Francesco Cecchini

JAIR BOLSONARO, BOLSO-NAZI.

“La democrazia è una porcheria”. (Bolsonaro, campagna presidenziale del 2018).

“Il Parlamento è un luogo dove si perde solo tempo. Se si rende necessario, lo chiuderemo” (idem)

““Amplierò l’educazione a distanza per combattere il marxismo” (idem).

Con la elezione di Jair Bolsonaro a presidente continua in Brasile il processo di involuzione democratica iniziata con la deposizione di Dilma e l’imprigionamento di Lula. La vittoria di Bolsonaro è stata salutata dalla destra internazionale, da Rubio, Stati Uniti, a Le Pen, Francia. In Italia si è congratulato con Bolsonaro il vice premier del governo di destra, M5s-Lega, Matteo Salvini  In America Latina Bolsonaro ha ricevuto le congratulazioni dai suoi omologhi e vicini o non lontani politicamente, Ivan Duque, Mauricio Macri, Enrique Peña Nieto, Sebastian Piñera, Martín Vizcarra. Unica voce fuori del coro, per il momento, è stato Maduro. La sconfitta del PT segna la fine del periodo dominato dai governi progressisti in  America Latina. Alcuni sono in difficoltà (Nicaragua), altri sono stati rovesciati (Honduras, Paraguay), altri sono in crisi, sotto attacco imperialista  Venezuela), altri sono stati sconfitti elettoralmente (Argentina, Brasile, Colombia), altro sopravvivono in uno scontro permanente con altre correnti del progressismo (Ecuador) Il più saldo è quello boliviano, Bolivia, che, tuttavia, deve far fronte a 2 problemi maggiori: la disputa territoriale con il Cile, che per ora la vede ingiustamente perdente, e la terza rielezione di Evo, che avverrà sia contro il testo costituzionale, sia contro i risultati di un referendum chiamato esclusivamente per autorizzarne la candidatura. Per ora, il solo risultato controcorrente è quello messicano, con la elezione a presidente di Andrés Manuel Lopez Obrador.

L’ultrà di destra Jair Bolsonaro ha vinto il 28 ottobre con il 55,54% dei voti validi e succederà al presidente in carica Michel Temer il 1 ° gennaio per governare il paese fino al 2022.  Fernando Haddad, candidato del Partito dei Lavoratori ha ottenuto il 44,46%. Bolsonaro e la sua squadra, composta dai tre figli, sono stati  consigliati dal senatore repubblicano di Miami Marco Rubio e da Steve Bannon, il guru della nuova destra ed ex consigliere di Trump. Bolsonaro, un capitano della riserva dell’esercito che difende la dittatura militare ed è noto per le opinioni razziste, machiste e omofobiche.

Chi lo ha votato? In prima fila sono i proprietari terrieri, gli evangelici, i militari e gli imprenditori.                                                     

Propietari terrieri, i fazenderos . Bolsonaro vuole sopprimere il ministero dell’ambiente accorpandolo con quello dell’agricoltura, vuole dedicare altre aree boschive alla coltivazione della soia e all’allevamento e vuole negare qualsiasi ulteriore diritto sulla terra ai popoli indigeni. La coalizione tra i proprietari terrieri e l’industria agroalimentare dispone di grandi mezzi finanziari e di un solido appoggio in parlamento. Le posizioni di Bolsonaro seguono i grandi interessi che vorrebbero sfruttare l’Amazzonia, ma non solo.   Jair Bolsonaro ha potuto incassare, con le sue dichiarazioni sull’ambiente e gli indigeni, il sostegno di uno dei gruppi di pressione più potenti del Brasile: l’agrobusiness personificato dai fazendeiros, ovvero i grandi proprietari terrieri, agricoltori e allevatori, che dominano la produzione agricola brasiliana e che rappresentano l’emblema delle sue notevoli disuguaglianze economiche.

Evangelici. È uno di loro. Sono loro ad averlo portato fino allo scranno di candidato più votato al primo turno e ora vincente al ballottaggio. Formalmente cattolico, anche se evangelico per convenienza politica, Jair Bolsonaro ha un secondo nome biblico: Messia. Se Bolsonaro è diventato presidente, è perché le chiese evangeliche hanno avuto un ruolo chiave nella campagna elettorale. In Brasile sono una forza politica di tutto rispetto. Controllano un quinto della camera dei deputati. Gli evangelici distribuiti in diverse espressioni della fede (pentecostali, neopentecostali, battisti, presbiteriani) tastano il polso del 29 per cento della popolazione, pur restando una minoranza rispetto ai cattolici.

Militari.  Il capitano è giunto alle elezioni con una formula totalmente militare, completata dal generale di riserva Hamilton Mourao, ora eletto vicepresidente e che, come Bolsonaro, elogia l’ultima dittatura nei suoi discorsi. Il programma di Bolsonaro vuole aumentare drasticamente la spesa per forze di polizia e paramilitari. Hamilton Mourão, accusato di essere stato tra i militari torturatori negli anni della dittatura, ha annunciato a scrutinio ancora in corso quale sarà la prima misura che metterà in atto: confermare la riforma pensionistica voluta da Michel Temer e quindi aumentare i benefici dei militari.

Imprenditori. Jair Bolsonaro ha ammesso che non capisce di economia e che non se ne occuperà. La politica economica del Paese sarà affidata all’economista Paulo Guedes. Guedes è laureato all’Università Federal di Minas Gerais e ha proseguito gli studi all’Università di Chicago. Ha fondato il think tank liberale Millenium e la Banca Pactual. È socio dell’impresa Bozano Investimentos. È considerato un discepolo dei Chicago boys, i riformisti liberali americani guidati da Milton Friedman. Il suo pensiero economico e politico è spiegato negli articoli che Il suo programma prevede la privatizzazione di tutte le imprese statali, tra cui la Banca del Brasile e la petrolifera Petrobras. “La centralizzazione di risorse e poteri corrompe la politica e frena l’economia. È uno stato che è in tutto e interviene ovunque, perché è minimo nella consegna e massimo nel consumo”, ha scritto Guedes. L’economista ha l’intenzione di eliminare completamente e riformare il sistema di assistenza sociale e il sistema di pensioni. Vuole rendere quest’ultimo un regime di capitalizzazione individuale. Secondo Guedes, i contributi “riducono la competitività delle imprese, fabbricano diseguaglianze sociali e minacciano la crescita dell’economia”.

Fernando Haddad, che  nel Nordeste, una delle roccaforti del PT, ha avuto il   69%  nel suo discorso post ballottaggio ha chiesto che i suoi elettori siano “rispettati”, poiché Bolsonaro aveva promesso domenica 21 ottobre che  la sinistra  sarebbe andata in prigione o esilio. Sono stati segnalati tafferugli in varie parti del paese, con un sostenitore di Haddad assassinato. L’ONG Human Rights Watch, in una dichiarazione rilasciata dopo i risultati, ha lanciato un appello urgente per la tutela dei diritti in Brasile, costringendo Bolsonaro ad abbassare i toni e a dichiarare che culturale e sociale al fascista Bolsonaro deve tirare fuori denti e unghie. Nelle istituzioni, il PT è il maggior partito in parlamento, e nel paese, per porre ostacoli al bolsonarismo e preparare l’alternativa . Ci vorrà molto più di un’elezione per imporre una dittatura fascista a un paese di circa 210 milioni di persone. Ci sono grandi battaglie di classe in prospettiva.  Bisogna costruire un nuovo movimento , basato su un programma socialista, le lotte dei lavoratori brasiliani devono collegarsi con quelle in tutta l’ America Latina e non solo.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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