OSVALDO BAYER

Francesco Cecchini


Ricordando Osvaldo Bayer…
“Compagni, rifiutate tale assurdità perché gli operai non vedono un nemico in colui che non è un connazionale, bensì una vittima del capitale, che tutto corrompe e sottomette. Noi uomini, ovunque siamo nati, siamo tutti uguali e per questo tra di noi non possono esserci differenze di nazionalità. Avanti, quindi, fino al nostro trionfo di giustizia. Rimaniamo uniti perché l’unità ci farà vincere le difficoltà che creano i nostri nemici.” Osvaldo Bayer
Il 24 dicembre è morto Osvaldo Bayer giornalista, scrittore, storico e uno dei più importanti intellettuali argentini. Aveva 91 anni. Era una figura emblematica del pensiero latinoamericano e un critico accorto di fronte a tutti gli attuali governi non solo argentini. Lo ha annunciato la figlia, la cineasta Ana Bayer: “Purtroppo devo dare una triste notizia, Osvaldo Bayer, mio padre, è morto.”
Nacque a Santa Fé il 18 febbraio 1927. Quando dovette fare il servizio militare, fedele ai suoi principi, si rifiutò e fu assegnato a spazzare e incerare pavimenti degli uffici degli ufficiali per diciotto mesi. Nel 1952, per alcuni anni, studiò Storia all’Università di Amburgo e da allora la storiografia è stata il suo strumento per analizzare, capire la realtà e criticarla. Quando tornò in Argentina si dedicò al giornalismo e a scrivere. Ha lavorato con Noticias Gráficas , El Esquel in Patagonia e Clarín. Nel 58 fondò La Chispa, il primo giornale indipendente in Patagonia. Fu perseguitato da diversi governi.
Per il suo libro I Vendicatori della Patagonia tragica e per ricerchestorico-giornalistiche fu costretto dalla fascista e terrorista fu costretto a rifugiuarsi in Germania dove rimase dal 1975 fino al 1983, quand o cadde la dittatura militare. Suoi libri importanti sono Gli Anarchici Espropriatori, Calcio Argentini, Ribellione e Speranza e Severino Di Giovanni,
Osvaldo Bayer è stato un uomo di sinistra, un uomo ribelle con il potere che si definì:”Un anarchico e pacifista a tutti i costi.”


PATAGONIA REBELDE.

Patagonia rebelde è un fim realizzato da Olivera, Orso d’argento a Berlino nel 1974, tratto dal libro di Osvaldo Bayer. I protagonisti delle vicende narrate da Bayer sono peones, gauchos dalla pelle tagliata dal vento, bandoleros e sindacalisti anarchici. Ribelli dimenticati di un lungo sciopero insurrezionale che nel 1921 li vide occupare le fattorie dei latifondi patagonici con un’armata stracciona che, sventolando la bandiera della rivolta, tenne in scacco per mesi polizia ed esercito. Tra loro un bandolero italiano noto come El Toscano. Storie drammatiche di ribellione e ideali internazionalisti che Bayer raccontò con passione, quasi in presa diretta.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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