Francesco Cecchini

MADRE TERESA DA CALCUTTA
Madre Teresa di Calcutta, Anjezë Gonxhe Bojaxhiu, albanese naturalizzata indiana, Premio Nobel per la Pace nel 1979, proclamata beata da Wojtila il 19 ottobre 2003, è stata fatta santa da Bergoglio il 4 settembre 2016.
Opinioni e giudizi su Anjeza Gonxhe Bojaxhiu, Madre Teresa non sono tutti positivi, come quelli di Wojtila e Bergoglio. Un paio di esempi. Rossana Rossanda in una prefazione agli scritti della teologa Adriana Zarri, pubblicati da Einaudi afferma che questa diffidava di Madre Teresa, perché in nome delle credenze cristiane sulla redenzione dei peccati attraverso il dolore fisico, lasciava morire senza cure i malcapitati che entravano nei suoi lazzaretti. Lazzaretti e non ospedali, ricoveri e non ospedali. Ci sono testimonianze di fotoreporter e giornalisti che hanno visto e documentato nell’ “ospedale di Madre Teresa cose terribili. S. Sollima, reporter del Guardian, in un commento su AgoraVox ha scritto: “Lospedale è un hangar con lettini messi in fila sui quali giacciono larve umane in attesa di morire, senza cure, senza assistenza, nella totale indifferenza. Le suore a volte passano per fare iniezioni e usano la stessa siringa per diverse persone, i pochi servizi igienici sono latrine sporche. Madre Teresa diceva che il dolore unisce a Dio, però quando stava male si curava in un lussuoso ospedale americano e i fondi che raggranellava durante i suoi viaggi promozionali servivano per fondare conventi per le sue suore che si occupano solo di convertire al cristianesimo e non per assistere ammalati e bambini” .
La notte tra sabato 2 e domenica 3 dicembre 1984, nello stabilimento della Union Carbide India Limited (UCIL, consociata dellamericana Union Carbide) della città di Bhopal, nello stato indiano del Madhya Pradesh, avvenne la più grande tragedia industriale dellera moderna in India e nel mondo. Nello stabilimento costruito nel 1980 si produceva per il mercato indiano linsetticida Carbaryl, conosciuto come Sevin, un pesticida ancora oggi prodotto. Non particolarmente tossico per luomo, era ed è un prodotto fitosanitario efficace, preferibile al DDT, che in quegli anni era ancora molto usato in Asia e in India. Per ottenere un profitto limpianto avrebbe dovuto produrre 5.000 tonnellate allanno di Sevin. All inizio trovarono impiego circa 1.000 operai, ma le cose non andarono bene. Nel primo anno furono prodotte 2.700 tonnellate, che scesero l anno successivo a 2.300. Un ruolo importante lo ebbe la siccità che colpì lIndia e fece crollare la domanda di insetticidi da parte di contadini e di proprietari di terre. LUnion Carbide decise di ridurre prima gli organici e poi nellestate del 1983 di terminare la produzione. Va sottolineato che lUnion Carbide non costruì l impianto con gli stessi standard di sicurezza del correspettivo americano. Per risparmiare, naturalmente. Solamente nei primi giorni vi furono tra 2000 e 2500 morti.
Pochi giorni dopo il disastro, Madre Teresa lasciò Calcutta e scortata da due macchine governative arrivò a Bophal, dove distribuì ai sopravvissuti medagliette dalluminio con limmagine della Madonna e disse loro: «Potrebbe essere stato un incidente. È come il fuoco che può sempre divampare. Per questo è importante perdonare. Il perdono ci dà un cuore puro e la gente si sentirà, dopo, cento volte meglio».Wojtila si unì poco dopo a Madre Teresa, affermando che Bophal era stato un triste evento causato dallo sforzo dell uomo di progredire. Dopo una visita di otto ore negli ospedali della città e nei quartieri duramente colpiti, con una breve sosta per il pranzo, Madre Teresa ha descritto un risultato positivo dell’incidente: “Una cosa bella. Ha tirato fuori il meglio di tutti. Questo ha permesso a queste persone di condividere, di servire la sofferenza che non sarebbe mai stata coinvolta in altro modo ”, ha detto mentre benediva oloro che le affollavano, mettendo dei piccoli medaglioni di alluminio di St. Mary nelle loro mani.
Da non dimenticare!!!

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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