Faccio parte di una generazione che ci ha messo un po’ di tempo a sapere cosa succede alle donne ogni trenta giorni. Quando ero piccolo, c’erano giornate in cui mia madre non stava bene, ma ovviamente non potevo ricavarne una regola generale e poi c’erano questi pacchetti di colore blu scuro che acquistava quando faceva la spesa e che erano una delle cose che in casa non doveva mancare mai. Sinceramente non ricordo quando ho saputo cosa stava davvero succedendo, ma credo tardi e comunque in maniera confusa. Ci ho messo un po’ di tempo – troppo tempo – per saperne abbastanza.
Non so cosa succeda adesso, ma credo che, nonostante la pubblicità affronti il tema certamente in maniera più esplicita rispetto agli anni Settanta, i giovani maschi abbiano per un bel pezzo della loro adolescenza una vaga idea di quella cosa lì. Perché mi pare che anche i maschi adulti non ne abbiano un’idea così precisa. Non è il periodo – come credono in tanti – in cui le nostre mogli, sorelle, colleghe, amiche sono particolarmente nervose: fosse questo basterebbe una camomilla.
Mi pare che gli uomini non si rendano conto di quello che succede, pur riguardando anche una questione di soldi, un tema di cui i maschi, giovani e adulti, amano occuparsi. Grazie a qualche inchiesta che finalmente si può trovare in rete, possiamo vedere che l’Italia è praticamente l’unico paese europeo in cui gli assorbenti e tutti gli altri articoli che possono essere usati durante il ciclo mestruale sono tassati con l’aliquota Iva più alta prevista, ossia il 22%. La Spagna la sta per portare al 4%, il Regno Unito l’ha abbassata al 5% nel 2000 e la Francia al 5,5% nel 2015. In Belgio e in Olanda è al 6%, mentre in Irlanda è stata azzerata. So che l’Europa non va più di moda e neppure io sono un gran sostenitore delle istituzioni comunitarie, ma francamente fare i sovranisti sugli assorbenti mi pare piuttosto stupido.
E poi c’è una questione più generale che riguarda la povertà delle donne. Immagino ricorderete il bel film di Ken Loach Io, Daniel Blake. Sono proprio assorbenti ciò che Katie cerca di rubare dal supermercato, perché sono prodotti che non hanno alla food bank; e da questo furto comincia per lei la discesa che la porterà a prostituirsi. Nei paesi dell’Africa sub-sahariana almeno una ragazza su dieci non va a scuola quando ha il ciclo, perché le loro famiglie non hanno i soldi per comprare gli assorbenti o perché nelle loro scuole non ci sono gabinetti e acqua corrente. Nel mondo ci sono milioni di donne che hanno meno possibilità dei loro coetanei maschi solo perché hanno il ciclo mestruale e quindi non possono studiare e lavorare come loro. Mentre ovviamente potrebbero farlo, anzi potrebbero farlo meglio di loro.
Il tema non è soltanto l’aliquota su questi prodotti in Italia – e pure si tratta di una questione rilevante su cui occorre subito intervenire – o anche quello più drammatico della mancanza di questi prodotti per milioni di donne, ma più in generale sull’invisibilità delle donne. E un segno evidente del fatto che questa società non vede le donne è proprio il fatto che non spiega agli uomini cosa sia il ciclo mestruale. E quello che non si sa non è neppure possibile affrontarlo.
Sembra un paradosso, attorno a noi ci sono continuamente immagini di donne, ma si tratta per lo più di immagini dei loro corpi. E più appaiono i corpi delle donne più loro diventano invisibili. E irrilevanti i loro problemi. Oggi in Italia sarebbe più facile organizzare una mobilitazione per ridurre l’aliquota Iva sugli alimenti per gli animali che sugli assorbenti.
Sembra un paradosso, ma credo ne sapessero di più i nostri antenati nell’antica Grecia, anche se il ciclo mestruale era uno degli elementi del culto dei misteri, era qualcosa di cui non si poteva e non si doveva parlare. Nell’antica Grecia i misteri erano certamente segreti – e infatti noi ne possiamo solo intuire i temi dominanti – ma non erano invisibili. E con loro le donne. Duemilacinquecento anni dopo non vediamo le donne come Katie, non vediamo le ragazze che non vanno a scuola perché hanno il ciclo, non crediamo sia un problema se l’Iva per gli assorbenti è al 22%.

se avete tempo e voglia, qui trovate quello che scrivo…

Di Luca Billi

Luca Billi, nato nel 1970 e felicemente sposato con Zaira. Dipendente pubblico orgoglioso di esserlo. Di sinistra da sempre (e per sempre), una vita fa è stato anche funzionario di partito. Comunista, perché questa parola ha ancora un senso. Emiliano (tra Granarolo e Salsomaggiore) e quindi "strano, chiuso, anarchico, verdiano", brutta razza insomma. Con una passione per la filosofia e la cultura della Grecia classica. Inguaribilmente pessimista. Da qualche tempo tiene il blog "i pensieri di Protagora" e si è imbarcato nell'avventura di scrivere un dizionario...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy