Dopo un altro presunto attacco con armi chimiche in Siria, alcuni mezzi di informazione occidentali hanno dato una risposta scettica, altri hanno addirittura taciuto il fatto. La reazione decisamente diversa rispetto alla consueta isteria da “attacco chimico” deriva dal fatto che, diversamente da incidenti precedenti, questa volta sembra che i responsabili siano i militanti che operano a Idlib, in Siria, con il sostegno occidentale.

Si stanno ancora raccogliendo le prove di questo recente attacco chimico e l’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPAC) arriverà sul posto per effettuare le indagini. Va ricordato che in precedenza nulla di tutto ciò era mai stato richiesto, né dai mezzi di informazione occidentali, con lo scopo di creare un’ondata di isteria accusando i responsabili -principalmente Damasco – e istigare una risposta militare da parte dell’Occidente, né dai leader occidentali che avrebbero prontamente risposto con la forza militare.

Confronto e contrasto

Anche senza avere prove certe in mano, Gli Stati Uniti, insieme al Regno Unito e alla Francia, lo scorso aprile avevano condotto attacchi militari in Siria dopo un presunto attacco chimico che, secondo l’Occidente, era stato perpetrato dall’esercito siriano a Douma, sei miglia a Nord-Est di Damasco.

La TV di stato britannica, la BBC, aveva riportato senza alcuna riserva le rivendicazioni provenienti da organizzazioni di dubbia affidabilità, come i “White Helmets“, secondo le quali erano state impiegate armi chimiche ed erano stati uccisi numerosi civili. In un articolo della BBC intitolato “Guerra in Siria: almeno 70 morti in un presunto attacco chimico a Douma” [in inglese] si affermava:

ll Ghouta Media Center, sostenitore dell’opposizione, ha informato tramite un tweet che 75 persone sono “morte per asfissia” e altre mille hanno subito le conseguenze del presunto attacco.

Secondo l’articolo i danni ai civili sono stati provocati dal Sarin, un agente tossico, contenuto in una bomba barile lanciata da un elicottero.

La Union of Medical Relief Organizations, un’associazione umanitaria che collabora con gli ospedali siriani, ha riferito alla BBC che l’Ospedale Rurale di Damasco ha confermato la morte di 70 persone.

Molto più avanti nell’articolo, dopo la solita retorica che predispone il pubblico a vedere di buon occhio il contrattacco militare occidentale, la BBC infine ammette che il governo siriano ha conquistato il territorio circostante grazie ad anni di combattimenti – possiamo credere che l’abbia fatto usando armi convenzionali – e che quel che resta dei territori retti dall’opposizione è stato occupato da Jaish al-Islam, uno dei numerosi affiliati di Al-Qaeda che opera in Siria con il sostegno di Stati Uniti e NATO.

L’articolo, come molti altri simili, iniziava con queste parole:

Medici e soccorritori confermano che almeno 70 persone sono morte in un attacco chimico a Douma, l’ultima città ad Est di Damasco nelle mani dei ribelli.

Confrontiamo quanto riportato sopra con l’articolo della BBC sull’ultimo attacco chimico ad Aleppo intitolato “Guerra in Siria: l’attacco con il gas provoca la risposta russa.” [in inglese]. Questo articolo iniziava così:

La Russia ha condotto un raid aereo contro i ribelli siriani accusati di aver lanciato un attacco chimico contro la città di Aleppo retta dal governo.

La BBC forniva senza esitare le smentite dei militanti che operavano ad Idlib e descriveva gli incidenti come una probabile montatura creata per giustificare gli attacchi aerei russi contro le posizioni dei militanti.

L’articolo ometteva anche di evidenziare che, anche se fossero state usate armi convenzionali e non armi chimiche come invece si dice, anche in questo caso l’azione dei militanti avrebbe rappresentato una violazione della zona cuscinetto creata tra le forze siriane e i militanti basati a Idlib, e sarebbero stati comunque obiettivi legittimi per l’aviazione russa così come per una contro-azione dell’esercito siriano.

L’improvviso scetticismo e il “benaltrismo” incredibilmente sarcastico mostrati da altre appendici della propaganda di guerra occidentale – comprese le organizzazioni che si occupano di diritti umani come Amnesty International e Human Right Watch, o anche da Eliot Higgins, membro di progetti NATO come Digital Forensic Research Lab e Future Europe Initiative – manifestano come l’ipocrita e cinica violazione dei diritti umani e le “indagini open-source” siano strumenti della propaganda di guerra dell’Occidente.

Kenneth Roth, direttore esecutivo di Human Rights Watch, nel suo unico post sui social media in merito all’attacco, ha dichiarato:

La Siria chiede al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di condannare il sospetto attacco dei ribelli con l’uso di cloro – lo stesso Consiglio di Sicurezza in cui la Russia, alleata della Siria, ha posto il veto all’estensione delle indagini che avrebbero potuto identificare i colpevoli dell’attacco chimico.

Nel commento di Roth mancano l’isteria, le continue richieste di giustizia e i richiami a un’azione immediata contro i colpevoli che sono arrivati a seguito di altri attacchi in cui erano state probabilmente usate armi chimiche; l’unica differenza è il presunto responsabile degli attacchi.

Eliot Higgins, del Consiglio Atlantico, aveva passato il giorno seguente all’attacco a pubblicare immagini delle munizioni che si supponeva fossero state usate per colpire Aleppo (ammettendo così che un attacco e la conseguente violazione della zona cuscinetto avevano davvero avuto luogo) e affermava che nessuno di questi proiettili conteneva agenti chimici, pur non avendo alcuna competenza nel campo delle armi e pur non avendo mai messo piede in Siria, e ovviamente senza aver indagato la scena di questo attacco.

Che abbiano usato armi chimiche o meno, i militanti hanno sicuramente violato la zona cuscinetto di Idlib.

Sarebbe prematuro trarre conclusioni sul tipo di munizioni usate nel recente attacco contro Aleppo. Tuttavia, da quanto riportato dai diversi organi di propaganda occidentali, risulta certo che i militanti di Idlib hanno condotto un attacco armato.

L’attacco è stato, comunque e senza dubbio, una violazione degli accordi stipulati per ridimensionare gli scontri tra le forze del governo siriano e i loro alleati e il resto delle forze mercenarie occidentali ad Idlib, e richiedeva quindi una risposta militare.

Quando gli ispettori dell’OPAC arriveranno, e con il trascorrere del tempo, si potranno raccogliere le prove e si potrà definire la vera natura dell’attacco prendendo, se necessario, ulteriori misure contro i militanti stanziati a Idlib.

Indipendentemente dai risultati di queste indagini, l’Occidente ha sofferto un’altra sconfitta sul piano tattico, strategico e ora anche su quello politico dato che un altro giro della lunga corda concessagli dai suoi avversari si sta avvolgendo intorno al suo collo, strangolando quel poco che resta della sua credibilità.

Il palese pregiudizio e l’incoerenza, determinata da questioni politiche, hanno a tal punto pervaso la narrazione di media come la BBC che il confronto di diversi articoli diventa un’accusa contro la sua legittimità come fonte di notizie, se non addirittura la sua parodia.

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Articolo di Tony Cartalucci pubblicato su Land Destroyer il 29 novembre 2018
Traduzione in italiano a cura di Maria Luisa Sangalli per Saker Italia 

http://sakeritalia.it/medio-oriente/siria/siria-un-presunto-attacco-chimico-suscita-una-risposta-opposta-da-parte-delloccidente/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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