Pubblichiamo con piacere la recente lettera scritta dall’ex Vicepresidente della Catalogna, Oriol Junqueras, insieme a Raül Romeva per la rivista catalana La Vanguardia.

Orilo Junqueras è anche Presidente della sinistra catalana Esquerra Republicana, mentre Raül Romeva è stato ministro del governo della Generalitat. Entrambi sono attualmente in carcere preventivo per l’organizzazione del referendum catalano.

 

Oggi siamo più forti

di Orilio Junqueras e Raül Romeva*

Oggi ci sentiamo più forti che mai. Essere più vicino a voi tutti – così vicini e così lontani allo stesso tempo – e alle nostre famiglie non ha fatto che rafforzare il nostro spirito e la convinzione che sono i cittadini che devono decidere, in una società democratica, il loro futuro attraverso il voto. Siamo persone di dialogo e di pace. Siamo persone che amano il proprio paese e tutta la sua gente. Le nostre storie parlano per noi. E siamo allo stesso tempo persone dalle ferme convinzioni. Le sbarre, per il tempo che le dovremo soffrire, non ce le faranno cambiare.

Siamo in prigione senza processo. O in esilio. Ci accusano di crimini per i quali sono previsti anni di reclusione pari o superiori a quelli per l’omicidio. Non abbiamo avuto una fase istruttoria equa e sappiamo anche che non avremo un processo giusto. Mezza Europa ha dimostrato che gli argomenti a sostegno dei presunti reati che ci attribuiscono non hanno una base giuridica.

Siamo accusati di crimini che non abbiamo commesso basati su una violenza che non è esistita. La prossima fase di questo processo sarà la continuazione di ciò che abbiamo visto finora: arbitrarietà e congetture di parte. Sarà un processo politico. Una vergogna per la democrazia in un quadro generale di involuzione dei diritti e delle libertà in Spagna.Questo processo, che si terrà forse in autunno, risveglierà ancora una volta l’attenzione internazionale. È una vetrina sul mondo, un’opportunità per spiegare che non abbiamo fatto nulla di male perché i dibattiti si svolgono nei parlamenti, non nei tribunali. Spiegheremo che votare non è un crimine, che vogliamo una soluzione democratica per la Catalogna che passi attraverso il dialogo e la negoziazione politica, che preveda il rispetto della volontà dei cittadini. Chi può aver paura che il rapporto giuridico e politico tra la Catalogna e lo Stato spagnolo possa essere soggetto al voto dei catalani alle urne?Sappiamo che non avremo un giusto processo. La detenzione preventiva con cui ci stanno castigando è stata criticata con asprezza da personalità di ogni tipo, molte delle quali lontanissime dalla causa sovranista. Questo processo inevitabilmente ingiusto non deve indurci a rinunciare a esporre le nostre ragioni, e già anticipiamo che chiederemo la piena assoluzione. Questo è l’unico atteggiamento possibile, abbiamo la coscienza molto tranquilla. Non abbiamo commesso reati mettendo a disposizione le urne e dando seguito a ciò che la maggioranza dei catalani ci ha chiesto di fare. Non siamo noi sotto processo. Saranno sotto processo i milioni di catalani che volevano votare. Dobbiamo rendergli le cose difficili: ci troveranno pieni di ragioni e ottimismo, con un messaggio di pace e giustizia sociale. E di speranza. Di speranza in un futuro migliore.

Non ci piegheranno nonostante gli anni di carcere che verranno chiesti. Continueremo a pensare a un futuro migliore. Difenderemo l’idea che esprimere il voto in un referendum è la migliore soluzione possibile e che se questo referendum non si è potuto concordare con il governo spagnolo, non fu per mancanza di volontà da parte nostra. Se in Scozia è stato possibile, avrebbe dovuto esserlo in Catalogna. E siamo convinti che – più prima che poi – lo dovrà essere. Troveranno sempre la mano tesa per farlo.

Qualunque cosa accada questo autunno, chiediamo sempre a tutti un atteggiamento civico. Non lasciate che prevalga il rancore nonostante l’ingiustizia di ciò che sta succedendo. Non permettete che il risentimento verso coloro che ci vogliono in prigione guidi i vostri passi. Saranno giorni difficili. Dovete restare forti e uniti. Bisogna trasformare l’indignazione in coraggio e perseveranza. La rabbia, in amore. E non perdetevi d’animo mai, mai, perché noi non lo faremo. Se il prezzo della libertà è una lunga prigionia, lo accetteremo. Ogni giorno privati della libertà è e sarà una vergogna per chi pretende equipararsi alle migliori democrazie. Prima di noi molti altri hanno pagato un prezzo alto, la libertà non ce la regaleranno. Peggio lo passarono i nostri nonni e i nostri genitori. E non dimentichiamo neppure tutti i sindaci, i deputati, gli insegnanti, i Mossos (la polizia catalana, ndt) e altri lavoratori pubblici, compagni, amici e cittadini anonimi, perseguiti per aver difeso un voto, per aver difeso le urne. Nella Repubblica che vogliamo, votare non sarà mai un crimine. Amate tutti, aiutate tutti. Lavorate ogni giorno per essere sempre più forti, per rimarcare l’ingiustizia che stiamo patendo, per evidenziare che siamo in prigione o in esilio perché apprezziamo la libertà. Coloro che ci hanno messo in carcere o obbligati all’esilio non hanno capito il significato della libertà, della fraternità e della vera giustizia.

Diceva Nelson Mandela che imparò che il coraggio non è l’assenza di paura, ma il trionfo su di essa. L’uomo coraggioso non è colui che non prova paura, ma colui che riesce a vincerla.

Vi amiamo, persistete, abbiamo seminato il seme della libertà. E un immenso abbraccio a due grandi donne, Carme Forcadell e Dolors Bassa, le rivendichiamo sempre.

http://www.sinistraineuropa.it/storie/ex-vicepresidente-catalogna-scrive-dal-carcere-oggi-siamo-piu-forti/