La partnership strategica tra Russia e Cina, che si è consolidata la scorsa settimana in Russia, ha mandato le elite statunitensi in “paranoia suprema”, modalità che sta tenendo in ostaggio il mondo intero.

Con una breve passeggiata a San Pietroburgo lo scorso venerdì, è cominciato qualcosa di straordinario.

Dopo la camminata, hanno preso una barca sul fiume Neva, hanno visitato il leggendario incrociatore Aurora e quindi sono andati all’Ermitage per ammirare i capolavori del Rinascimento. Tranquilli, calmi e composti: per tutto il tempo sembrava che stessero disegnando i dettagli di un nuovo ed emergente mondo multipolare.

Il presidente cinese Xi Jinping è stato l’ospite d’onore del presidente russo Vladimir Putin. E’ stato l’ottavo viaggio di Xi in Russia dal 2013, anno in cui ha annunciato la Nuova Via della Seta.

Prima si sono incontrati a Mosca, dove hanno firmato molti accordi. Il più importanti di questo è una bomba: l’impegno a sviluppare scambi bilaterali e un sistema di pagamenti transnazionali utilizzando il rublo e lo yuan, bypassando il dollaro americano.

Poi, Xi ha partecipato al Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo (SPIEF[in inglese], il principale punto di ritrovo per gli affari in Russia, assolutamente essenziale per chiunque voglia capire il meccanismo iper-complesso inerente alla costruzione dell’integrazione euroasiatica. A questo link [in inglese] sono disponibili alcune delle principali discussioni e tavole rotonde di cui mi sono occupato.

A Mosca Putin e Xi hanno firmato due dichiarazioni congiunte: i concetti chiave sono, fondamentalmente, “partnership globale”, “interazione strategica” e “stabilità strategica globale”.

Xi e Putin navigano in un mondo multipolare: Museo dell’Incrociatore Aurora

Nel suo discorso di San Pietroburgo, Xi ha delineato la “partnership strategica globale”. Ha sottolineato che Cina e Russia si impegnano entrambe per lo sviluppo sostenibile “verde” e a bassa emissione di carbonio; ha collegato l’espansione della Nuova Via della Seta come “coerente con l’agenda di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite” e ha lodato l’interconnessione dei progetti della Nuova Via della Seta con l’Unione Economica Euroasiatica (EAEU); ha evidenziato come tutto questo sia coerente con l’idea di Putin di una Grande Partnership Euroasiatica; ha elogiato l’“effetto sinergico” della Nuova Via della Seta con la cooperazione Sud-Sud.

Ma Xi ha principalmente sottolineato che la Cina “non cercherà di svilupparsi a spese dell’ambiente”, la Cina “attuerà l’accordo sul clima di Parigi” e che la Cina “è pronta a condividere la tecnologia 5G con tutti i partner” percorrendo una via di cambiamento strutturale del modello di crescita economica.

Quindi: cosa dire sulla Guerra Fredda 2.0?

Ovviamente tutto questo è stato in lenta preparazione negli ultimi cinque o sei anni. Ora l’affare è alla luce del sole. La partnership strategica globale tra Russia e Cina è rigogliosa, non come un trattato di alleanza ma come una coerente tabella di marcia verso l’integrazione euroasiatica e il consolidamento di un mondo multipolare.

L’unipolarismo, attraverso la sua matrice di demonizzazione, aveva all’inizio accelerato l’attenzione della Russia verso l’Asia. Ora, la guerra commerciale voluta dagli Stati Uniti ha agevolato il consolidamento della Russia come principale partner strategico della Cina.

E’ meglio che il ministro degli Affari Esteri russo si prepari praticamente a non prendere in considerazione le dichiarazioni quotidiane provenienti da, per esempio, il Capo di Stato Maggiore Integrato, il Generale Joseph Dunford, quando afferma che Mosca vuole usare le armi nucleari non strategiche nel teatro europeo. Fa parte di un processo no-stop, ora in accelerazione, della costruzione dell’isteria usando la “minaccia” russa per spaventare gli alleati NATO.

E’ meglio che Mosca si prepari a schivare e a neutralizzare le valanghe di rapporti come l’ultimo della RAND corporation [in inglese], che delinea – sai che novità – la Guerra Fredda 2.0 contro la Russia.

Nel 2014 la Russia non aveva reagito alle sanzioni imposte da Washington. All’epoca, sarebbe bastato semplicemente usare la minaccia di un default su 700 miliardi di dollari in debito estero. Questo avrebbe ucciso le sanzioni.

Ora, è in corso un ampio dibattito all’interno dei circoli di intelligence russa su cosa fare in caso Mosca affronti la prospettiva di essere tagliata fuori dal sistema di compensazione finanziaria CHIPS-SWIFT.

Una mappa dell’Eurasia del 1936

Facendosi poche illusioni su cosa possa passare al G20 di Osaka a fine di questo mese, in termini di svolte nelle relazioni USA-Russia, le fonti di intelligence mi hanno detto che il CEO di Rosneft, Igor Sechin, è pronto ad inviare un messaggio più “realistico”, se le cose dovessero mettersi male.

Il suo messaggio all’Unione Europea, in questo caso, sarebbe quello di tagliarla fuori, e di fare riferimento alla Cina una volta per tutte. In questo modo il petrolio russo sarebbe completamente dirottato dall’Unione Europea alla Cina, rendendo l’Europa completamente dipendente dallo Stretto di Hormuz.

Da parte sua Pechino sembra avere compreso alla fine che l’offensiva lanciata dall’attuale amministrazione Trump non sia una semplice guerra economica ma un attacco a pieno titolo contro il suo miracolo economico, inclusa un’azione concertata per tagliare fuori la Cina da vasti settori dell’economia mondiale.

La guerra a Huawei – il fiore all’occhiello della supremazia cinese sul 5G – è stata riconosciuta come un attacco al cuore del dragone [in inglese]. L’attacco a Huawei significa attaccare non solo il mega-distretto tecnologico di Shenzen ma anche l’intero Delta del Fiume delle Perle: un ecosistema da 3 miliardi di yuan, che rifornisce le materie prima alla catena di fornitura delle aziende manufatturiere high-tech.


Entrare nell’Anello d’Oro

Né l’ascesa tecnologica della Cina né il supersonico e ineguagliato know-how della Russia hanno causato il malessere strutturale dell’America. Se ci sono delle risposte, dovrebbero essere fornite dalle elite eccezionaliste.

Il problema degli Stati Uniti è l’emergere di un formidabile concorrente alla pari in Eurasia e, peggio ancora, di un partner strategico. Cosa che ha mandato queste elite in uno stato di Paranoia Suprema, che sta tenendo in ostaggio tutto il mondo.

Al contrario, è stato ventilato il concetto di Anello d’Oro delle Grandi Potenze Multipolari [in inglese], con cui Turchia, Iraq, Iran, Pakistan, Russia e Cina potrebbero fornire una “fascia di stabilità” lungo la Rimland dell’Asia meridionale.

Ho parlato delle variazioni di questa idea con analisti russi, iraniani, pachistani e turchi ma suona come una pia illusione. E’ vero che tutte queste nazioni vedrebbero di buon occhio la stabilizzazione dell’Anello d’Oro, ma nessuno sa in che direzione l’India di Modi potrebbe tendere, intossicata com’è dai sogni di superpotenza come punto cruciale dell’intruglio “indo-pacifico” americano.

Potrebbe essere più realistico supporre che, se Washington non farà guerra all’Iran (perché il gioco del Pentagono ha stabilito che potrebbe essere un incubo), sono sul tavolo tutte le opzioni, che vanno dal Mar Cinese Meridionale al più ampio Indo-Pacifico.

Lo Stato Profondo non si tirerà indietro, e scatenerà un caos concentrico alla periferia sia della Russia che della Cina; proverà poi ad avanzare per destabilizzare il centro dall’interno. La partnership strategica tra Russia e Cina ha generato una ferita dolorosa: fa tanto male – molto male – essere un outsider in Eurasia.

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Articolo di Pepe Escobar pubblicato su Consortiumnews.com il 10 giugno
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per SakerItalia.it

[le note in questo formato sono del traduttore]

http://sakeritalia.it/attualita/la-fase-unipolare-e-finita/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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