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Su gentile concessione dell’autore:

Redatta nel 1976, e modificata parzialmente nel 1992 e nel 2002, la Costituzione di Cuba verrà riscritta dopo oltre quarant’anni, come oramai annunciato ufficialmente dalle istituzioni politiche dell’isola. Dopo l’elezione di Miguel Díaz-Canel alla presidenza, dunque, prosegue il cammino della rivoluzione socialista per il passaggio di consegne alla nuova generazione post-guerrigliera.

Lo scorso 2 giugno, il parlamento cubano (Asamblea Nacional del Poder Popular de Cuba) ha dato il via al processo che porterà alla formulazione della nuova Costituzione, secondo il processo denominato di “attualizzazione del socialismo”. I deputati hanno approvato la formazione di una commissione incaricata di redigere la futura legge fondamentale cubana, che però non potrà entrare in vigore prima di essere approvata attraverso un referendum popolare.

Il gruppo di lavoro, composto da trentatré membri, sarà capeggiato dall’ormai ex presidente Raúl Castro Ruz, che ancora ricopre il ruolo di segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista, e che probabilmente adempirà così al suo ultimo incarico di politica attiva, prima di lasciare definitivamente il testimone alla nuova generazione di dirigenti cubani, assicurando dunque un ricambio progressivo e non doloroso.

Il presidente Miguel Díaz-Canel, dal canto suo, ha assicurato che la nuova Costituzione manterrà inalterati i principi umanitari e di giustizia sociale che hanno caratterizzato l’isola sin dalla rivoluzione guidata da Fidel Castro, confermata nel 2002 da un referendum popolare che ha sancito l’irrevocabilità del sistema socialista nella più grande delle isole caraibiche.

Nei giorni successivi, la commissione guidata da Raúl Castro ha dato inizio ai propri lavori sul progetto di nuova Costituzione. I trentatré membri dovranno tenere conto dei processi di trasformazione che l’isola sta vivendo negli ultimi anni, con l’obiettivo di attualizzare il modello socio-economico e di sancire la rinnovata importanza di Cuba nel contesto internazionale.

A livello economico, dovrebbero essere previste alcune concessioni alla piccola proprietà privata, con l’ampliamento dei settori nei quali è prevista l’attività cooperativa (attualmente limitata all’ambito agricolo) e l’apertura ad un maggior numero di piccole imprese. Ad ogni modo, come anticipato dai discorsi di Raúl Castro e di Miguel Díaz-Canel, la riforma non intaccherà il carattere socialista dell’isola, né andrà a mettere a repentaglio il ruolo egemone svolto dal Partito Comunista di Cuba (Partido Comunista de Cuba – PCC).

Un’altra possibile novità dovrebbe riguardare l’ammissione della doppia cittadinanza, visto che le leggi attuali obbligano i cittadini dotati di doppio passaporto a sceglierne solamente una tra quella cubana e quella straniera. Infine, nell’ambito dei diritti civili, la nuova Costituzione dovrebbe aprire le porte ai diritti della comunità LGBT, causa promossa soprattutto da Mariela Castro Espín, la figlia di Raúl, che attualmente ricopre l’incarico di presidentessa del Centro Nazionale di Educazione Sessuale di Cuba (Cenesex). Mariela ha affermato di voler promuovere la modifica dell’articolo costituzionale che attualmente definisce il matrimonio come un’unione tra uomo e donna, aprendo dunque le porte alle unioni tra persone dello stesso sesso.

Come specificato da Mariela Castro, la nuova Costituzione dovrebbe eliminare questa definizione restrittiva di matrimonio per aprire la strada ad un processo legislativo che poi approvi il “matrimonio para todos”, possibilmente tramite l’appoggio di un referendum popolare: “La Costituzione – ha dichiarato – apre il cammino affinché sia il popolo a decidere. E se il popolo si prepara, si informa e se gli si fornisce abbastanza informazione, riusciremo a prendere la decisione più rivoluzionaria e giusta, che contempli i diritti di tutte le persone”.

La proposta di Mariela Castro ha già ricevuto l’avallo del presidente Miguel Díaz-Canel, ed era stata precedentemente discussa quattro anni fa in parlamento, anche se poi non si arrivò a tramutarla in legge. Dopo un atteggiamento remissivo e conservatore nei confronti dell’omosessualità assunto dal governo socialista nei primi anni della rivoluzione, per il quale Fidel Castro ha chiesto ufficialmente scusa, Cuba sta dunque dimostrando ancora una volta la sua apertura e la sua capacità di rinnovarsi. Ad oggi, ricordiamo, nessun Paese dell’America centrale e caraibica ammette il matrimonio tra persone dello stesso sesso.

 

Di GIULIO CHINAPPI

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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