Di Juan Cole

La Washington ufficiale è sconvolta per le dimissioni, presentate giovedì, del Segretario alla Difesa, James Mattis, che ha scritto a Trump una lettera che diceva: “Poiché lei ha il diritto di avere un Segretario della Difesa le cui opinioni siano meglio allineate con le sue su questi ed altri argomenti, credo sia giusto che mi dimetta dalla mia carica.” Questa mossa è arrivata come reazione al repentino annuncio di Trump su Twitter che gli Stati Uniti avrebbero ritirato, completamente e immediatamente dal Nordest della Siria i loro 2000 militari per le operazioni speciali. Trump ha cercato di presentare il commiato di Mattis   come un pensionamento, ma sembra chiaro che Mattis si sta dimettendo per protesta, dato che giovedì mattina aveva tentato di discutere a fondo con Trump della sua mossa precipitosa.

Giovedì sera, i funzionari statunitensi hanno detto che Trump avrebbe ritirato 7.000 soldati dall’Afghanistan, di cui 14.000 subito e c’è stato un vortice di voci che li avrebbe portati via tutti.

Trump è imprevedibile ed egoista e transazionale, ed è comprensibile che l’idea di avere lui a capo degli affari militari statunitensi senza controllo da parte di un ufficiale esperto come Mattis dovrebbe terrorizzare Washington.

E certamente è vero che Mattis abbia spesso frenato i peggiori istinti di Trump, litigando per rilanciare i luoghi neri e le torture, litigando per schierarsi con l’Arabia Saudita nell’attacco al piccolo Qatar e opponendosi alle misure punitive di Trump verso i soldati transessuali.

Se, però, doveste giudicare il comportamento di Mattis come Segretario della Difesa, dovreste guardare la sua prova riguardo alle sfide militari.

Mattis, fondamentalmente, ha portato a termine le politiche verso l’ISIL (Stato Islamico di Iraq e Levante) stabilite dall’ amministrazione Obama e dal suo predecessore Ash Carter. L’alleanza con i Curdi di sinistra per sconfiggere l’ISIL a Raqqa è stata una produzione di Obama / Carter di cui Mattis ha beneficiato e che perseguito nel suo stesso mandato (Raqqa è caduta nelle mani dei Curdi nell’ottobre del 2017). Allo stesso modo, la presa di Mosul nel nord dell’Iraq ha seguito il modello di Obama / Carter (Mosul è caduta nel luglio 2017).

C’è, tuttavia, una differenza tra le politiche di Obama verso l’ISIL e quelle di Mattis. Con Trump le regole di ingaggio sembra che siano state sostanzialmente allentate. Nel 2017, gli attacchi aerei statunitensi nella regione hanno ucciso il 215% dei civili che erano morti durante tali attacchi  l’anno prima. Forse Trump può averli ordinati, ma Mattis avrebbe potuto opporsi  nel modo in cui lo aveva fatto per altri problemi, ma non ci sono prove che lo abbia fatto.

Dopo che l’ISIL è stato  sconfitto, Trump ha bloccato gli aiuti per i civili a Raqqa, senza i quali c’era sempre il rischio che i giovani tornassero al radicalismo. Rifiutarsi di finanziare la ricostruzione di Raqqa dopo che è stata distrutta da raid aerei di inutilmente brutali (rispetto all’era di Obama, che non era “bella”, tanto per cominciare) è un modo per garantire il riemergere dell’ISIL in seguito.

Perché Mattis non si è dimesso per quella politica?

In Afghanistan, durante i due anni passati, c’è stato un progressivo peggioramento della situazione di sicurezza sul terreno. Anni fa Mattis aveva detto che era “divertente” uccidere i Talebani che trattavano male le donne. Divertente oppure no, Mattis non è stato efficiente in questo. Si stima ora che il 40% – 50% del paese sia sotto il dominio dei Talebani. Dal 2015 circa 28.000 soldati dell’Esercito Nazionale dell’Afghanistan sono stati uccisi, cosa che non è esattamente una vittoria. Il fatto che Trump abbia fatto cadere la madre di tutte le bombe su alcuni estremisti, non ha avuto un effetto a lungo termine. Mattis ha detto di avere cercato una soluzione politica che non implicava il ritiro delle truppe statunitensi da quel paese. Mattis stava perdendo l’Afghanistan, come ha ammesso perfino la rivista di destra, Weekly Standard, e non può essere considerata come una storia di successo su quel fronte.

Mattis ha appoggiato con veemenza la guerra saudita allo Yemen, con tutta la sua brutalità e  la messa a rischio  di milioni di civili (potrebbero morire di fame). Mattis è così credulone che ha abboccato alla stupida propaganda che il gruppo ribelle indigeno degli Houthi è controllato dall’Iran. L’Iran ha avuto qualcosa a che fare con gli Houthi, ma non così tanto. Il Principe della Corona Saudita Mohammed bin Salman, che Mattis ha sostenuto, è un uomo feroce, e Mattis ha cercato di occultare l’assassinio di Jamal Khashoggi nella sua testimonianza, dicendo che non c’è una “pistola fumante.” (Che dire di una sega per ossa fumante?)

Mattis non è un cavaliere che indossa un’armatura scintillante, ma un altro generale di destra del tipo di Westmoreland, che vincerà sempre la vostra guerra per voi se gli si permette soltanto di  giocare in modo sufficientemente sporco e se gli si danno sufficienti uomini, soldi e decenni.

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/mattis-was-no-shining-knight

Originale : Informed Comment

Traduzione di Maria Chiara Starace

Traduzione © 2018 ZNET Italy – Licenza Creative Commons  CC BY NC-SA 3.0

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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