Io, italiano, 24 ore al buio di Caracas.
Forse per chi vive in Italia non è ben chiara la portata di cosa è successo ieri in #Venezuela.
Un paese intero è rimasto al buio per circa 24 ore.
Chiunque, in casa, sa cosa vuol dire togliere la corrente un’ora quando i vicini fanno i lavori nel condominio.
Provate ora ad immaginare che tutte le metropoli italiane restino al buio per 20 ore e oltre.
I cellulari smettono di funzionare, tv, computer, metropolitane, treni, ascensori, frigoriferi, aria condizionata, riscaldamenti, scaldabagni, strumenti elettrici per aerosol, pressione, cuore… tutto inutilizzabile.

Chi sta tornando a casa dal lavoro, chi vuole sapere dove sta il figlio, la moglie, il padre… tutto impossibile.
Oggi senza cellulari la vita si ferma.
Dovete considerare che in Venezuela la percentuale di chi possiede un’auto privata è bassa, le persone si muovono con i mezzi pubblici, e comunque, per chi ha un’auto i distributori di benzina funzionano con l’elettricità: fermi anche loro.

Il black out è avvenuto alle 17:00, quando la gente sta per tornare a casa dal lavoro o dagli acquisti, poco prima del tramonto, in metro, in treno.
Tutto ciò è stato impossibile per centinaia di migliaia di persone ed oltre a questo era impossibile comunicare con la famiglia o poiché i cellulari non funzionavano, o perché le batterie erano scariche, o per assenza di segnale, o per assenza di wifi, o per tutte queste cose contemporaneamente.

Dalle finestre, vedevamo in strada, nel buio (alle 18:30 tramonta), migliaia di persone che a Caracas, che non è la città più tranquilla del mondo, tornavano a casa a piedi, molti di loro erano a oltre 10 km di distanza da casa. La mappa di Caracas si sviluppa in lunghezza, ai piedi di una montagna.
Eppure, nonostante ciò non sono stati segnalati fatti di criminalità, furti, saccheggi, omicidi: niente.
La gente ha capito cosa stava succedendo.

Aggiungiamo che in molti, dopo aver dormito al lavoro per impossibilità a tornare a casa, l’indomani, non sapendo cosa stava succedendo nel paese, hanno preferito andare a piedi fuori al Palazzo Presidenziale piuttosto che a casa per accertarsi che al Presidente non fosse successo nulla. Questo è difendere una Rivoluzione!

Non giriamo intorno al problema, non ci tappiamo gli occhi, chi ha causato il problema?
Il black out è stato causato da un attacco cibernetico al SISTEMA DI CONTROLLO AUTOMATIZZATO, alla “spina dorsale” come si dice in gergo, della centrale idroelettrica del fiume Guri, che rifornisce con energia pulita l’80% del paese.

Gli Stati Uniti, e purtroppo molti media servili, perché questo è il nome esatto per chi viene meno al dovere di informare, hanno subito dato la colpa alla assenza di manutenzione.
Ma qui nessuno è cieco ed i fatti parlano chiaro.

Marco Rubio, il senatore USA che da anni spinge per la caduta di Maduro, pochi minuti dopo che il black out si era verificato, è stato il primo al mondo a segnalarlo, indicando esattamente cosa fosse avvenuto, quante regioni del paese erano state danneggiate e che i generatori di emergenza non potevano entrare in funzione.
Come faceva a saperlo se neanche il governo, il ministro, i media, ne erano al corrente?
Di lì a pochissimi minuti, altri tweet di Guaidó annunciavano che “la luce sarebbe tornata solamente quando l’usurpatore se ne sarebbe andato”.
Altri esponenti statunitensi hanno iniziato a twittare che gli ospedali sarebbero andati incontro ad una “emergenza umanitaria” con centinaia di morti (sempre quella è la loro ossessione: causare morti).
Però gli è andata male, non sapevano che un piano speciale del presidente Maduro nei mesi scorsi aveva dotato tutti i principali ospedali di un sistema di generatori elettrici autonomi, difatti non si è registrato neanche un decesso relativo al black out.

Ora, a 36 ore dall’accaduto quale è la situazione?
Ora qui sono le 4:16 del mattino, dalla finestra di un piano alto di Caracas vediamo molte zone illuminate ma altre ancora al buio.
Se può interessare come dato, circa la metà delle persone che conosciamo non ha ancora riacquistato l’uso del cellulare e non riusciamo a contattarle.

Il danno è stato grande, ma NON è avvenuto ciò che gli USA speravano. Nel paese abbiamo avuto zero caos, zero assalti ai negozi, zero proteste in strada, zero violenza.

Al momento del black out eravamo in un centro commerciale, come tutti i centri commerciali è frequentato da una maggioranza di gente benestante ed ovviamente bianca ed oppositrice.
Eravamo in un negozio di cellulari e tutti i presenti, vedendo andar via la corrente, hanno iniziato ad ironizzare su Maduro, e sulle inefficienze del governo burlandosi della Rivoluzione. La solita barzelletta che qualsiasi problema avviene nel paese è colpa del Governo, come se l’embargo non esistesse.
Nessuno di loro immaginava cosa stesse per succedere.

Ieri, quando la corrente cominciava a tornare dopo oltre 20 ore di buio, c’è capitato di parlare con alcuni oppositori di Maduro, il loro stato d’animo era ben diverso.
Erano arrabbiati anche con Guaidó, poiché avevano visto che mentre loro erano al buio i ricchi di Caracas erano nei ristoranti di lusso della città che hanno generatore privato.
In molti si sono accorti che se gli Stati Uniti causano un black out, i danni sono per tutti: chavisti e non chavisti.
E la stessa cosa avverrebbe in caso di invasione, le bombe non distinguono tra chavista e non chavista.

Oggi ci sarà la programmata manifestazione anti imperialista.
La risposta sarà di massa per dimostrare che il popolo venezuelano sta con la Rivoluzione e col suo legittimo presidente Nicolás Maduro.

Da Caracas
9 marzo 2019 ora locale 4:15

(Riproduzione consentita citando gentilmente la fonte)

Rete solidarietà rivoluzione bolivariana

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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