shifa Hospital di Gaza, nonché quelle dei medici di Medici Senza Frontiere e conclude che “La natura di queste lesioni mostra che i soldati israeliani stanno usando armi militari ad alta velocità progettate per causare il massimo danno ai manifestanti palestinesi che non rappresentano una minaccia imminente per loro. Questi tentativi apparentemente intenzionali di uccidere e principali sono profondamente inquietanti, per non dire del tutto illegali. Alcuni di questi casi sembrano essere unomicidio volontario, una grave violazione delle Convenzioni di Ginevra e un crimine di guerra “, ha detto Magdalena Mughrabi.
“A meno che Israele non assicuri indagini efficaci e indipendenti che portano a procedimenti penali contro i responsabili, la Corte penale internazionale deve aprire un’indagine formale su tali uccisioni e feriti gravi come possibili crimini di guerra e assicurare che i responsabili siano consegnati alla giustizia”.
https://www.amnesty.org/en/latest/news/2018/04/israel-arms-embargo-needed-as-military-unlawfully-kills-and-maims-gaza-protesters/

 

A questo punto, mi corre l’obbligo di riproporre qualche articolo della IV Convenzione di Ginevra :

Art. 3 
1- Le persone che non partecipano direttamente alle ostilità, compresi i membri di forze armate che abbiano deposto le armi e le persone messe fuori combattimento da malattia, ferita, detenzione o qualsiasi altra causa, saranno trattate, in ogni circostanza, con umanità, senza alcuna distinzione di carattere sfavorevole che si riferisca alla razza, al colore, alla religione o alla credenza, al sesso, alla nascita o al censo, o fondata su qualsiasi altro criterio analogo. A questo scopo, sono e rimangono vietate, in ogni tempo e luogo, nei confronti delle persone sopra indicate:
a. le violenze contro la vita e l’integrità corporale, specialmente l’assassinio in tutte le sue forme, le mutilazioni, i trattamenti crudeli, le torture e i supplizi;
b. la cattura di ostaggi;
c. gli oltraggi alla dignità personale, specialmente i trattamenti umilianti e degradanti;
d. le condanne pronunciate e le esecuzioni compiute senza previo giudizio di un tribunale regolarmente costituito, che offra le garanzie giudiziarie riconosciute indispensabili dai popoli civili.
2- I feriti e i malati saranno raccolti e curati.

Un ente umanitario imparziale, come il Comitato internazionale della Croce Rossa, potrà offrire i suoi servigi alle Parti belligeranti.

Art. 16

I feriti e i malati, come pure gli infermi e le donne incinte fruiranno di una protezione e di un rispetto particolari.

Per quanto le esigenze militari lo consentano, ognuna delle Parti belligeranti favorirà i provvedimenti presi per ricercare i morti o i feriti, per soccorrere i naufraghi e altre persone esposte ad un grave pericolo e proteggerle contro il saccheggio e i cattivi trattamenti.

Art. 18

Gli ospedali civili organizzati per prestare cure ai feriti, ai malati, agli infermi e alle puerpere non potranno, in nessuna circostanza, essere fatti segno ad attacchi; essi saranno, in qualsiasi tempo, rispettati e protetti dalle Parti belligeranti.

Art. 47

Le persone protette che si trovano in un territorio occupato non saranno private, in nessun caso e in nessun modo, del beneficio della presente Convenzione, nè in virtù di un cambiamento qualsiasi apportato in seguito all’occupazione delle istituzioni o al governo del territorio di cui si tratta, né in virtù di un accordo conchiuso tra le autorità del territorio occupato e la Potenza occupante, né, infine, in seguito all’annessione, da parte di quest’ultima, di tutto il territorio occupato o parte di esso.

Art. 55

La Potenza occupante ha il dovere di assicurare, nella piena misura dei suoi mezzi, il vettovagliamento della popolazione con viveri e medicinali; in particolare, essa dovrà importare viveri, medicinali e altri articoli indispensabili, qualora le risorse del territorio occupato fossero insufficienti.

La Potenza occupante non potrà requisire viveri, articoli indispensabili o medicinali che si trovano nel territorio occupato, se non per le forze e l’amministrazione d’occupazione; essa dovrà tener conto dei bisogni della popolazione civile. Con riserva delle disposizioni di altre convenzioni internazionali, la Potenza occupante dovrà prendere le disposizioni necessarie affinché ogni requisizione sia risarcita secondo il suo giusto valore.

Le Potenze protettrici potranno, in ogni tempo, controllare senza ostacolo lo stato d’approvvigionamento dei territori occupati con viveri e medicamenti, con riserva delle restrizioni temporanee che fossero imposte da impellenti necessità militari.

Poteri continuare, mi fermo. Credo sia ben chiara la distinzione tra il diritto internazionale ed il comportamento israeliano.

Come scrivevo prima, difatti, Israele non solo ostacola i soccorsi, ma colpisce medici e paramedici nonché ambulanze della Mezzaluna Rossa Palestinese. In totale, nell’ultimo mese, sono stati 44 i medici e paramedici feriti e 19 le ambulanze attaccate. Venerdì scorso un ospedale da campo ad est di al-Bureij è stato preso di mira con i lacrimogeni, colpendo gravemente cinque paramedici.
https://www.instagram.com/p/BiE3J9ODcvN/

Eppure, il lavoro di questi uomini è encomiabile. Ancora una volta, lascio che guardiate con i vostri occhi

paramedic saving the life of a wounded

WATCH | A ardent Palestinian paramedic spares no effort to save the life of a protester who was shot and critically injured by #IOF on the eastern border of the Gaza Strip.Friday 27 April 2018

Pubblicato da Quds News Network su Sabato 28 aprile 2018

 

Dai medici e paramedici, alla stampa. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu nella risoluzione n. 2222, approvata il 27 maggio 2015 (N1515380), riprendendo quanto affermato a tutela dei giornalisti nella risoluzione n. 1738 del 23 dicembre 2006, afferma che ” Gli Stati devono rispettare il diritto internazionale umanitario e assicurare la protezione dei giornalisti e del personale associato durante i conflitti armati, garantendo che i colpevoli di crimini contro i reporter siano puniti.”  La risoluzione ha inoltre affermato che il lavoro dei mezzi di informazione liberi, indipendenti e imparziali costituisce uno dei fondamenti essenziali di una società democratica e contribuisce alla protezione dei civili nelle zone di conflitto. https://news.un.org/en/story/2015/05/499932-adopting-resolution-security-council-condemns-violence-against-journalists#.VWbUBVztmko

Eppure, sono già due, solo durante questi cinque venerdì, i giornalisti palestinesi assassinati, Yasser Murtaya e Mohammed Abu Hussein. Sette i feriti, solo lo scorso venerdì, che si vanno ad aggiungere ai 66 feriti dall’inizio della Great Return March.

Breve riassunto di quanto avvenuto lo scorso venerdì :https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-885_feriti_e_3_martiri_oggi_lennesima_strage_censurata_del_regime_disraele_contro_il_popolo_palestinese/13944_23830/.

Come è facile constatare, il diritto internazionale è carta straccia per Israele. Loro sono eletti e non devono rispettarlo. E, grazie ad un Occidente più che compiacente, a stretti accordi con le petromonarchie, non soltanto violano, calpestano, umiliano i palestinesi e la legalità, ma non sono sanzionati per i loro crimini. Tutt’altro. Si fa a gara per proteggerli. Mentre USA, UK e Francia bombardano la Siria senza prove di un presunto attacco chimico, mentre si sanziona il Venezuela di Maduro e si espellono gli ambasciatori russi, tutto senza motivo dimostrato, Israele continua la sua “pulizia etnica”.

 

Concludo con qualche numero :

44 palestinesi assassinati, compresi bambini e due giornalisti.

5511 feriticui si vanno a sommare gli 885 dello scorso venerdì. Di costoro3368 sono stati portati di corsa negli ospedali locali nella Striscia di Gaza, e 2143 hanno ricevuto cure mediche negli ospedali da campo, appositamente allestiti.

Tra i feriti almeno 592 bambini e 192 donne.

Ai 21 palestinesi cui è stato amputato un arto, 17 hanno subito amputazioni agli arti inferiori, uno ha perso una mano, tre almeno un dito.

I feriti gravi sono 143, 1710 hanno riportato ferite moderate e 1515 sono stati lievemente feriti.

Le ferite sono state inflitte come segue :

1738 – Fuoco vivo.

394 – proiettili di acciaio rivestiti in gomma.

611 – Effetti di inalazione di gas lacrimogeno.

625 – Alto, come tagli e lividi.

I cecchini hanno colpito :

227 palestinesi alla testa e al collo.

440 agli arti superiori.

115 al petto e alla schiena.

142 al bacino e all’addome.

1704 agli arti inferiori.

704 in varie parti del corpo.

Domanda retorica finale : indovinate quanti israeliani sono stati feriti o uccisi negli “scontri”?

 

FONTI : Middle East Monitor
Eye on Palestine
Imemc

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-gaza_le_violazioni_israeliane_non_piegano_i_palestinesi_la_great_return_march_continuer_fino_al_15_maggio/13944_23844/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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