Francesco Cecchini

La vita di Tina Modotti è stata breve, 45 anni, ma intensa e ricca di esperienze emotive, artistiche e di impegno rivoluzionario. Si è innamorata e ha fatto innamorare uomini come Edmond Weston e Julio Antonio Mella, in soli sette anni, dall’estate del 1923 all’ottobre 1930, ha fotografato il Messico realizzando fotografie di grande valore estetico, ha partecipato alla guerra civile in Spagna.
La mattina del 6 gennaio 1942, a Città del Messico, dopo una cena nell’appartamento dell’amico Hannes Mayer, architetto che tra il 1928 e il 1930 aveva diretto il Bauhaus a Berlino, Tina prese un taxi diretta all’appartamento in Dr. Balmis al numero civico 137, il suo ultimo, modestissimo appartamento, in cima a un edificio, nello spazio che di solito è occupato dalle domestiche delle famiglie borghesi di fronte all’ Ospedale di Colonia Doctores, che divideva con Vittorio Vidali suo compagno da oltre 10 anni. Non arrivò, perché un colpo al cuore le tolse la vita. Come scrisse Mildred Costantine in, Tina Modotti: A Fragile Life,:” Il tassista terrorizzato abbandonò l’auto; la polizia la portò alla Croce Verde dove gli amici identificarono il cadavere.”
Nella sua borsetta fu trovata una foto dell’uomo che più amò in vita, Julio Antonio Mella.
Dopo la Spagna Maria, il suo nome di battaglia, ritornò ad essere Tina e dopo un tentativo fallito di sbarcare a New York per riunirsi con la sorella Yolanda ritornò alla terra che più amava, il Messico.
Il ritorno di Tina in Messico ha niente in comune con la felicità, l’entusiasmo del primo arrivo, vent’ anni prima.
Il Messico non è lo stesso, l effervescenza del rinascimento dopo la rivoluzione degli anni 10, si è spenta.
Tina fa parte di chi è stato sconfitto, ma non è rassegnata. Vive traducendo, da assistenza ai profughi, collabora con la Alleanza Internazionale Giuseppe Garibaldi, una organizzazione che lottava in vari modi contro il fascismo. Si interessa anche di fotografia. Con la scrittrice Constancia de la Mora lavora a documentare le opere d arte dello Yucatan, ma il materiale è andato perduto.

Tina è ammalata di cuore e lo sa. L assassinio delluomo che più ha amato, le persecuzioni politiche, la guerra di Spagna le hanno fessurato il cuore.
Come già era accaduto dopo l’assassinio di Julio Antonio Mella, la stampa reazionaria e scandalistica cerca di trasformare la morte di Tina in un delitto politico e ne attribuisce la responsabilità a Vittorio Vidali. Pablo Neruda, indignato per queste polemiche, scrive una forte poesia che viene pubblicata da tutti i giornali e contribuisce a tacitare le calunnie.
…sul gioiello del tuo corpo addormentato ancora protende la penna e l’anima insanguinata come se tu potessi, sorella, risollevarti e sorridere sopra il fango.
Pablo Néruda ha scritto nelle sue memorie “Confesso di aver vissuto” le seguenti parole:
“La destra messicana ha cercato di rinnovare l’infamia coprendo la sua morte di scandalo, come lo ha fatto quando è morto Mella. Carlos e io abbiamo vegliato il piccolo cadavere. Vedere soffrire un uomo così forte e coraggioso non è una vista piacevole. Questo leone sanguinava quando ricevette nella sua piaga il violento veleno dell’ignominia a Tina Modotti voleva essere nuovamente spalmata nella morte. Il comandante Carlos ruggì, gli occhi rossi di lacrime; Tina stava cerea nella sua piccola bara esiliata; e io tacevo, impotente a calmare tutta la tristezza umana nella stanza che ci ospitava. I giornali hanno riempito intere pagine di spazzatura. Tina fu chiamata “la misteriosa donna di Mosca”. Alcuni hanno aggiunto: “È morta perché sapeva troppo”. Impressionato dal furioso dolore di Carlos, presi una decisione. Ho scritto un poema in cui ho sfidato coloro che offendevano la nostra morte e l’ho inviato a tutta la stampa. Sapevo che non sarebbe stato pubblicato. Eppure, oh miracolo! il giorno seguente, invece delle favolose rivelazioni promesse il giorno prima, il mio poema indignato e desolato fu pubblicato in prima pagina di tutti i giornali.Era intitolato “Tina Modotti è morta”. L’ho letto quella mattina nel cimitero del Messico, dove abbiamo lasciato il suo corpo, che riposi per l’eternità sotto una pietra di granito messicano dove sono state incise le mie strofe. E da allora, in Messico, la stampa non ha mai scritto una sola riga offensiva per la memoria di Tina. ”
Nel viaggio al cimitero l accompagnarono moltissime compagne e compagni, Frida Kahlo e Diego Rivera, scrittori e poeti come Anna Seghers e Pablo Neruda. Immagino una tipica giornata d inverno a Città del Messico , ma con il cielo sereno, e che il corteo canti L’Internazionale.
La bara era avvolta da una bandiera rossa con falce e martello, che verrà poi stesa sopra il tumulo, a fianco una foto di lei, giovane e splendida, presa molti anni prima da Edward Weston.

Profilo di Tina Modotti creato dallo scultore Leopoldo Mendez
L’ULTIMO SALUTO DI PABLO NERUDA ALLA SORELLA E COMPAGNA TINA MODOTTI.
Tina Modotti, sorella, tu non dormi, no, non dormi: forse il tuo cuore sente crescere la rosa di ieri, l’ultima rosa di ieri, la nuova rosa. Riposa dolcemente, sorella. La nuova rosa è tua, la nuova terra è tua: ti sei messa una nuova veste di semente profonda e il tuo soave silenzio si colma di radici. Non dormirai invano, sorella. Puro è il tuo dolce nome, pura la tua fragile vita: di ape, ombra, fuoco, neve, silenzio, spuma, d’acciaio, linea, polline, si è fatta la tua ferrea, la tua delicata struttura. Lo sciacallo sul gioiello del tuo corpo addormentato ancora protende la penna e l’anima insanguinata come se tu potessi, sorella, risollevarti e sorridere sopra il fango. Nella mia patria ti porto perché non ti tocchino, nella mia patria di neve perché alla tua purezza non arrivi l’assassino, né lo sciacallo, né il venduto: laggiù starai tranquilla. Non odi un passo, un passo pieno di passi, qualcosa di grande dalla steppa, dal Don, dalle terre del freddo? Non odi un passo fermo di soldato nella neve?Sorella, sono i tuoi passi. Verranno un giorno sulla tua piccola tomba prima che le rose di ieri si disperdano, verranno a vedere quelli d’una volta, domani, là dove sta bruciando il tuo silenzio. Un mondo marcia verso il luogo dove tu andavi, sorella. Avanzano ogni giorni i canti della tua bocca nella bocca del popolo glorioso che tu amavi. Valoroso era il tuo cuore. Nelle vecchie cucine della tua patria, nelle strade polverose, qualcosa si mormora e passa, qualcosa torna alla fiamma del tuo adorato popolo, qualcosa si desta e canta. Sono i tuoi, sorella: quelli che oggi pronunciano il tuo nome, quelli che da tutte le parti, dall’acqua, dalla terra, col tuo nome altri nomi tacciamo e diciamo. Perché non muore il fuoco.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

Un pensiero su “SEI GENNAIO 1942, MUORE TINA MODOTTI, FOTOGRAFA E RIVOLUZIONARIA.”
  1. Io credo che la vita di Tina sia stata piena, intensa ma stressante, al di là degli uomini che amò e da cui fu amata (di cui qui si dimentica il primo, che le fece fare un salto di qualità, se così possiamo dire, e che fu suo sposo: Roubaix del’Abrie Richey, dagli amici chiamato Robo), basti pensare alla fatica, anche emotiva, che fece con Soccorso Rosso, oltre alle fughe, alle paure, al vedere sogni infrangersi e la prepotenza prevaricare. Sarebbe interessante approfondire l’attività dell’Alleanza Internazionale Giuseppe Garibaldi,e da chi era composta, di cui non conoscevo l’esistenza. E rimando anche al mio, molto letto quando fu pubblicato: “Sobre Tina. Due considerazioni personali al margine di un convegno su Tina Modotti”. Grazie Cecchini per questo ricordo.

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