Francesco Cecchini

Il 31 luglio 2018 è stata  approvata in Consiglio comunale di Firenze la risoluzione come riconoscimento del suo personale impegno per la ricerca di una soluzione pacifica al conflitto curdo-turco e un’attestazione di solidarietà verso tutto il popolo curdo.

Questa la dichiarazione delle consigliere Miriam Amato, aderente a Potere al Popolo, e Donella Verdi, di Firenze riparte a sinistra: &Con la risoluzione approvata dal Consiglio Comunale si chiede al Governo e al Ministero degli Esteri di fare formale richiesta alle autorità turche per la scarcerazione e liberazione di Abdullah Òcalan, leader del Partito Curdo dei Lavoratori (PKK). Il Consiglio comunale conferma così la propria vicinanza al popolo Curdo,  per le continue aggressioni che da decenni subisce, attraverso ogni forma possibile di violenza e repressione da parte del governo Turco.                                                      La risoluzione originaria dell’atto consiliare mirava a concedere la cittadinanza onoraria ad Abdullah Ocalan, già concessa da numerosi comuni italiani, come Palermo, Napoli e Reggio Emilia, e per questo motivo avevamo presentato un ordine del giorno collegato alla Risoluzione (purtroppo respinto) per chiedere direttamente al Consiglio comunale di pronunciarsi in favore  della cittadinanza onoraria come atto altamente simbolico e di sostegno alla lotta del popolo curdo.

La richiesta di scarcerazione ad Abdullah Öcalan è quindi un riconoscimento del suo personale impegno per la ricerca di una soluzione pacifica al conflitto curdo-turco e un’attestazione di solidarietà verso tutto il popolo curdo, che in questi anni, oltre alla repressione in Turchia, è stato pesantemente coinvolto nella guerra con l’Isis. E’ al tempo stesso un invito al governo turco perchè venga riaperto il dialogo con i rappresentanti del popolo curdo e perchè vengano tutelati i diritti delle minoranze. Riguardo alla vicenda processuale di Ocalan si ricorda come già la Corte europea dei diritti dell’uomo nel 2003 aveva stabilito che il processo al leader curdo era stato ingiusto, che era stato limitato il suo diritto ad una rappresentanza legale e che aveva dovuto affrontare condizioni disumane durante la sua carcerazione. Negli ultimi due anni i diritti di Ócalan sono stati ulteriormente limitati e non ha più potuto ricevere visite né da parte dei familiari né da parte dei suoi legaliIl nostro atto vuole perciò risollevare la questione Curda, portarla a conoscenza e ottenere solidarietà e azioni concrete per il riconoscimento dei popolo Curdo e della propria autonomia&.

Di seguito il testo integrale della risoluzione approvata dal Consiglio Comunale.

RISOLUZIONE N° 1368/18

Oggetto: Richiesta della scarcerazione di Abdullah Ocalan

Proponenti: Miriam Amato, Tommaso Grassi, Donella Verdi, Giacomo Trombi                                              IL CONSIGLIO COMUNALE

Considerato che il popolo curdo, che si stima essere di circa tra 35 milioni di persone, costituisce uno dei più grandi gruppi etnici privi di unità nazionale. Il territorio del Kurdistan è diviso tra i 4 stati nazionali della regione (Turchia, Siria, Iraq, Iran) ed i curdi costituiscono una importante minoranza sia in Turchia (18% della popolazione) che in Iraq (17%).

Tenuto conto che in Turchia nel 1978 è stato formato il Partito Curdo dei Lavoratori (PKK) con lo scopo di rivendicare una maggiore indipendenza per i curdi. Dal 1990 esponenti del PKK hanno partecipato alle elezioni eleggendo rappresentanti nel Parlamento turco. Abdullah Öcalan è dalla sua fondazione il leader del PKK.

Considerato che nel 1980, dopo un colpo di stato che portò al potere l’esercito turco, furono vietati l’utilizzo e la diffusione della lingua e della cultura curde. La repressione nei confronti della cultura curda si è mantenuta anche dopo il ritorno della Turchia alla democrazia nel 1984. Il PKK a seguito del mancato riconoscimento dei diritti nei confronti dei curdi ricorse negli anni ’80 a forme di lotta armata, ma passò successivamente negli anni ’90 alla ricerca di una soluzione politica non violenta proclamando unilateralmente in più riprese il cessate il fuoco. Nel maggio 2000 1’Europa invitò a Strasburgo un rappresentante del Kurdistan turco come portavoce permanente. Si stima che circa 30.000 persone sino state uccise tra il 1984 e il 2003 nella guerriglia nel territorio curdo della Turchia.

Preso atto che a novembre 1998 Öcalan giunse in Italia chiedendo asilo politico. Asilo politico concesso dall’Italia in seguito alla sentenza del Tribunale di Roma in data 4 ottobre 1998.

La richiesta di Ocalan all’autorità giudiziaria si basava su una norma contenuta nell’articolo 10 della Costituzione italiana: &Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto di asilo nel territorio della Repubblica&. Il giudice De Fiore, al termine di una lunga istruttoria, dopo aver preso in esame centinaia di documenti provenienti dai più svariati organismi internazionali e da diverse associazioni impegnate sul tema della tutela dei diritti e dopo aver ascoltato diversi testimoni, ha ritenuto sussistere questa condizione.

La sentenza richiama il mancato rispetto dell’integrità della persona (si riportano gli episodi di omicidi politici, stragi e sparizioni di esponenti curdi in Turchia, ed il rinvenimento di fosse comuni), la pratica della tortura e dei trattamenti inumani e degradanti nei confronti dei prigionieri, gli arresti e le detenzioni arbitrari, l’uso eccessivo della forza e la violazione delle leggi umanitarie da rispettare nei conflitti interni (si riferisce del rapporto del Dipartimento di Stato Usa, che parla di circa 3000 paesi e villaggi totalmente spopolati attraverso crudeli deportazioni), la mancanza di processi pubblici e giusti, il mancato rispetto della libertà di parola e di stampa, di associazione e di formazione di partiti politici, la discriminazione in base alla razza.

Con riferimento ai delitti – anche gravi – contestati ad Ocalan, la sentenza afferma che essi non possono che essere qualificati come politici, in quanto la spinta ideale dell’attività &è stata costantemente il riconoscimento dei diritti del popolo curdo, diritti fino ad ora contestati e conculcati&. La sentenza ha accolto le prospettazioni della difesa di Ocalan in ordine all’ammissibilità della procedura, pur in assenza della persona interessata dal nostro Paese, non essendo dalla Costituzione richiesta la permanenza in Italia del richiedente asilo quale condizione per l’accoglimento della domanda. Ciò che è importante sottolineare è il fatto che (oltre alla portata indubbia della sentenza sul piano della descrizione della realtà turca) la concessione dell’asilo può essere fatta valere dal nostro paese e da organismi internazionali – anche in relazione ai trattati ed alle convenzioni internazionali sottoscritti da Italia e Turchia – per tutelare la posizione di Ocalan, le cui condizioni attuali sono a tutti note e nei confronti del quale ci troviamo oggi in una situazione di palese violazione dei diritti fondamentali. Peraltro va rimarcata la circostanza dei numerosi segnali (e dei passi concreti) promossi da Ocalan e dai guerriglieri curdi nel senso di un processo di pacificazione e dell’allargamento delle prospettive democratiche in Turchia;

A seguito di forti pressioni politiche e nell’impossibilità di essere estradato in Turchia, dove era prevista dall’ordinamento la pena di morte, il leader curdo fu persuaso a recarsi in Kenya dove fu arrestato e portato in Turchia. Ocalan fu condannato a morte e rinchiuso in un carcere di massima sicurezza sull’isola di Imrali, dove è tutt’ora detenuto. Nel 2002 la pena di morte fu commutata in ergastolo. La Corte europea dei diritti dell’uomo nel 2003 stabilì che il processo ad Òcalan era stato ingiusto, che era stato limitato il suo diritto ad una rappresentanza legale e che aveva dovuto affrontare condizioni disumane durante la sua carcerazione. Negli ultimi due anni i diritti di Ócalan sono stati ulteriormente limitati e non ha più potuto ricevere visite né da parte dei familiari né da parte dei suoi legali

Considerato che i territori del Kurdistan turco sono stati oggetto di repressione costante da parte del governo turco. Il rapporto dell’Alto Commissariato dell’ONU per i diritti umani (UNHCR) ha denunciato massicce distruzioni, uccisioni ed altre violazioni dei diritti umani da parte delle forze governative tra luglio 2015 e dicembre 2016. Fino a 500.000 persone sarebbero state scacciate dalla regione e oltre 30 città attaccate, con alcune zone residenziali completamente rase al suolo. La Turchia non ha consentito ai rappresentanti dell’ UNHCR di visitare la regione, ed il rapporto è stato redatto con immagini satellitari, interviste a vittime testimoni oculari.

Tenuto conto che dopo il fallito colpo di stato in Turchia di luglio 2016 la repressione nei confronti della popolazione turca curda è ulteriormente peggiorata ed in generale in tutta la Turchia si sono verificati episodi lesivi dei diritti umani, con arresti di massa e limitazioni alla libertà di espressione.    Preso atto che da molti anni Ocalan dal carcere propone una soluzione diplomatica e pacifica del conflitto nel sud-est della Turchia, attraverso la diffusione di scritti ed appelli. Ha ripetutamente chiesto al PKK il mantenimento del cessate il fuoco unilaterale e si è adoperato per proporre una forma di autonomia per la regione curda della Turchia che consenta l’utilizzo della lingua curda e la tutela della cultura.

Considerato che la città di Afri è stata ripetutamente bombardata. Le unità speciali della Turchia insieme a milizie jhiadiste, senza alcuna minaccia, hanno violato la sovranità territoriale della Siria occupando la città e cacciando la popolazione dietro l’operazione denominata Ramoscello d’Ulivo interrompendo l’esperienza di autogoverno creata ad Afrin, una città amministrata in pace e sicurezza che ha dato ospitalità a migliaia di rifugiati provenienti dal resto della SiriaTenuto conto che diverse città italiane hanno negli ultimi mesi manifestato la loro vicinanza alle sofferenze del popolo curdo in Turchia con gemellaggi tra città e con il conferimento della cittadinanza onoraria ad Abdullah Öcalan, Oltre al Comune di Castel del Giudicato sotto il comune metropolitano di Isernia e il comune di Castelbotaccio sotto il comune metropolitano di Campobasso, i comuni di Palermo, Napoli, Palagonia, Reggio Emilia, Riace, Martano e Pinerolo .

Dato atto che il Consiglio comunale di Firenze ha approvato la Risoluzione n. 1008/2015 Per l’avvio delle procedure che conducano al Gemellaggio con la Città di Kobane, la Mozione n. 1994/2015 Per il Patto di Amicizia con la Città di Kobane e progetti di cooperazione, la Risoluzione n. 2048/2016 Per il sostegno al Partito Democratico dei Popoli (HDP), Risoluzione n. 213/2018 Condanna dell’attacco della Turchia ad Afrin ed al Rojava;

Considerato che la richiesta di scarcerazione ad Abdullah Öcalan è un riconoscimento del suo personale impegno per la ricerca di una soluzione pacifica al conflitto curdo-turco e un’attestazione di solidarietà verso tutto il popolo curdo, che in questi anni, oltre alla repressione in Turchia, è stato pesantemente coinvolto nella guerra con l’Isis. E’ al tempo stesso un invito al governo turco perchè venga riaperto il dialogo con i rappresentanti del popolo curdo e perchè vengano tutelati i diritti delle minoranze.

INVITA IL SINDACO

Attraverso il Governo e il Ministero degli Esteri a fare formale richiesta alle autorità turche per la scarcerazione e liberazione di Abdullah Òcalan;

IMEGNA

il Presidente del Consiglio Comunale a farsi promotore della volontà espressa dal Consiglio Comunale e ad inoltrare il presente atto consiliare: al Presidente della Repubblica; al Presidente della Camera dei deputati; al Presidente del Senato; al Presidente del Consiglio dei Ministri; al Ministro degli Esteri; ai capigruppo parlamentari di Camera e Senato;

Consigliere e Consiglieri Comunali Miriam Amato Tommaso Grassi Donella Verdi Giacomo Trombi

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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