di Adriano Manna
Il merito della questione, sotto il punto di vista prettamente economico, sembra quasi passare in secondo piano dinanzi ad una natura dello scontro che appare squisitamente politica: la finanziaria proposta dal governo italiano semplicemente presenta numeri che non trovano riscontro nella realtà dei fatti, basandosi su previsioni di crescita a dir poco fantasiose, e questo è un dato di fatto inoppugnabile.
L’aumento del deficit, a fronte di un debito pubblico già enorme, troverebbe giustificazione nella necessità di mettere in campo politiche espansive, le uniche effettivamente in grado realmente di far uscire in prospettiva il paese dalla spirale del debito. Ma se andiamo ad analizzare i provvedimenti contenuti nel testo, di espansivo c’è ben poco.
La finanziaria quindi andrebbe bocciata come tale, in quanto accozzaglia di provvedimenti frutto di una scellerata alleanza tra una cultura politica violentemente regressiva (quella della Lega) ed una anche progressista in un’accezione pre-politica, ma totalmente incapace di elaborare una visione politica coerente e organica nella visione di governo (M5S).
L’atteggiamento della Commissione, dal canto suo, è come al solito ideologico. Il problema è il deficit eccessivo o la mancanza di politiche realmente espansive? Sarebbe lecito allora chiedere alla Commissione che credibilità possa avere un organo che in passato ha “sponsorizzato” politiche di violento contenimento della spesa pubblica, che hanno avuto come solo esito quello di un costante aumento del debito pubblico a causa della diminuzione della ricchezza prodotta nel paese.
Ma la questione, come dicevamo, sembra squisitamente politica: L’Italia, a guida leghista nella sostanza, si proponeva come testa di legno di un nuovo fronte sovranista che aveva come fine ultimo la disarticolazione del campo europeo, operazione ben sponsorizzata da Washington e vista con simpatia anche da Mosca (alla faccia della sovranità). L’isolamento, anzi l’aggressività con cui i presunto governi “sovranisti” (ma chiamiamoli col loro nome, sono governi di estrema destra) sulla carta grandi amici di Salvini, stanno aggredendo l’Italia spingendo la Commissione ad usare con noi il pugno di ferro, dimostra che questo fronte non esiste.
Il tanto decantato governo “sovranista” in salsa italiana, isolato e attaccato dai suoi stessi alleati, rischia nei fatti di portare nel futuro prossimo l’Italia in una situazione di reale perdita di sovranità, per via della procedura d’infrazione e della grave esposizione dei nostri conti pubblici sui mercati finanziari.
In politica contano i risultati, non gli annunci. Conta la capacità di creare rapporti di forza reali, di costruirli anche nel medio periodo se la situazione di partenza è particolarmente svantaggiosa.
La lezione di questi giorni impartita dal governo greco di Syriza, al cospetto dell’improvvisazione italiana, è impietosa: Tsipras, partendo da una situazione letteralmente disperata ha gestito, anche con prezzi molto alti, una fase determinata da rapporti di forza sfavorevoli, per uscire oggi dal commissariamento e avviare così un clamoroso piano di politiche espansive, non attaccabile dalla Commissione perché sostenuto da un surplus di bilancio considerevole.
L’Italia, la terza economia del continente, si trova oggi completamente isolata, precaria, ed esposta realmente a spinte esterne che possono metterne a rischio una fetta di sovranità molto più ampia di quella concessa a livello continentale dai vari trattati istitutivi dell’Unione. La cosa più grave è che tutto questo sta avvenendo per mero calcolo elettorale.