Manifestazione a Roma lo scorso 16 febbraio per la liberazione di Abdullah Öcalan.

Francesco Cecchini

Tra i tanti prigionieri politici ricordo Sybila Arredondo e Fernando Gonzalez Gasco. Sybila Arredondo, cilena e vedova di José Maria Arguedas, trascose 14 anni nelle carceri peruviane perché accusata di essere una militante di Sendero Luminoso. Nel 2012 la nipote di Sybila, Teresa Arredondo ha prrodotto un documentario sulla vicenda della zia. Il trailer è il seguente.

 Fernando Gonalez Gasco, morto il 14 ottobre 2014, militante del MIR ( Movimiento de Izquierda Revolucionaria) di De La Puente Uceda, fu imprigionato in undici prigioni peruviane, dove subì 11 volte la tortura.

I prigionieri politici sono molti in molti paesi del mondo: Stati Uniti, Israele, India, Perù, Cile, Colombia, anche in Italia.

Abdalah Öcalan, è imprigionato da 16 anni in Turquía e deve, almeno in buona parte, la sua prigionia all’Italia.  Abdullah Öcalan arrivò in Italia il 12 novembre 1998. All’epoca in Italia il governo era guidato da Massimo D’Alema. Era accompagnato da Ramon Mantovani, all’epoca deputato di Rifondazione Comunista e responsabile Esteri di quel partito. Una volta arrivato in Italia, Öcalan si consegnò alla polizia sperando di ottenere in qualche giorno l’asilo politico. Il governo di D’Alema però non glielo concesse. Sono 20 anni che il leader del popolo curdo e Presidente del PKK ( Partîya Karkerén Kurdîstan, Partito dei Lavoratori del Kurdistan) Abdullah Öcalan è sequestrato nell’isola-carcere di Imrali, in condizioni di totale isolamento. Imrali non è un carcere normale, ma un luogo di massima sicurezza dove si isola e si tortura. Lo scopo è annullarlo fisicamente e psicologicamente, screditarlo, impedire la diffusione del suo pensiero. Tutto ciò è fallito,  Abdullah Öcalan è dietro la rivoluzione in Rojava e la liberazione dei curdi ezidi a Shenga. Nella Siria del Nord ha ispirato la nascita di un sistema democratico multietnico basato sulla parità di genere, dove le curde e i curdi insieme agli altri popoli della regione non solo hanno combattuto la minaccia globale dello Stato Islamico portandolo alla sconfitta, pagando un prezzo elevato in termini di vite umane, ma hanno favorito nei territori liberati la diffusione di un modello amministrativo laico, democratico ed egualitario. Abdullah Öcalan è una bandiera della democratizzazione nella stessa Turchia e la sconfitta del regime di Recep Tayyip Erdoğan. La libertà di Abdullah Öcalan è indispensabile. Egli infatti è in grado di svolgere un ruolo chiave essendo un leader che gode della fiducia di milioni di persone in Medio Oriente. Porre fine alla sua prigionia  significa avanzare nella pace e nella democrazia in una vasta regione che ha subito guerre, distruzioni e milioni di persone di rifugiati, profughi

La mobilitazione per la libertà di Abdullah Öcalan  fino ad ottenere l’obiettivo.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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