Delitto internazionale. L’iniziativa del nuovo Alto Commissario Onu dei diritti umani è, in questo momento, almeno una luce, flebile, che si accende. Sarà perché Michelle Bachelet è una donna, che ha subìto la tragedia di un golpe sulla sua pelle, che ha visto parte della famiglia massacrata dai militari golpisti, che è stata minacciata e sottoposta a torture; che è andata in esilio chiedendo asilo con lo strascico di dolore e terrore che deve averla accompagnata

Tra le tante care perdite umane dell’estate vale la pena ricordare, alla luce di quel che accade, quella di Danilo Zolo, l’aggiornatore incessante del valore dei diritti umani e del diritto internazionale che, sosteneva nelle sue ultime posizioni, «era stato seppellito», sia per effetto dell’ideologia della guerra “umanitaria” sia per la devastazione delle Nazioni unite diventate organismo di silenzi e legittimazioni di troppe ingiustizie. Siamo certi che di sicuro presterebbe attenzione a questo timido segnale, modesto ma importantissimo.

Non è quella rivoluzione necessaria del ruolo dell’Onu quella che arriva dalle parole del discorso inaugurale di Michelle Bachelet, l’ex presidente del Cile diventata proprio agli inizi di agosto Alto Commissario Onu per i diritti umani. Ma vista la reazione di Matteo Salvini dall’Italia, che praticamente invita le Nazioni unite a non impicciarsi di come tratta migranti e rom, si appalesa come un dirompente risveglio.
Michelle Bachelet, nel suo discorso «mondialista» a tutto tondo, dopo avere informato sulla commissione di inchiesta sui crimini commessi in Myanmar contro i Rohingya – dalla pulizia etnica ai massacri alla cacciata di centinaia di migliaia di persone, ai silenzi della Nobel per la pace Aung San Suu Kyi – ha annunciato due provvedimenti della sua gestione che richiamano subito il ruolo del governo italiano. L’’invio di osservatori dell’Onu in Austria e in Italia per indagare sul trattamento dei migranti e dei rom.

«Abbiamo intenzione di inviare personale in Italia per valutare il riferito forte incremento di atti di violenza e razzismo contro migranti, persone di origini africane e rom», ha dichiarato l’ex presidente cilena, aggiungendo che personale Onu sarà inviato anche in Austria perché «dare priorità al ritorno dei migranti dall’Europa, senza assicurare che gli obblighi internazionali in materia di diritti umani siano assicurati, non può essere considerata risposta di protezione». Dure le sue parole contro il ministro Salvini: «Il governo italiano sta negando l’ingresso alle navi da soccorso delle Ong. Questo tipo di atteggiamento politico… ha conseguenze devastanti per molti persone già vulnerabili»; e ancora senza sosta ha accusato: «Il numero dei migranti che attraversano il Mediterraneo è diminuito, ma il tasso di mortalità nei primi sei mesi di quest’anno è stato più alto del precedente»; per concludere senza fingimenti che le politiche sulle migrazioni dovrebbero essere «basate sulla realtà non sul panico.  Erigere muri, proiettare paura e rabbia sui migranti non offre soluzioni di lungo periodo per nessuno, solo più ostilità, miseria, sofferenza e caos». Il riferimento è più che esplicito alla vicenda Diciotti, a quella dell’Aquarius, ai tanti respingimenti verso le prigioni in Libia, alle fosse comuni nel Mediterraneo e ai troppi silenzi europei. Più chiaro di così c’è solo l’adesione alla manifestazione unitaria e di massa che il manifesto invita da due settimane a costruire al più presto.

E il ministro degli interni Salvini non è stato da meno. Colto con le mani nel sacco dei diritti umani, ha replicato proprio come sta facendo in queste ore John Bolton, il consigliere per la Sicurezza di Trump, impegnato a distruggere le Nazioni unite e la Corte penale internazionale. «Non accettiamo lezioni da nessuno -a dichiarato per reazione Salvini – tanto meno dall’Onu che si conferma prevenuta, inutilmente costosa e disinformata; e le forze dell’ordine smentiscono ci sia un allarme razzismo».

Di più. Michelle Bachelet ha chiesto all’Egitto del presidente golpista al Sisi di rivedere il processo farsa che sabato scorso ha condannato a morte 75 oppositori, anche per la mancanza assoluta di garanzie nella difesa individuale degli imputati in carcere da 5 anni. Anche questo appello chiama direttamente in causa l’Italia. Che per prima ha sdoganato, ad opera del governo di Matteo Renzi nel 2014 e nel 2105, il regime golpista che aveva preso il potere anche con il bagno di sangue del 15 agosto contro l’opposizione e che ora riempie le prigioni e controlla tutto, compresa quella magistratura inesistente e subalterna che non a caso non viene e capo dell’omicidio di Stato perpetrato contro Giulio Regeni.

Quell’Italia che, in questi giorni, con il nuovo governo M5S-Lega riattiva i «nostri» interessi italiani in nome degli affari che, a quanto pare, vengono prima dei diritti umani. A quando una politica estera che invece inverta i fattori: diplomazia e affari a condizione dei diritti umani?

L’iniziativa del nuovo Alto Commissario Onu dei diritti umani è, in questo momento, almeno una luce, flebile, che si accende. Sarà perché Michelle Bachelet è una donna, che ha subìto la tragedia di un golpe sulla sua pelle, che ha visto parte della famiglia massacrata dai militari golpisti, che è stata minacciata e sottoposta a torture; che è andata in esilio chiedendo asilo con lo strascico di dolore e terrore che deve averla accompagnata. Fin nel governo del Cile, una volta diventata presidente dopo la morte del sanguinario Pinochet; fin nelle non poche ambiguità e arretramenti – insieme a tante positività – che alla fine hanno riportato il Cile nelle mani della destra.

Sarà perché è smaccato l’attacco barbaro alla civiltà che le destre razziste nel mondo, a cominciare dal capofila Trump, stanno perpetrando grazie anche alla scia di guerre «umanitarie» condotte a partire dall’89 dalle “sinistre” di governo. Sarà per tutto questo… ma la novità c’è. Certo l’agenda internazionale la metterà alla prova. Ma per ora «benvenuta». Potrebbe diventare l’elemento mancante nel vuoto di civiltà che ci circonda.

TOMMASO DI FRANCESCO

http://www.lasinistraquotidiana.it/wordpress/diritti-umani-benvenuta-michelle/

Di Nardi

Davide Nardi nasce a Milano nel 1975. Vive Rimini e ha cominciato a fare militanza politica nel 1994 iscrivendosi al PDS per poi uscirne nel 2006 quando questo si è trasformato in PD. Per due anni ha militato in Sinistra Democratica, per aderire infine nel 2009 al PRC. Blogger di AFV dal 2014

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