Francesco Cecchini

GILBERTO IL BENETTON DELLE AUTOSTRADE

UN RAPPORTO HA RIVELATO CHE AUTOSTRADE ITALIANE SAPEVANO CHE IL PONTE ERA MALATO.

L’ipotesi che la società Autostrade per l’Italia sia responsabile per il crollo del ponte di Genova sta prendendo piede. Ne ha parlato anche un quotidiano spagnolo, La Vanguardia. Il 17 agosto si è  è venuti a sapere che la concessionaria di ponti era stata avvertita lo scorso novembre, quasi un anno fa, del deterioramento del viadotto. Gli esperti  assunti dalla stessa concessionaria, due professori del Politecnico di Milano, Carmelo Gentile e Antonello Ruoccolo, avevano redatto una relazione che evidenziava il cattivo stato di alcuni componenti, come l’ossidazione dei cavi. L’azienda aveva promesso di cambiarli quest’anno e di svolgere diverse attività di manutenzione, come la ristrutturazione del pavimento. Avevano preventivato circa 20 milioni di euro per il 2018. Ma ora è troppo tardi. UN ESEMPIO DI FALLIMENTO DELLE PRIVATIZZAZIONI, CHE MENTRE INTASCANO ALTI PROFITTI LESINANO E RITARDANO INVESTIMENTI SULLE MANUTENZIONI,
Da anni i genovesi avevano temuto per la sicurezza del viadotto, affermando che il ponte era malato e avvertivano che il traffico sull’autostrada A-10 che passava stava diventando più denso.

Esempio significativo della rabbia del popolo italiana è quella dei parenti delle vittime. I parenti di 19 delle vittime hanno boicottato la cerimonia ufficiale e hanno celebrato una privata. Non vogliono una cerimonia fasulla.

I famigliari reclamano giustizia per una strage  che poteva essere evitata.  La privatizzazione dell’autostrada ha causato la tragedia e la cerimonia ufficiale è considerata una passerella politica vergognosa.

Autostrade per l’Italia si è scusata, ma non ammettte responsabilità e ha stanziato 500 milioni di euro per le vittime ( nemmeno il 10% degli utili in mano ai privati dal 1999 in poi), MA NON SONO SOLDI CHE POSSONO COMPENSARE LA PERDITA DI 43 VITE UMANE.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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