Non si finisce mai di sorprendersi: il Partito democratico sulle barricate per difendere la democrazia parlamentare, la discussione sugli emendamenti, la solidità della manovra.

E inoltre, con l’ex ministro dell’economia Padoan che criticava duramente i keynesiani come servitori della borghesia, la condanna circa la pro-ciclicità della legge di bilancio.

La legge di bilancio presenta delle lacune indifendibili, ma il clima generale non ha aiutato nessuno nel predisporre qualcosa di più sensato. Inoltre, occorre cautela nell’indicare il colpevole di alcuni provvedimenti intervenuti con l’accordo (recessivo) tra Commissione Europea e Governo italiano. Ho sempre pensato che la legge Fornero fosse tra i provvedimenti economici del governo Monti il più brutale. Era vero allora ed è ancora più vero oggi.

Il punto politico ed economico travalica l’operato del Governo. Perché non puntare il dito contro la Commissione Europea che ha imposto il blocco delle rivalutazioni delle pensioni come contrappeso per la ri-modulazione della Fornero? Perché non denunciare la Commissione Europea per la crescita esponenziale delle clausole di salvaguardia pari a 23 mld nel 2020 e 29 mld nel 2021? Perché non denunciare l’ex ministro Padoan di aver raffinato il principio delle clausole di salvaguardia, cioè deficit differito in ragione di provvedimenti che valgono nel presente, per sostenere i provvedimenti di Renzi e Gentiloni? Tria ha sempre detto che il deficit tendenziale era al 2% in ragione delle clausole di salvaguardia che lui giustamente non ha voluto attivare.

Serve però un ulteriore inciso sulle misure di quei governi (Letta, Renzi e Gentiloni): non erano forse misure correnti con poca spesa in conto capitale?

Serve anche una ulteriore puntualizzazione per chi rivendica la Troika in Italia. Con quale diritto comunitario la Commissione Europea esercita il ruolo di gendarme dei conti pubblici e con i criteri diventati sempre più restrittivi? Il Fiscal Compact non è entrato nel diritto comunitario perché il 27 novembre è stato bocciato dal Parlamento Europeo. Nei fatti, la Commissione esercita il ruolo di cane da guardia senza il paracadute del diritto comunitario, sostenuta da governi che perseguono la stessa politica dell’Unione – taglio della spesa pubblica – che, però, la vogliono fare in casa.

Nei fatti c’è un gioco al massacro del pubblico come soggetto economico; sul punto non c’è differenza tra tutte le forze politiche in campo. Forse questa compagine è più sciocca, ma il potere ignorante di Leon è personificata da tutta l’élite che si dice oggi paladina del buon senso.

Ci sarebbe anche una non banale riflessione politica da realizzare che faccio con una domanda: i servitori dello Stato e di chi temporaneamente lo guidano hanno coerentemente fatto il loro lavoro? Mi rendo conto della brutalità della domanda, ma un accordo tra Commissione Europea e Governo che entra nei minimi dettagli, financo l’obbligo del blocco delle rivalutazioni delle pensioni, può essere così estroversa da non permettere la relazione tecnica di accompagnamento in tempi credibili? So per certo che alcune misure just in time di Renzi via Tv, non è una battuta, sono state immediatamente recepite.

La democrazia è una cosa troppo delicata per essere così martoriata. La responsabilità non è solo di chi governa, ma lo è per l’opposizione e ancor di più per i «servi» dello Stato.

Quello che accade, compreso l’incomprensibile taglio all’editoria, è la sconfitta della ragione ed è la vittoria più brutale del liberismo che vuole tagliare la spesa pubblica.

Di Nardi

Davide Nardi nasce a Milano nel 1975. Vive Rimini e ha cominciato a fare militanza politica nel 1994 iscrivendosi al PDS per poi uscirne nel 2006 quando questo si è trasformato in PD. Per due anni ha militato in Sinistra Democratica, per aderire infine nel 2009 al PRC. Blogger di AFV dal 2014

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