In Italia si dibatte spesso. In questi tempi di twittopolitica si dibatte ancor di più, e lo si fa su ogni cosa. In queste ore un dibattito molto sostenuto è quello sulle chiusure domenicali. Il ministro Luigi Di Maio ha proposto di chiudere attività commerciali ed ipermercati nella giornata di domenica – o, meglio, di tenere le attività aperte a rotazione una domenica ogni quattro, ma nessuno pare averlo capito, a partire dalle opposizioni – per rispettare e tutelare la festività amche per commessi e commercianti. Una proposta valida e ragionevole, quando non semplicemente giusta.

Indipendentemente dalle posizioni di ognuno sull’attuale governo; le polemiche e richieste riguardo alla chiusura delle attività di domenica vanno avanti da diversi anni, portate avanti soprattutto dagli esercenti delle attività più piccole, quelli che si sentono costretti a restare aperti per evitare che i loro clienti si riversino nei centri commerciali e negli ipermercati in una giornata nella quale loro vorrebbero stare chiusi ed evitino di visitare la loro bottega.

Sui social e sui media molte voci si sono scagliate contro questa proposta, a partire dai molti politici che hanno fatto di Twitter il loro Parlamento. E sui social sono stati pubblicati post che dovrebbero farci riflettere, come quelli secondo i quali la domenica all’ipermercato sarebbe sacra quanto e più della Santa Messa cristiana, o per i quali la domenica è il giorno di maggior fatturazione di un negozio, seconda solo al sabato (e allora qualcuno dovrebbe spiegarci perché le attività non siano chiuse il lunedì o un altro giorno infrasettimanale), o il migliore di tutti, non un post in quanto si è trattato di un intervento sentito durante un interessante trasmissione radiofonica di attualità, che va in onda su Rai Radio 1 dando voce – per via telefonica – anche a comuni cittadini italiani. Secondo questa mi auguro personale opinione, la domenica allo shopping center sarebbe un vero e proprio valore per la società italiana, e qui cito testualmente quello che un ascoltatore ha esternato in radio, imprescindibile ai nostri tempi.

Siamo davvero a questo livello? Siamo davvero precipitati in un abisso così scuro e profondo dal quale non riusciamo a trovare di meglio che rifugiarci, nel tempo libero domenicale, in un non luogo come un centro commerciale; un posto che ci omologa tutti rendendoci utenti finali ameboidi ed inscatolati che provano felicità solo nell’acquistare prodotti i quali, due volte su tre, neppure ci occorrono? Siamo davvero una società che definisce come valore il trascorrere il proprio giorno libero tra le etichette degli scaffali di un centro commerciale, tra i marchi di abbigliamento, tra gli ultimi modelli di smartphone? Vorrei augurarmi di no, ma temo che sia proprio così.

E ai tanti politici che hanno strumentalizzato questa iniziativa, accusando Di Maio di voler causare la perdita di migliaia di posti di lavoro (sembrerebbe che plotoni di italiani, lavoratori della domenica, rischino di perdere la loro unica fonte di reddito qualora questa proposta dovesse trasformarsi in provvedimento; chissà secondo quali dati) e apostrofandolo come il Ministro della Disoccupazione, suggerirei volentieri di cominciare a lavorare di domenica. In prima fila ad attaccare il Ministro del Lavoro vi era l’ex premier Matteo Renzi. Chissà se ha mai lavorato nel weekend.

Di Mattia Mezzetti

Mattia Mezzetti. Nato nel 1991 a Fano, scrive per capire e far capire cosa avviene nel mondo. Crede che l’attualità vada letta con un punto di vista oggettivo, estraneo alle logiche partitiche o di categoria che stanno avvelenando la società di oggi. Convinto che l’unica informazione valida sia un’informazione libera, ha aperto un blog per diffonderla chiamato semplicemente Il Blog: http://ilblogmm.blogspot.it.

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