E’ un bellissimo argento, il risultato del lavoro di un gruppo di giovani donne, un lavoro faticoso, lungo e scarsamente riconosciuto – certamente meno riconosciuto di quello dei maschi che praticano quello stesso sport.
Ma, per favore, non crediamo che sia qualcosa di più di questo. Quel gruppo di giovani donne italiane non racconta – e soprattutto non rappresenta – l’Italia.
Racconta un mondo, quello dello sport, in cui ci sono luci e ombre, in cui certamente ottieni risultati per quello che sai fare, per quanto hai lavorato, in cui conta l’impegno, perché lo sport è a suo modo ancora democratico e in cui – forse marxianamente – ognuno dà secondo le proprie capacità. Ma è anche un mondo – visto che comunque è qui e ora, in questa società che fa così schifo – in cui vieni valutato – e soprattutto valutata – spesso solo in base a quello che rendi economicamente, per quanto riescono a venderti: ed è più facile vendere una ragazza bella, è più facile vendere una ragazza bella e vincente. Non ricevi secondo i tuoi bisogni neppure nello sport, figurarsi nel mondo fuori. Questo argento racconta uno sport in cui Paola Egonu ha successo, perché è giovane, perché è bella, perché sa colpire una palla con una forza e una determinazione incredibili, perché ha l’intelligenza che la fa giocare così bene. E incidentalmente è nata in provincia di Padova.
Questa squadra non racconta un’Italia dove giovani ragazze vivono e lottano insieme, dove ottengono un risultato perché sono brave, indipendentemente da dove sono nate, indipendentemente da qual è il colore della loro pelle, perché questo in Italia non avviene. Se sei una ragazza, sei sola a lottare contro una società che non vuole riconoscere quello che vali, non accetta la tua intelligenza, ma al massimo vuole che tu sia bella, anzi pretende che tu sia bella, vuole che tu spendi per essere bella, per essere uguale a un modello che qualcuno ha creato e a cui tu ti devi adeguare. E se la tua pelle è nera, anche se sei nata in provincia di Padova, tu vali ancora meno, la tua intelligenza vale ancora meno, devi proprio essere bellissima e in qualche modo rientrare in quello schema. Perché questa è l’unica cosa che ti sarà richiesta.
Questo argento – non me vogliano i tanti che in questi giorni hanno gioito per questa incredibile serie di partite vittoriose – non è la vittoria dell’Italia che vorremo – anche se facciamo assai poco affinché sia così – e non è neppure una vittoria contro l’Italia che purtroppo siamo. Domani, passata l’euforia, ci saremo già dimenticati di queste ragazze o al massimo le vedremo mentre reclamizzano una merendina o un paio di scarpe. Oggi quelle giovani donne hanno vinto per loro stesse e dobbiamo augurarci che sappiamo capire il valore di questa vittoria: immagino che lo faranno visto il valore che hanno dimostrato. Non hanno vinto per noi, che non riusciamo più a vincere, anche perché abbiamo smesso di combattere. Spero abbiano vinto un po’ anche per le nostre figlie.

 

 

 

se avete tempo e voglia, qui trovate quello che scrivo…

Di Luca Billi

Luca Billi, nato nel 1970 e felicemente sposato con Zaira. Dipendente pubblico orgoglioso di esserlo. Di sinistra da sempre (e per sempre), una vita fa è stato anche funzionario di partito. Comunista, perché questa parola ha ancora un senso. Emiliano (tra Granarolo e Salsomaggiore) e quindi "strano, chiuso, anarchico, verdiano", brutta razza insomma. Con una passione per la filosofia e la cultura della Grecia classica. Inguaribilmente pessimista. Da qualche tempo tiene il blog "i pensieri di Protagora" e si è imbarcato nell'avventura di scrivere un dizionario...

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