Di Patrick Cockburn

 

I cambiamenti di governo in Iraq sono spesso accanitamente contestati e di frequente violenti. Quando la  monarchia è stata rovesciata nel 1958, il giovane Re Faisal II, è stato ucciso con una mitragliatrice nel cortile del suo palazzo di Baghdad e in seguito il suo corpo è stato appeso a un lampione.

Pochi dei suoi successori hanno incontrato una fine tranquilla fino alla caduta di Saddam Hussein in 2003, e le transizioni politiche negli anni successivi hanno provocato estremo rancore all’interno dell’Iraq e intensa passione politica da parte delle potenze straniere.

A differenza di questa tradizione sanguinaria, la scelta dell’esperto politico curdo  Barham Salih come presidente fatta dal parlamento iracheno e la sua scelta come primo ministro di Adel Abdul-Mahdi, un politico indipendente islamista sciita, è stata tranquilla e di basso profilo.

La cerimonia formale del passaggio di consegne ha avuto luogo nel palazzo presidenziale nella Zona verde di Baghdad, dove a Salih è stato salutato da una guardia d’onore e ricevuto dal presidente uscente Fuad Masum.

Le nomine ci hanno messo molto ad arrivare – sono passati quasi cinque mesi fin dalle elezioni generali del 12 maggio – ma quando sono arrivate sono state bene accolte o, almeno, accettate da quasi tutti i protagonisti politici. Mr Abdul-Mahdi ha ora 30 giorni per mettere insieme un governo ed è probabile che riesca a farlo.

Oggi il clima politico è molto diverso rispetto all’ultimo cambio di primo ministro, nel 2014, quando Haider al-Abadi  si è insediato in carica dopo che l’esercito iracheno era stato sbaragliato dall’Isis , i cui combattenti erano soltanto a un’ora di macchina dal nord di Baghdad.

L’Isis compie ancora uccisioni e bombardamenti sporadici non certo della portata del passato. In Iraq la violenza è al suo livello più basso fin dal 2003. Il dietrofront è davvero ancora più radicale in quanto l’Iraq non è più travolto da guerre, crisi, rivoluzioni e sanzioni, come lo è stato in un periodo di quasi 40 anni, cioè da quando

Saddam Hussein ha preso i pieni poteri e ha invaso l’Iran.

Le persone ciniche a Baghdad sostengono che la mancanza di una seria lotta politica si spiega con il fatto che Salih e Abdul Mahdi sono membri ben radicati dell’élite politica curda e sciita che ha sostituito Saddam Hussein 15 anni fa e che da allora ha governato male il paese.

Sia Salih che Abdul Mahdi in passato hanno avuto cariche governative di alto livello, portando all’aspettativa che i politici che li avevano scelti otterranno la loro normale parte di ministeri, impieghi e contratti.

“Un qualsiasi stato corrotto come l’Iraq è stato mai realmente riformato?” ha chiesto un commentatore politico con luna esperienza di politica irachena.

La pressione per avere una riforma di uno stato   è maggiore di quanto sia sempre stata. Questa estate lo scontento popolare è stato sottolineato da dimostrazioni di massa a Bassora per protestare contro la mancanza di elettricità e di acqua, mancanze di alimentazione culminate nel fatto che l’acqua potabile era così tossica che migliaia di persone sono state portate in ospedale dopo averla bevuta.

Il successo elettorale di Muqtada al-Sadr, il religioso populista e nazionalista la cui Alleanza Sairoon  ha vinto le elezioni generali in maggio, ha dimostrato la crescente supremazia dei problemi sociali ed economici rispetto alla solidarietà settaria.

Mutqada al-Sadr è ben consapevole dello scetticismo che esiste tra molti iracheni che credono che lo zelo del suo movimento rispetto alla riforma svanirebbe nel caso che  i suoi capi assumano la carica di ministri.

Per controbattere a questo, ha detto giovedì, che il suo blocco non nominerebbe “qualsiasi ministro” per il nuovo gabinetto, dando ad Abdul-Mehdi un anno di tempo per attuare le riforme o affrontar “una rivolta”, minaccia, questa, che ha molto maggior peso fin dall’incendio degli uffici del governo e del partito a Bassora.

“Siamo riusciti a fare pressione per avere un primo ministro indipendente…e lo abbiamo incoraggiato a formare un gabinetto senza essere messi sotto pressione da parti o da sette,” Ha twittato Sadr. “Abbiamo fornito le nostre istruzioni non per nominare qualsiasi membro del nostro blocco per fargli assumere un incarico ministeriale nell’imminente gabinetto. Siamo stati d’accordo a dare al premier un ultimatum di un anno per dimostrare il suo successo e per fare passi seri per costruire l’Iraq e per evitare l’autocrazia.”

Tali riforme saranno difficili da attuare perché non è soltanto l’élite che saccheggia le entrate del petrolio iracheno. Almeno 4 miliardi di dollari al mese vengono spesi per pagare circa 4,5 milioni di impiegati statali che spesso hanno i loro posti di lavoro grazie a una lealtà di partito o religiosa.

La scelta del presidente e del primo ministro dimostra già che c’è qualche cambiamento in coloro che hanno il potere a Baghdad e nella regione curda. Abdul-Mehdi non è del partito sciita Dawa che ha “fornito” gli ultimi tre ministri, ma del Supremo Consiglio Islamico dell’Iraq (ISCI – Islamic Supreme Council of Iraq) che è un partito religioso che ha stretti collegamenti con l’Iran. Salih proviene dalla Unione Patriottica del Kurdistan, PUK – Patriotic  Union of Kurdistsn)  molto divisa che governa la parte est del territorio del governo regionale del Kurdistan.

Entrambe le nomine dimostrano uno spostamento verso l’Iran e un allontanamento dagli Stati Uniti. Questo è significativo perché gli Stati Uniti speravano di vedere Abadi, con il quale avevano collaborato con successo contro l’Isis, rimanere come primo ministro. A un certo punto sembrava che avesse detto che avrebbe acconsentito alle sanzioni degli USA contro l’Iran.

Anche se Abadi era primo ministro quando Mosul è stata ripresa all’Isis, e le città petrolifera di Kirkuk è stata ripresa  ai Curdi, ha guadagnato poco credito per questo tra gli elettoti iracheni.

La diminuzione di violenza ha permesso loro di focalizzarsi sul massiccio furto delle risorse statali quando c’era il partito Dawa  che non è riuscito   a migliorare o anche a mantenere le infrastrutture.

La scelta di Salih è un segnale che l’influenza di Masoud Barzani, che per lungo tempo è stato il leader curdo più potente, è stata ridotta dal suo referendum dell0anno scorso sull’indipendenza curda. Questo ha accelerato l’avanzata delle forze di sicurezza irachene su Kirkuk e su altri territori disputatati ai Curdi. Parte del PUK, il partito di Salih, ha collaborato con le forze governative.

Tutti i governi iracheni, in misura maggiore o minore, soni fragili, a causa delle differenze religiose ed etniche, ma il nuovo governo è un segno che l’Iraq si sta stabilizzando dopo quattro decenni di violenza e di divisione.

Nella foto: il Presidente dell’Iraq, Barham Salih.

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/after-four-decades-of-chaos-is-iraq-finally-stabilizing

Originale:  The Independent

Traduzione di Maria Chiara Starace

Traduzione © 2018 ZNET Italy – Licenza Creative Commons  CC BY NC-SA 3.0

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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