di Riccardo Carraro

Abbiamo intervistato Giorgio Beretta, dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa (OPAL) di Brescia, sulla recente approvazione di una delle leggi-propaganda del governo gialloverde

Quali sono gli elementi salienti contenuti nella legge di modifica della “legittima difesa”?

Il disegno di legge si compone di 9 articoli i quali, oltre ad apportare modifiche in materia di legittima difesa domiciliare e di eccesso colposo, intervengono su alcuni reati contro il patrimonio (furto in abitazione e rapina) e sulla violazione di domicilio inasprendone le pene. Prevede inoltre che, nei casi di legittima difesa domiciliare, venga esclusa la responsabilità civile di chi si è difeso anche di fronte a eventuali richieste di risarcimento e infine interviene per assicurare la priorità ai processi che riguardano questi casi.

Le modifiche sostanziali sono tre.Innanzitutto viene modificato l’articolo 52 del Codice penale introducendo la parola «sempre». Il nuovo testo considera «sempre» proporzionale l’azione di chi all’interno del domicilio, di un’attività commerciale, professionale o imprenditoriale «usa un’arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo per difendere la propria o la altrui incolumità e i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo d’aggressione». Non solo: la nuova norma ritiene «sempre in stato di legittima difesa» anche «colui che compie un atto per respingere l’intrusione posta in essere con violenza o minaccia di uso di armi o di altri mezzi di coazione fisica, da parte di una o più persone».

Infine, viene modificato l’articolo 55 del Codice penale (Eccesso colposo) introducendo l’esclusione di punibilità anche per chi, per salvaguardare la propria o altrui incolumità, ha agito «in condizioni di grave turbamento, derivante dalla situazione di pericolo in atto».

Ma oggi in Italia esiste un’emergenza sicurezza tale da giustificare l’introduzione di queste nuove norme oppure sono l’effetto di un’informazione che amplifica alcuni fatti di cronaca abilmente utilizzati dalla destra?

Non vi è alcun indicatore che giustifichi la modifica della legge sulla legittima difesa. Questa modifica, infatti, non dipende dall’aumento dei reati e dei delitti in Italia, bensì è stata fatta per capitalizzare, per scopi politico-elettorali, la percezione di insicurezza che molti italiani, soprattutto i più anziani, provano a fronte del mutamento del tessuto sociale e dei fenomeni migratori. I dati ufficiali dell’Istat – che i promotori della legge si guardano bene dal far conoscere – sono eloquenti. Innanzitutto, gli omicidi sono in forte calo rispetto all’inizio degli anni Novanta (da 1916 omicidi nel 1991 a 368 nel 2017): in particolare mostrano una consistente diminuzione gli omicidi compiuti dalla criminalità organizzata (da 342 a 55) e ancor più quelli commessi dalla criminalità comune (da 879 a 144). I furti nelle abitazioni sono tornati ai livelli di trent’anni fa, prima cioè del fenomeno immigrazione; le rapine negli esercizi commerciali nell’ultimo decennio sono in consistente calo (da 8.149 nel 2007 a 4.517 nel 2017) e anche quelle nelle abitazioni sono meno di dieci anni fa (erano 2.529 nel 2007, sono state 2.301 nel 2017). Ma soprattutto sono più che dimezzati gli omicidi per furti o rapine: si passa da una media annuale di oltre 70 omicidi a inizi anni Novanta a circa 30 nell’ultimo quinquennio. Nel 2017 gli omicidi per furti o rapine nelle case degli italiani sono stati 16: è il numero più basso da trent’anni a oggi. Dov’è l’emergenza?

Quali saranno le conseguenze della nuova legge?

La nuova norma, rendendo sempre legittima la difesa «con armi legittimamente detenute» nelle abitazioni e negli esercizi commerciali e professionali, porterà molte persone ad armarsi. Vi saranno due prevedibili conseguenze entrambe molto pericolose. Innanzitutto vi sarà un aumento degli omicidi a seguito di furti e rapine, ma non è affatto detto che le vittime saranno solo o principalmente i rapinatori, perché anche costoro si doteranno di armi e le useranno per difendersi e aggredire. Ma, soprattutto, vi sarà un consistente aumento di omicidi con armi da fuoco in ambito familiare e interpersonale che sono, già oggi, gli ambiti più pericolosi e in cui si verificano più di un terzo degli omicidi, cioè praticamente tanti quanti ne commettono le mafie o la criminalità comune. Come avverte una ricerca del Censis, «con il cambio delle regole e un allentamento delle prescrizioni, ci dovremmo abituare ad avere tassi di omicidi volontari con l’utilizzo di armi da fuoco più alti e simili a quelli che si verificano oltre Oceano. Le vittime da arma da fuoco potrebbero salire in Italia fino a 2.700 ogni anno, contro le 150 attuali, per un totale di 2.550 morti in più». Nessuna maggior sicurezza, quindi, anzi l’esatto contrario: spero che i partiti che in parlamento stanno sostenendo questa legge ne siano consapevoli.

Oltre a far breccia sulla mentalità del “farsi giustizia da sé”, questa legge risponde anche a precise pressioni dell’industria italiane delle armi?

Vi è un chiaro interesse da parte dei produttori italiani di armi a sostenere tutte quelle politiche che incentivano la diffusione delle armi. Da diversi anni, infatti, il mercato delle armi da caccia è in forte crisi e, per trovare nuovi acquirenti, le aziende produttrici di armi hanno dato il loro sostegno ad associazioni il cui obiettivo dichiarato è quello di promuovere i “diritti” dei detentori legali di armi, ma il vero scopo è quello di introdurre in Italia un “diritto alle armi”. Il leader della Lega, Matteo Salvini, sì è fatto promotore delle loro istanze conoscendo la capacità di queste associazioni e dei produttori di armi di convogliare verso di lui il voto di quella parte dell’elettorato che invoca a gran voce norme meno restrittive sulle armi e, soprattutto, di poterle usare con maggior facilità.

Quali possibili strumenti per mobilitarsi contro questa legge?

Ormai, purtroppo, credo sia tardi. L’Osservatorio OPAL già nel 2017, quando l’allora maggioranza di governo intendeva modificare la legge sulla legittima difesa, mise in guardia e avanzò delle proposte molto preciseevidenziando soprattutto la necessità di una revisione in senso più restrittivo delle norme sul rilascio delle licenze per armi e di maggiori controlli sia all’atto del rilascio sia per chi detiene armi. Spesso si sente dire che «in Italia non è come negli Stati Uniti dove chiunque può comprare un fucile al supermercato». Pochi sanno che la normativa italiana è invece sostanzialmente permissiva, anche rispetto ad alcuni Stati degli USA. In Italia, la licenza per detenere armi in casa viene infatti generalmente concessa a tutti i cittadini incensurati, non alcolisti o tossicodipendenti cronici ed esenti da malattie nervose e psichiche dopo aver superato un breve corso di maneggio delle armi. E con una qualsiasi licenza si possono acquistare 3 pistole o revolver, 12 armi cosiddette “sportive” (tra cui figurano gli AR-15, i fucili semiautomatici più usati nelle stragi in USA) e un numero illimitato di fucili da caccia e relative munizioni. Ogni acquisto di arma va riportato alle autorità competenti, ma – come si può vedere – con una semplice licenza, qualsiasi cittadino può acquistare un vero e proprio arsenale…

Ci sono margini per possibili ricorsi legali contro la legge?

Non sono un giurista e non saprei rispondere. Ma credo che dovrebbe essere messa subito in campo una forte mobilitazione per promuovere un’ampia revisione delle norme sulle licenze per armi. Oggi in Italia, non solo è troppo facile ottenere una licenza che, come ho detto, permette di acquistare un ampio numero di armi, ma le norme attuali non corrispondono alla ragione d’essere delle varie licenze. Tranne la licenza di “porto d’armi” che permette, a fronte di una motivata ragione valutata dal Prefetto, di portare con sé un’arma, tutte le altre licenze permettono di acquistare armi e munizioni che nulla hanno a che fare con la disciplina per cui sono rilasciate. Non si capisce, infatti, perché a chi intende acquistare armi per uso sportivo sia permesso di detenere anche armi da caccia e soprattutto perché possa tenere in casa le munizioni, visto che non può praticare alcuno sport in casa. Lo stesso vale per la licenza per “uso caccia” che permette di detenere revolver e altre armi che non possono essere usate per la caccia. Vi è poi il cosiddetto “nulla osta”, che permette di detenere tutte le armi che ho sopra elencato anche a chi non solo non pratica alcuna disciplina sportiva o venatoria, ma nella stragrande maggioranza, nemmeno si tiene esercitato per usare un’arma. È urgente pertanto un’ampia revisione delle norme e – se necessario – introdurre una specifica licenza per armi “per difesa abitativa” con regole molto precise e soprattutto concedere l’utilizzo di armi e munizioni non letali proprio per evitare che le armi nelle case degli italiani vengano usate – come oggi troppo spesso avviene – per ammazzare un familiare, la moglie o la compagna, un vicino fastidioso, la madre o la figlia ammalata…

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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