Di Vijay Prashad

 

Luiz Inácio Lula da Silva, ex presidente del Brasile, è seduto in una cella della prigione di Curitiba, una cittadina a sudovest di San Paolo. Non dovrebbe essere lì. La prova della corruzione contro di lui dipende dalle parole di un criminale. Nell’elezione presidenziale di questo fine settimana, Lula sarebbe dovuto essere    ma l’oligarchia si è rifiuta di permettere a quest’uomo popolarissimo di candidarsi alla presidenza.

Lula ha avuto la visita della Pastora Anete Roese della Chiesa Evangelica Luterana Confessionale del Brasile. E’ uscita dal carcere e ha fatto una dichiarazione. Ha detto che Lula era preoccupato dell’escalation della violenza in Brasile. Le persone vengono uccise quando esprimono il loro appoggio politico al candidato alla presidenza, per del Partito dei Lavoratori, Fernando Haddad.

“Le porte della violenza si stanno aprendo,” ha detto Anete Rose.

L’elezione di questa domenica indicherà una “valanga di violenza senza precedenti,” ha avvertito la pastora. Lula, seduto nella sua cella, ingiustamente detenuto, si preoccupava insieme a lei. Sono i poveri che soffriranno. Sono sempre i poveri che soffrono.

La truffa di Bolsonaro

Jair Bolsonaro, il candidato dell’estrema destra che ora è candidato dell’oligarchia, è in vantaggio dei sondaggi. Ha nostalgia della dittatura militare del Brasile (1964-1985) e vuole usare la forza incostituzionale conto coloro che considera il problema del Brasile. I suoi obiettivi sono i poveri e le minoranze sociali: gli Afro-Brasiliani, i gay, la gente di sinistra.

L’oligarchia ha inondato di denaro il gruppo di Bolsonaro. La democrazia ha bisogno di lubrificazione e il denaro fa raggiungere il risultato. Alcune società hanno usato il loro denaro per creare gruppi WhatsApp che hanno diffuso messaggi falsi su Haddad che concorre contro Bolsonaro. Questo è illegale.

The hashtag #Caixa2doBolsonaro è stato zippato su tutto Internet. Il sentore dell’imbroglio avrebbe dovuto dare il via a un’indagine immediata. Non è accaduto. Lula è in prigione, mentre Bolsonaro  nasconde le sue zanne dietro il suo sorriso.

La ‘internazionale fascista’ di Bannon

Quando ha lasciato la Casa Bianca, Steve Bannon ha detto che le catene erano cadute dalle sue mani. Non era più prigioniero della proprietà. Voleva essere in trincea, a costruire la sua internazionale di suprematismo bianco.

Bannon chiama il gruppo, il Movimento. Uno dei figli di Bolsonaro ha detto che  Bannon aveva   la campagna di suo padre, che, insomma, Bannon aveva trascinato Bolsonaro nel Movimento. Bolsonaro ha negato frettolosamente questa affermazione. Essere collegati a Bannon non è un vantaggio, né direttamente all’internazionale fascista di Bannon.

Nulla di ciò che dice Bolsonaro è velato. Chiamava le persone del continente africano, di Haiti e del mondo di lingua araba, la “feccia dell’umanità.” La geografia morale di Bolsonaro riflette quella di Donald Trump, che definiva molti di questi posti “paesi di merda.”

Bolsonaro chiamava gli Afro-Brasiliani pigri e obesi, dicendo: “Penso che non servano neanche più per la procreazione.”

Un altro membro dell’ all’internazionale fascista, la francese Marine Le Pen, ha detto che le osservazioni di Bolsonaro erano “estremamente sgradevoli.” Bolsonaro la angosciava.

Questo è il paese di Bannon. Odio e veleno articolati con precisione e chiarezza.

Pistoleri

Bolsonaro è stato orgoglioso di dire che lui è “il Trump del Brasile.” Non è, però, un bel paragone. E’ più chiaro dire che Bolsonaro è il Duterte del Brasile.

Rodrigo Duterte è il presidente delle Filippine. Ha assunto la carica con un fucile in mano. Duterte era il sindaco di Davao, dove ha messo in grado le squadre della morte di uccidere tutti quelli ritenuti criminali.

“Uccideteli tutti,” ha detto nel 2015 riferendosi ai criminali. “Uccidete uno spacciatore di droga e vi darò una medaglia.

Gli piace farsi fotografare con un fucile un mano, preferibilmente una mitragliatrice. A Duterte piacerebbe distribuire 42.000 fucili per intensificare la guerra civile nella sua società. Nessuna politica di riforma sociale ed economica è sufficiente.

Gli spari sono il solvente di Duterte. E’ la colla della famiglia Bolsonaro. Il figlio di Jair Bolsonaro ha vinto la rielezione all’Assemblea Federale il 7 ottobre con un massiccio margine. In un video dello scorso anno, Eduardo regge un fucile da cecchino Barrett di calibro 50, e dice riferendosi alle sparatorie avvenute nelle scuole degli Stati Uniti: “Grazie a voi che difendete le zone libere da armi e questa iniziativa di disarmare le persone, siete responsabili di questi massacri.

Anche a Duterte piacciono i fucili da cecchino di alto calibro e il suo favorito è un M-4 Armalite. Questi sono uomini con armi, uomini che credono che le armi fanno una buona politica.

Denaro e mostri

In agosto, Steve Bannon ha detto alla rivista New York che l’ascesa di Trump e degli altri neo-fascisi (o mostri) – potevano essere direttamente collegati alla crisi finanziaria  del 2008.

“L’eredità avuta dalla crisi finanziaria è Donald JTrump,” ha detto Bannon. “Sapete perché quelle persone deplorevoli sono arrabbiate? Sono esseri umani razionali. Abbiamo tolto il rischio per i ricchi.”

A Wall Street non piace questa analisi; le piacerebbe mantenere una parete antifuoco tra i suoi intrallazzi e l’ascesa di quelli che ama chiamare “populisti.”

Bannon ha sia ragione che torto. Ha ragione che i neoliberali “moderati” hanno portato avanti una politica dagli anni ’80 in poi che ha permesso ai ricchi di evitare di pagare le tasse e di evitare gli investimenti, mente i lavoratori non sono riusciti a guadagnare la loro parte dai profitti della produttività e della tecnologia. Alte percentuali di disuguaglianza in tutto il mondo ha prosciugato la legittimità dei neoliberali “moderati.”

I neofascisti che sono venuti fuori con un sentore di acidità sulle labbra, hanno parlato chiaramente della truffa del sistema, del furto alla gente comune da parte dell’oligarchia. Non hanno, però, puntato il dito contro l’oligarchia o l’alta finanza, ma , come al solito, i neo-fascisti hanno puntato le loro armi contro i migranti e i rifugiati, i poveri nelle città e i contadini angosciati. Per loro il crimine è di essere ai margini della società.

Sotto la copertura della retorica corrosiva dei mostri, l’oligarchia e i banchieri hanno continuato il loro saccheggio. Nessuno di questi neo-fascisti vuole attuare il Basel –III, delle norme per regolare il settore bancario aumentando la partecipazione al capitale. Inoltre non vogliono essere sicuri che le società sopportino il lato negativo dei rischi, invece di prendere i profitti e gravare di perdite i contribuenti.

Nessuna di queste elementari riforme è sulle labbra dei neo-fascisti. Anche loro sono occupati a oliare le loro armi.

Fame e analfabetismo

La fame incombe pesantemente sui Brasiliani poveri. Nel1960, Afro-Brazilian l’autrice afro-brasiliana Carolina Maria de Jesus, ha scritto sul suo diario: “Che effetto

La fame è feroce. Su questo ha concentrato la sua attenzione il governo di Lula con il suo programma Forne Zero (Zero Fame). Secondo le Nazioni Unite, la fame è stata quasi sradicata dal governo di Lula.

Haddad è stato il ministro dell’Istruzione di Lula. Hanno usato i finanziamenti pubblici per espandere il sistema dell’università pubblica in Brasile. Il cibo e la lettura erano al centro dell’agenda del Partito dei Lavoratori. La povertà è stata ridotta del 55%, mentre la povertà estrema è stata ridotta del 65%.

Non c’era necessitò di armi. Il programma di azione di Lula era di espandere la democrazia, quello di Bolsonaro è di rinforzare il neo-fascismo.

Nessuna neutralità

Cinquecento persone di buon senso – da Bernie Sanders ad Angela Davis, da Noam Chomsky a Pablo Iglesias – hanno firmato un breve documento, una dichiarazione internazionale contro il fascismo in Brasile. Il documento invita la popolaziine brasiliana a rifiutare Bolsonaro, la cui presidenza sarebbe una “minaccia per qualunque società libera, tollerante e giusta.”

I brasiliani dovranno scegliere tra “libertà e pluralismo” da una parte, e “autoritarismo retrogrado” dall’altra. “Non ci può essere nessuna neutralità,” scrivono i firmatari, “nella scelta tra democrazia e fascismo.” Questo documento potrebbe avere poco di impatto. Non sarà però in grado di competere le notizie false e con l’odio. L’odio è un sentimento più potente dell’amore. E’ quello che mina la democrazia facilmente. Se Bolsonaro vincerà, si chiede il teorico portoghese della politica, Boaventura de Sousa Santos, il Brasile sarà ancora una democrazia?

Questo articolo è stato prodotto da by Globetrotter, un  progetto of the Independent Media Institute, che lo ha fornito ad Asia Times.

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

 

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/the-growing-international-alliance-of-right-wing-demagogues/

Originale: Asia Times

Traduzione di Maria Chiara Starace

Traduzione © 2018 ZNET Italy – Licenza Creative Commons  CC BY NC-SA 3.0

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy