Los Angeles, 923 North Vendome street: questo indirizzo probabilmente non vi dice nulla, anche se è uno dei più famosi della storia del cinema. Si trova nel quartiere di Silver lake e proprio da quel civico parte una lunga scala che porta a Descanso drive. Ed è proprio quella lunga scala la vera protagonista di un breve film del 1932 (dura solo 27 minuti, anche se in Italia è più conosciuta una versione ancora più corta, a cui sono stati tagliati otto minuti). Probabilmente a questo punto avete già capito. Dall’altra parte della strada c’è un piccolo parco triangolare – che non si vede nel film – e che qualche saggio amministratore della “città degli angeli” ha pensato di dedicare a Stan Laurel e Oliver Hardy.
Il film è The music box, tradotto in italiano, in maniera tanto infedele quanto geniale, La scala musicale. E’ il film comico perfetto. Stanlio e Ollio sono i due trasportatori che devono consegnare una voluminosa e pesante pianola meccanica. Quando scoprono che la loro meta è la casa in cima alla lunga scala, scaricano la pianola dal carretto trainato da un cavallo e cominciano la faticosa salita. E per ben due volte la cassa contenente la pianola scivolerà lungo la scala, costringendo i due a ricominciare la salita, e permettendo a Oliver Hardy di fare alcuni dei suoi più celebri camera-look. Mai come in questa avventura è Stan Laurel il motore dell’azione, è lui che dà un calcio nel sedere alla bambinaia, è lui che getta giù per la scala il cappello del tronfio professore – che è l’inconsapevole destinatario della pianola – è lui che riesce fortunosamente a entrare nella casa per effettuare finalmente la consegna. Ollio subisce ogni volta e ogni volta guarda sconsolato nella macchina da presa, cercando la nostra solidarietà. E ogni volta noi siamo Ollio. Perché la loro unicità come coppia comica – una formula che, nonostante sia sotto gli occhi di tutti, nessuno è mai riuscito a ripetere – sta proprio in questa capacità di Oliver Hardy di essere la vittima designata, il capro sacrificale, della crudeltà innocente di Stan Laurel, che era a un tempo il motore comico della coppia. E così noi ridiamo con Stanlio e di Ollio; e contemporaneamente siamo solidali con Ollio, ma non riusciamo ad arrabbiarci con Stanlio.  

Venanzio disse che per quello che lui sapeva Aristotele aveva parlato del riso come cosa buona e strumento di verità.

Non sapremo mai cosa pensasse davvero della commedia il filosofo di Stagira, ma certamente avrebbe riso anche lui osservando la perfezione matematica degli scambi tra Laurel e Hardy, ne avrebbe riconosciuto il genio assoluto.Non c’è un messaggio in The music box – è Chaplin, con cui Laurel era arrivato in America, che usa il comico per dirci qualcosa – e in fondo non c’è neppure una storia. Laurel e Hardy sono più grandi di tutti perché c’è nei loro film soltanto la gioia pura e cristallina della risata. La loro grandezza sta essenzialmente nel saper togliere tutto quello che è in più, quello che non serve, per raggiungere una sorta di essenza della situazione che provoca il riso. C’è qualcosa di michelangiolesco nel loro lavoro: come l’artista fiorentino sapeva che all’interno di quel pezzo di marmo c’era il David o il Mosè e lui doveva “solo” liberarlo, togliendo quello che era in eccesso, così loro sapevano che in quell’azione c’era la gag perfetta. Dovevano solo liberarla.E la prossima volta che vedrete The music box non penserete affatto a quello che io oggi ho scritto o che altri prima di me – e senz’altro meglio di me – hanno scritto su quel film, non riuscirete ad analizzarne le sequenze, a cercarne di identificare i passaggi comici: riderete e basta.  

se avete tempo e voglia, qui trovate quello che scrivo…

Di Luca Billi

Luca Billi, nato nel 1970 e felicemente sposato con Zaira. Dipendente pubblico orgoglioso di esserlo. Di sinistra da sempre (e per sempre), una vita fa è stato anche funzionario di partito. Comunista, perché questa parola ha ancora un senso. Emiliano (tra Granarolo e Salsomaggiore) e quindi "strano, chiuso, anarchico, verdiano", brutta razza insomma. Con una passione per la filosofia e la cultura della Grecia classica. Inguaribilmente pessimista. Da qualche tempo tiene il blog "i pensieri di Protagora" e si è imbarcato nell'avventura di scrivere un dizionario...

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