Francesco Cecchini

George Stinney jr 14enne

https://www.youtube.com/watch?v=R9cUaDcxYo8

Questo film è basato in parte sulla vera storia di George Stinney Jr e su An Occurrence at Owl Creek Bridge di Ambrose Beirce.

George Stinney jr, ragazzino di colore di 14 anni fu assassinato sulla sedia elettrica nel 1944 negli Stati Uniti, per l’ omicidio, non avvenuto, di due bambine bianche. Solo nel 2014, a 40 anni di distanza una giudice della Carolina del Sud, Carmen Mullen.  Ha stabilito che il George  era innocente. George Stinney jr fu giustiziato a meno di due mesi dalla condanna e a sole 12 settimane dall’arresto. Fu il più giovane condannato a morte negli Stati Uniti nel XX secolo. La giudice Carmen Mullen ha dichiarato: “Lo Stato ha compiuto una grande ingiustizia verso George Stinney,  che ebbe un processo ingiusto, nel corso del quale fu impossibile stabilire la sua colpevolezza o innocenza”                  Mary Emma Thames e Betty June Binnicker, rispettivamente di 7 e 11 anni, furono uccise con una sbarra di ferro con cui furono violentemente colpite alla testa. I loro corpi furono ritrovati nella cittadina di Alcolu, Carolina del Sud, il 23 marzo del 1944. Stinney fu arrestato dopo che alcuni testimoni avevano dichiarato di averlo visto raccogliere fiori insieme alle due vittime. Subito dopo l’arresto, le autorità riferirono che George aveva confessato. Secondo la giudice Carmen Mullins, che ha annullato la condanna, quel processo violò i fondamentali diritti stabiliti dalla Costituzione. Fu sommario, frettoloso, condotto da una giuria composta di soli uomini e soli bianchi. Inoltre, la giudice Mullins ha stabilito che la confessione di George,di cui esistono due versioni, venne estorta con la forza. Non c’erano testimoni, né prove concrete della sua colpevolezza. Nel 2004 uno storico di Alcolu decise di investigare sulla vicenda dopo aver letto alcuni articoli dell’epoca. Dalla ricerca emerse la totale mancanza di prove concrete contro George Stinney jr . Nel 2013, venne ufficialmente riaperto il caso. A gennaio 2014 la giudice Mullen ascoltò le testimonianze del fratello e delle sorelle di Stinney, di una persona coinvolta nelle ricerche delle bambine e di esperti che hanno messo in dubbio i risultati dell’autopsia e la confessione del ragazzo. Poi, ci fu l’annullamento della condanna.

La giustizia e la verità sono quindi arrivate, ma dopo 70 anni. Un tragica vicenda che dimostra che la pena di morte ovunque va abolita.

NO ALLA PENA DI MORTE!

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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