Francesco Cecchini

MIGUEL ENRIQUEZ

Il cantautore cubano Pablo Milanés ha affermato che la canzone, Yo pisaré las calles nuevamente, è un omaggio a Miguel Enriquez del MIR, Movimiento Izquierda Revolucionaria. La canzone è stata composta 30 minuti dopo che Pablo Milanés  conobbe  della morte di uno dei rivoluzionari più amati e ricordati in America Latina, assieme a Ernesto Che Guevara, con il quale aveva lo stesso coraggio e la stessa morale rivoluzionaria.

Yo pisaré las calles nuevamente                                           

de lo que fue Santiago ensangrentada,                                 

y en una hermosa plaza liberada                                         

me detendré a llorar por los ausentes.

Subito dopo il colpo di  stato di Pinochet, Miguel Enriquez telefonò a Beatriz Allende, Tati, la figlia di Salvador Allende, contatto tra il Mir e il presidente e propose di portarlo via dalla Moneda per rifugiarlo e difenderlo, assieme ai combattenti del Partito Socialista, nei quartieri sud, operai, di Santiago. Salvador Allende rispose che il suo mandato istituzionale e popolare lo obbligava a resistere nel Palacio de La Moneda e che non lo avrebbero scacciato vivo. Salvador Allende terminò il messaggio dicendo: & Ahora te toca a ti, Miguel!&. &Ora tocca a te, Miguel.& E così è stato.

Dopo il golpe il MIR entra in clandestinità, lotta contro il fascismo e inizia a soffrire le prime perdite. A Valdivia cade la direzione regionale. Il 3 e il 4 di ottobre un consiglio di guerra golpista condanna a morte 12 militanti. Tra i fucilati si trovano il segretario regionale, Fernando Krauss Iturra e José Gregorio Lliendo Viera, Comandante Pepe, leader del Movimiento de Campesinos Revolucionarios (MCR). Il 13 dicembre viene catturato, torturato e assassinato Bautista van Shouwen della Commissione Politica e direttore del periodico del MIR El Rebelde.  Il MIR non si arrende, rifiuta di rifugiarsi al’estero; vi vanno solo quei militanti che devono spiegare la situazione in Cile o raccogliere soldi nella campagna Armas por el Mir, come il fratello di Miguel, Edgardo, prima a Parigi e poi a Roma. Edgardo Enriquez sparirà dopo in Argentina nel tentativo di ritornare in Cile.

Il MIR aveva l’obiettivo strategico di &costruire la forza sociale che possa iniziare una guerra rivoluzionaria capace di sconfiggere la dittatura.& Inoltre dette istruzioni ai militanti che vengono catturati di resistere ad ogni costo alla tortura e di non parlare. Nonostante il coraggio e l’eroismo il MIR non riuscirà a sconfiggere il fascismo di Pinochet.

Al momento del golpe Miguel Enriquez viveva in una casa verde olivo en la Gran Avenida Carrera assieme alla Carmen Castillo Echeverria, Catita, due bambine, una figlia di Carmen e l’altra di Miguel, Humberto Sotomayor, sua madre e sua moglie. A principio di dicembre 1973, per sicurezza, Miguel Enriquez assieme alla sua famiglia e ad altri si traferisce a una casa color azul-celeste No 725 della Calle Santa Fe, comuna de San Miguel. vi rimarrà dieci mesi. Qui il 5 ottobre 1974 avvenne lo scontro armato nel quale perse la vita Miguel Enriquez, che aveva trent’anni. Prima di essere ucciso gridò agli assaltanti che vi era una donna incinta. Carmen Castillo gravemente ferita fu fatta prigiioniera e trasportata nell’Ospedale Militare, dove rimase un mese intero. L’intervento della famiglia influente e della chiesa cattolica le evitarono torture e morte. Fu liberata e andò a Parigi.

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Calle Santa Fe No 726

Quando si seppe che quel sabato 5 ottobre Miguel Enriquez era stato assassinato dai fascisti in quella casa di calle Santa Fé a Santiago fu una terribile notizia non solo per i compagni cileni ma innanzitutto per loro. Il MIR reagì rapidamente. Il giorno dopo, domenica 6 ottobre a Parigi, Edgardo Enriquez affermò: & La morte del nostro segretario generale non significa in nessun modo la fine del MIR. Il fucile di Miguel è caduto, ma un’altro dirigente lo ha già impugnato.& Di fatto dopo la morte di Miguel iniziò un periodo di perdite fisiche e sconfitte militari, anche se continuò la resistenza contro la dittatura. Verso il 1980 il MIR riusci a creare una nuova forza centrale formata da militanti che rientrarono dall’estero nell’Operazione Ritorno.  Una dura sconfitta arrivò a dicembre 1983 con l’ uccisione dei due capi militari, Arturo Villabella e Hugo Ratier.

Miguel personificava la dignità di quelle donne e di quegli uomini che con grandi o piccoli atti di resistenza affrontarono la dittatura miltare di Augusto Pinochet. Quel giorno Miguel Enriquez, cadde in un combattimento diseguale. La casa di calle Santa Fé era stata circondata da un centinaio di uomini dell’ esercito e della Dina, la polizia politica. Solo dopo due ore Miguel cadde colpito da dieci pallottole. Nel libro &Un dia de octubre en Santiago&, Carmen Castillo, la sua compagna, racconta l’esperienza con Miguel che la vide protagonista di una vita clandestina sotto la dittatura militare di Pinochet. Convivono la persecuzione costante, la repressione, l’amicizia, l’amore, la fraternità, la passione militante, con pochi mezzi e in presenza di un potere militare blindato e onnipotente. Non traspare in questo racconto nessun dubbio o paura a scontrarsi con la barbarie e l’accanimento dei fascisti. Carmen racconta il valore umano ed etico di coloro che come Miguel lottano con lo scopo di conquistare la libertà affinchè tutte le donne e gli uomini del Cile possano partecipare a definire presente e futuro del proprio Paese.

Sono trascorsi 44 anni da quel sabato di primavera australe nel quale perdette la vita Miguel Enriquez, la dittatura militare di Augusto Pinochet, con le sue torture e assassinii non c’è più. Rimane la storia di quei giovani miristi, come Miguel, che combatterono armi alla mano contro il fascismo per una società migliore.

Il link con il documentario Calle Santa Fé di Carmen Castillo è il seguente:

Maria del Carmen Castillo Ecchevarria, che fu compagna di Miguel Enriquez, oltre a Un dia de octubre en Santiago (del 1980) ha scritto nel 1987 Ligne de fuite e nel 2000 Santiago/Paris el vuelo de la memoria, assieme alla madre; ma è soprattutto una cineasta che ha prodotto molti eccellenti documentari, come Calle Santa Fé.

Carmen Castillo con Miguel Enriquez

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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