di Geraldina Colotti, Caracas

30 aprile 2019

Al Secondo Foro internazionale sulla Gran Mision Vivienda Venezuela (GMVV) – il gigantesco piano di case popolari che ha già consegnato oltre 2.600.000 alloggi ammobiliati – gli ospiti si scambiano le informazioni. All’alba, la destra ha provato a mettere in pratica quel che veniva annunciando da giorni: un tentativo di golpe che mira a provocare un’invasione armata del proprio paese. La sfida della borghesia al Primo Maggio, festa dei lavoratori e delle lavoratrici, che si preparano a marciare in difesa del presidente Maduro, ex sindacalista del metro che li rappresenta anche simbolicamente.

Leopoldo Lopez, il dirigente del partito Voluntad Popular che si trovava agli arresti domiciliari, si è fatto fotografare insieme al suo collega di partito, l’autoproclamato Juan Guaidó. Quella che in Italia verrebbe qualificata come una qualunque violazione alle norme di sicurezza di un detenuto, è stata “sparata” sulle reti sociali come un’incursione armata da parte delle truppe golpiste per “liberare” Lopez dal suo domicilio. E il blocco dell’autostrada Francisco Fayardo, presso un distributore di benzina nel quartiere di Altamira è stato descritto come occupazione armata della base militare della Carlota, dove i militari disertori starebbero proteggendo Lopez.

Tutte le autorità legittime della Repubblica bolivariana del Venezuela si sono immediatamente pronunciate: dal Presidente dell’Assemblea Nazionale Costituente, Diosdado Cabello, al Tribunal Supremo de Justicia, al Ministerio Publico e al Consejo Nacional Electoral, al Ministro della Difesa, Vladimir Padrino Lopez. A nome del governo, per primo ha commentato la notizia il Ministro della Comunicazione, Jorge Rodriguez, mentre la vicepresidente Delcy Rodriguez ha invitato il popolo a mantenersi per le strade e organizzato e a recarsi al palazzo di Miraflores, sul quale i golpisti hanno minacciato di voler marciare.

Da giorni, c’è massima allerta, ma anche il fermo proposito di mantenere la calma e “preservare la pace”. Probabilmente a causa di questo nuovo episodio golpista, il presidente Maduro aveva posticipato ieri il suo intervento al II Foro della GMVV. Guaidó ha annunciato che la “marcia per la fine dell’usurpazione” sarebbe partita da 15 punti diversi della capitale. Intanto, tutte le televisioni, nazionali e internazionali che replicano la linea di Trump, si stanno adoperando per amplificare il messaggio golpista, cercando di minare il morale dei chavisti, già messo a dura prova dalla persistente guerra economica e dalla sequela di sabotaggi alla rete elettrica.

Appena è stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale l’annuncio dei nuovi aumenti di salari e pensioni deciso da Maduro per il Primo Maggio, è ripartito il fuoco di fila delle destre: per sostenere che le coperture sociali siano la principale causa dell’inflazione stellare, a dispetto degli studi (come quelli dell’economista Pasqualina Curcio) che, sulla base del marxismo, indicano un’analisi diversa. In previsione dell’aumento del Primo Maggio, da giorni i prezzi sono schizzati di nuovo.

“Nel paese c’è calma assoluta, anche a Caracas – ha affermato Cabello – saremo inflessibili e radicali nella difesa della rivoluzione bolivariana e nei confronti di chi non rispetta la democrazia. Hanno ingannato un gruppo di sergenti e alcuni ufficiali dicendo loro che li stavano conducendo a una mobilitazione, invece hanno creato una situazione irregolare, non alla Carlota, ma al distributore di Altamira. Dicono di voler marciare su Miraflores, dove già siamo riuniti, insieme al presidente legittimo Nicolas Maduro, e dove li attenderà il popolo”.

Nella conferenza stampa del PSUV che si svolge il lunedì, il vicepresidente del partito aveva risposto alle affermazioni dell’amministrazione USA pronunciate da Elliott Abrams a proposito di “nuove elezioni legittime” a cui permettere o meno al chavismo di partecipare. “Chi gli dà l’autorità per immischiarsi negli affari interni del Venezuela?”, ha detto Cabello, annunciando che oggi l’Assemblea Nazionale Costituente discuterà se stabilire il 27 aprile – data in cui il Venezuela è uscita dall’Organizzazione degli Stati Americani – “giornata di giubilo nazionale”.

Il Procuratore Generale della Repubblica, Tareck William Saab ha per parte sua condannato “la disperata e ridicola azione fascinorosa di un buffone autoproclamato che agisce per conto delle multinazionali e del complesso militare-industriale che cercano di mettere le mani sulle risorse del nostro paese”. Una riedizione “in sedicesimo del golpe contro Chávez del 2002, da parte di un minuscolo gruppo di pagliacci traditori che parlano di pace e democrazia mentre hanno bruciato vive le persone”. Un tentativo che oggi si trova di fronte all’unione civico-militare, fedele alla costituzione, e al popolo organizzato che ha già scelto il proprio presidente il 17 maggio”.

Un convincimento pronunciato con forza da Padrino Lopez. Il Ministro della Difesa ha condannato “il movimento golpista di presunti leader politici che hanno impiegato truppe e polizia con armi da guerra in una strada pubblica” e ha garantito la totale fedeltà alla costituzione da parte della Forza Armata Nazionale Bolivariana. Intanto, mentre arrivano gli attestati di solidarietà dai governi amici del Venezuela e dalle organizzazioni di solidarietà internazionali, da un barrio all’altro di Caracas, il popolo lancia un unico appello: “Tutti a Miraflores, a difendere la rivoluzione”.

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-venezuela_corrispondenza_da_caracas_tutti_a_miraflores_a_difendere_la_rivoluzione/82_28202/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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