Francesco Cecchini

La guerra di Corea iniziata nel 1950 e terminata nel 1953 ha radici subito dopo la seconda guerra mondiale. Tra ottobre e novembre 1946, ci furono considerevoli rivolte nel sud contro i vecchi collaborazionisti dei giapponesi, contro i latifondisti ed il regime. Le rivolte furono sedate con una grande repressione, a cui parteciparono le basi militari USA. Nell’aprile 1948 ci fu una rivolta su vasta scala nell’isola di Cheju, anch’essa repressa. Nell’ottobre 1948, ammutinamenti e ribellioni portarono ad una situazione di guerriglia in gran parte della Corea del sud; in alcuni posti si protrasse fino a scoppiare in una vera e propria guerra. Nel secondo dopoguerra, cacciate le armate giapponesi, una linea retta aveva diviso la Corea in due zone dinfluenza lungo il 38° parallelo: a nord quella comunista, sotto Kim il Sung e quella filoccidentale del presidente Syngman Rhee. Le tensioni tra i due Paesi degenerarono il 25 giugno 1950, quando lesercito del Nord varcò il confine sbaragliando le deboli forze sud coreane. Lultima sacca di resistenza, a difesa del porto di Pusan, venne rinforzata dallONU, su ricorso della Corea del Sud, con contingenti di una ventina di Stati, guidati dagli USA. Uno sbarco riuscito alle spalle, ad Inchön, favorì la controffensiva alleata e costrinse i nord coreani a ritirarsi. Ma il comandante in capo, il generale MacArthur, fece lerrore di superare il 38° parallelo e invadere il Nord, seppure con lassenso delle Nazioni Unite arrivando quasi al confine con la Cina. Questo spinse Mao a scatenare unoffensiva invernale di più di centomila uomini, ributtando le truppe ONU verso il Sud e lasciando immaginare un intervento ancora più massiccio. Si arrivò intanto a uno stallo militare a metà penisola e vennero avviati lenti negoziati, proseguiti per due anni, che condussero allarmistizio del 27 luglio 1953, con il confine ristabilito al 38° parallelo e il sollievo della popolazione civile stremata da perdite e distruzioni.

Grande fu la devastazione aerea provocata dai bombardamenti degli Stati Uniti, questa fu superata solo da quanto accadde in Vietnam. Le 635.000 tonnellate furono sganciate sulla Corea Alla fine della guerra tra due e tre milioni di Coreani erano stati uccisi, dispersi o feriti; dal 12 al 15 per cento circa della popolazione del Nord era stato ucciso. La Guerra di Corea fu un banco di prova per armi come le bombe a grappolo o il gas nervino. L’ esercito USA praticò la guerra biologica. Il napalm fu impiegato in incursioni sui centri abitati, radendo al suolo le città, e trasformando la pelle di civili innocenti in una membrana nera, coperta di pus. In una sola incursione su Pyongyang, il 29 agosto 1952, furono rovesciati sulla città diecimila litri di napalm. Alla fine delle ostilità, gli USA avevano coperto il paese con 32.000 tonnellate di napalm. Testimonianze oculari descrivono la desolazione creata dai bombardamenti. Nella primavera 1951, il gen. Emmett Rosie ODonnel, capo del comando bombardieri, riferì ai senatori che “la quasi totalità della penisola Coreana è un terribile disastro. Tutto è distrutto. Non è rimasto in piedi niente degno del nome”. Il giornalista ungherese Tibor Meray riferì che non cera «più nessuna città nella Corea del Nord» [10]; «sono passato attraverso una città di 200.000 abitanti e ho visto migliaia di comignoli [crollati] e questo era tutto». «La maggior parte delle città era solo macerie o spazi aperti coperti di neve dove cerano stati edifici», disse un prigioniero di guerra americano. LAviazione [Air Force] stabilì che, alla fine della guerra, diciotto delle ventidue maggiori città della Corea del Nord erano state distrutte almeno a metà. Pyongyang era stata rasa al suolo per circa il 75%. Una delle azioni più vergognose fu compiuta pochi mesi prima dellarmistizio, quando lAviazione americana effettuò una serie di bombardamenti sulle dighe della Corea del Nord, una delle quali si stimava fornisse il 75% della fornitura controllata di acqua per la produzione del riso. Il personale della Air University Quarterly Review [Rivista Trimestrale dellUniversità dellAria], lorgano ufficiale del principale centro di istruzione dellAviazione, era decisamente felice. La Rivista scrisse: “Per i comunisti, la distruzione delle dighe significava principalmente la distruzione del loro principale alimento: il riso.Un Occidentale può difficilmente concepire lo spaventoso significato che la perdita di questo alimento di base ha per un Asiatico: fame e lenta morte”. Dopo 2 anni di negoziati, nel luglio 1953, la guerra si concluse con un armistizio,non firmato dalla Corea del Sud con cui si diceva che la guerra ufficialmente non era finita.
Che l’incontro di ieri a Singapore tra Trump e Kim possa significare, dopo 65 anni, anche il trattato di pace tra le due Coree? Nel documento firmato ieri dai due si stabilisce lo scambio di prigionieri di guerra, e la guerra è quella avvenuta tra Nord e Sud Corea tra il 1950 e il 1953.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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