Francesco Cecchini

CARTA D’IDENTITA’

Titolo: Il pittore del Khmer rossi

Autore: Vann Nath

Prefazione: Lawrence Osborne

Editore: ADDeditore

Anno: 2018

Pagine: 155

Prezzo: 18 euro

“Come Goya, l’artista cui viene spesso paragonato, Vann Tanh documntò i propri incubi così come apparivano di fronte a lui. Non come esagerazioni o fantasie, ma come avvenimenti accaduti nella stanza accanto.”

Lawrence Osborne, autore del romanzo Cacciatori nel buio, ambientato in Cambogia.

Pol Pot il 17 aprile 1975 conquista Phnom Phen, abbatte il regime di Long Lot, la Cambogia diventa Kampuchea Democratica e lo scopo è quello di creare l’uomo nuovo. Per raggiungere ciò si evacuano tutte le città cambogiane, si raduna tutta la popolazione, perdendo centinaia di migliaia di persone per la strada, in campi di rieducazione. IN questi campi si costringono le persone a lavorare come schiavim senza neanche poter manifestare affetto per i familiari, perché l’affetto veniva considerato una degenerazione borghese. Si è trattato dello sterminio  pianificato di una nazione. Per Pol Pot potevano rimanere su 6 milion, un milione di uomini nuovi cambogiani. Nel ‘79 l’esercito del Vietnam comunista pose fine a questa tragedia liberando il popolo cambogiano dalla dittatura. In poco più di 3 anni, dal 1975, il regime Khmer Rouge ( sarebbe opportuno chiamarlo Khmer Noir) provocò la morte di circadi 2,5 milioni di persone, non esiste una contabilità precisa, tra esecuzioni politiche, lavori forzati, evacuazioni dalle città alle giungle, torture, etc.,etc..

Un ruolo nel genocidio lo ebbe S-21,ex liceo francese di Tuol Sleng, il centro di detenzione e sterminio dove sono state uccise circa 15mila persone. Vann Nath è dei sette sopravvissuti.  Si è salvato riproducendo ritratti di Pol Pot e altri leader della rivoluzione comunista, ma dipingendo anche quello che avveniva nella famigerata prigione.  Oggi le sue immagini sono conservate all’interno di S-21divenuto museo che testimonia quel dramma cambogiano.  Vann Nath nacque nel villagio Phum Sophy ,  distretto di Srok Battambang , provincia di  Battambang nella Cambogia nel 1946, non si sa bene il giorno. Morì il 5 settembre 2011 all’ospedale Calmette di Phnom Penh, a circa 65 anni. La morte relativamente giovane fu casata da quanto sofferse, direttamente o indirettamente, durante la dittatura di Pol Pot, innanzitutto a S-21.

Nel suo libro di ricordi, Il Pittore dei Khmer Rossi, un testo commovente ed efficace,  Vann Nath racconta la sua drammatica e sconcolgente esperienza. Nel 1978, mentre lavora in un campo di riso con altri familiari e contadini, Vann Nath viene arrestato, accusato di incomprensibili violazioni contro l’Angkar, il regime,  S-21. Qui, il direttore Duch – decide di salvare Vann Nath obbligandolo però a donare totalmente la sua maestria pittorica per dipingere la causa. È così che, attraverso fotografie di Pol Pot, Vann Nath si ritrova a rappresentare il folle potere dei Khmer rossi fino a salvarsi nel 1979, quando l’esercito vietnamita libera la Cambogia. Tornato in libertà Vann Nath si dedica ai diritti, umani, organizza all’interno di S-21 un museo con i suoi dipinti.  E’ stato il primo fra i sette sopravvissuti della prigione a testimoniare davanti al Tribunale internazionale delle Nazioni Unite, chiamato a giudicare i crimini di guerra commessi dai Khmer rossi. Il cuore del libro è la descrizione degli orrori commessi: “Mettevano i cittadini delle classi più umili in posizioni di responsabilità, come se fossero dei politici di alto livello. Guardando alla fascia direttiva, era evidente che quasi il settanta per cento di questi provenisse dalla classe contadina. Urlavano il proprio odio contro gli alti ufficiali, perché calpestavano gli inferiori e i deboli. Ma ora che erano saliti al potere non solo calpestavano le persone, addirittura uccidevano milioni di contadini del proprio Paese. La chiamavano ‘la rivoluzione infuocata: la più progredita, gloriosa e prodigiosa’. Non sarebbero stati soddisfatti finché non avessero fatto diventare l’intero Paese quieto come una foresta adibita alle sepolture”. Il libro è corredato dalle immagini di alcuni dipinti di Vann Nath e da alcune sue foto.

Dipinto di Vann Nath

Il protagonista del documentario, S21, LA MACCHINA DELLA MORTE DEI KHMER ROSSI, del cineasta franco-cambogiano Rithy Panh è Vann Nath.

https://www.youtube.com/watch?v=9czG1nbHTUI

Il documentario ha sottotitoli in italiano.

 

 

 

 

 

 

 

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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