Ha ragione il vicesindaco di Trieste. Quelle coperte sono brutte, sporche, e offrono una pessima immagine ai cittadini e ai turisti che passano ogni giorno per le vie di quella bella città. Non voglio sembrare più buono di quanto sia: anche a me quelle coperte danno fastidio, ne sento la puzza quando ci passo accanto, e penso anche che qualcuna di quelle persone in fondo meriti quello che gli è capitato e che la colpa non sia sempre del destino cinico e baro. 
In questi giorni quel vicesindaco è molto criticato – almeno in pubblico – perché certe cose a Natale, quando tutti facciamo finta di essere più buoni, non si fanno – meglio farle dopo il 6 gennaio, quando siamo liberi di essere stronzi – e soprattutto perché così si può criticare un partito che non ci piace (e che non piace neppure a me ovviamente). 
Naturalmente in tanti – ovviamente in privato – hanno pensato che quel vicesindaco abbia fatto bene a fare quello che ha fatto e che anzi avrebbe dovuto fare di più. A molti di quelli che in questi giorni hanno deplorato quell’azione non frega nulla dei senzatetto – e infatti quando hanno governato non hanno fatto nulla per risolvere i loro problemi – ma serve a farsi belli a buon mercato, con una buona dose di ipocrisia. In sostanza le coperte di Trieste sono diventate l’ennesima occasione offerta a una classe dirigente inadeguata per fare un po’ di propaganda, lasciando sostanzialmente tutto come prima. Tanto prima o poi arriverà l’estate e quelle coperte non saranno più necessarie. 
Quelle coperte sono davvero un’offesa per il decoro delle nostre città. Quelle coperte offendono le nostre coscienze, le nostre convinzioni, le nostre sicurezze, perché ci ricordano che ci sono cittadini che la casa non ce l’hanno, non l’hanno mai avuta, l’hanno avuta e ora l’hanno perduta, non la possono avere. Lo scandalo non sono quelle coperte sporche abbandonate, ma le persone che tutte le notti hanno bisogno di quelle coperte. Buttare quelle coperte non significa risolvere il problema dei senzatetto, che è grave, che coinvolge molte persone, italiane e straniere, vecchie e giovani, donne e uomini; spesso persone come me, come voi, persone che hanno avuto meno opportunità, che hanno avuto minor fortuna, persone che hanno fatto errori, a volte anche gravi. Solo nasconde il problema, lo mette sotto un’altra coperta, non meno indecorosa di quelle buttate dal vicesindaco.
Quelle coperte ci offendono perché ci chiedono cosa abbiamo fatto, ci interrogano sulle nostre responsabilità. Tanti di quelli che passano accanto a quelle coperte credono di non essere responsabili, magari si sentono perfino buoni perché hanno donato una di quelle coperte. E’ colpa anche nostra, perché non ci arrabbiamo, o facciamo finta di arrabbiarci, perché pensiamo che il problema sia sempre un altro e che ci sia qualcun altro che se ne deve occupare. Invece è qualcosa di cui dovremmo occuparci noi. E non ospitando qualcuno di quei senzatetto, come ci provoca immediatamente uno di quei benpensanti non appena alziamo la voce, o organizzando uno di quei stucchevoli pranzi delle feste per i poveri, a beneficio dei fotografi dei giornali. La soluzione non è nella carità individuale, ma nella solidarietà civica. 
Per quanto sia meritorio donare coperte a chi ne ha bisogno, non possiamo dire che questo sia sufficiente. Se critichiamo l’ipocrisia di chi non vuole che i senzatetto passino la notte sotto quelle coperte nelle vie delle nostre città, non possiamo neppure dire che ci accontentiamo di questa soluzione. Il meno peggio non smette mai di essere peggio e dobbiamo fare di tutto affinché nessuno sia costretto a dormire in strada. Lo scandalo vero è il numero di case vuote: a Trieste, come in ogni altra città, ci sono centinaia di case disabitate, magari in rovina. Case spesso di proprietà pubblica, che lo stato non sa nemmeno di avere, e case lasciate così per gli interessi dei privati, che preferiscono lasciarle andare in malora piuttosto che affittarle a chi ne ha bisogno. Ci sono centinaia di case oggetto di speculazione, per far diventare ricco chi è già ricco. Lo scandalo è l’indifferenza, lo scandalo è l’avidità, lo scandalo è l’ipocrisia e non c’è una coperta abbastanza grande e spessa per nasconderle. Allora il nostro compito è sollevare questa coperta e buttarla in faccia, con tutto il suo marciume, a chi l’ha messa lì.

se avete tempo e voglia, qui trovate quello che scrivo…

Di Luca Billi

Luca Billi, nato nel 1970 e felicemente sposato con Zaira. Dipendente pubblico orgoglioso di esserlo. Di sinistra da sempre (e per sempre), una vita fa è stato anche funzionario di partito. Comunista, perché questa parola ha ancora un senso. Emiliano (tra Granarolo e Salsomaggiore) e quindi "strano, chiuso, anarchico, verdiano", brutta razza insomma. Con una passione per la filosofia e la cultura della Grecia classica. Inguaribilmente pessimista. Da qualche tempo tiene il blog "i pensieri di Protagora" e si è imbarcato nell'avventura di scrivere un dizionario...

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