Iván Duque e Álvaro Uribe nemici della pace in Colombia

Francesco Cecchini


Grande è la confusione sotto il cielo, quindi la situazione è eccellente. Mao Tse-tung. La Colombia smentisce in parte la frase di Mao Tse-tung. Grande è la confusione sotto il cielo colombiano, ma la la situazione è tutt’altro che eccellente.
DA SANTOS A DUQUE-URIBE. Il presidente eletto domenica 17 giugno 2018 Iván Duque del Centro Democrático (vincitore con il 54% dei voti contro il 41,7% di Gustavo Petro), è totalmente controllato da Álvaro Uribe, lex presidente responsabile, nei suoi otto anni alla guida del Paese (2002-2010), delle più gravi violazioni dei diritti umani, a partire dai suoi ben noti legami con il paramilitarismo e il narcotraffico. La seguente frase racconta la situazione “Uribe es Uribe y Duque también”. Comunque 8 milioni di colombiane e coombiani hanno votato contro Duque e Uribe e non stanno rendendo la vita politica facile alla coppia. Mentre in Colombia Duque e il suo partito sta haciendo trizas, facendo a pezzi, degli accordi di pace, nel suo recente viaggio in Europa mendica aiuti finanziari per sostenerli. Tutta ipocrisia perché eventuali aiuti econmici europei aiuteranno Iván Duque a uccidere la pace. Proprio prima del viaggio ad europa il Ministro degli Esteri, Carlos Holmes Trujillo. ha affermato che l’ordine del giorno del governo era di soddisfare i sostenitori del NO A LA PAZ. ELN, Ejército de Liberación Nacional. In una recente intervista la delegazione dell’ELN per i dialoghi di pace a l’Avana ha dichiarato:”Per noi come delegazione di dialoghi ci hanno dato un ordine: vietato alzarsi dal tavolo. Il governo del Duque è arrivato, avrà 10 mesi, non ha nominato la sua delegazione; ma questo non ci fa perdere la pazienza e speriamo che tu chiami la tua delegazione. Che capisce che il futuro della Colombia non è la guerra, che ciò che rende la Colombia praticabile come una nazione è la pace e che è all’altezza di questa sfida. Quindi qui continuiamo ad aspettare. ” Iván Duque continua a non nominare una delegazione per i colloqui di pace e in Colombia continua la guerra. ASSASSINIO DI LEADER SOCIALI E EX GUERRIGLIERI. La violenza contro leader sociali ed ex guerriglieri continua in mezzo al crescente disinteresse del governo per rallentarla. Dalla firma dell’accordo di pace a L’Avana, dove lo Stato colombiano si è impegnata a circondare totale garanzia la vita e l’integrità degli ex guerriglieri che hanno deposto le armi, sono stati uccisi più di 130. C’era anche impegnata a circondare la Leader sociali e popolari con piena garanzia della loro esistenza e attività. dal momento dell’ Accordo Definitivo del Teatro Colón fino ad oggi ne sono caduti più di 500 di loro Significa che in Colombia, come nella vecchia canzone messicana, la vita non vale niente. Il presidente Duque ad ogni assassnio dichiara che sta prendendo misure urgenti per fermare i crimini, ma sono, di consitudine, parole vuote. Ci si chiede che cosa è successo in aree occupate dalle FARC-EP. Queste non vengono dallo Stato, ma dai vari gruppi armati paramilitari che operano con una libertà sorprendente. Come se fossero autorizzati a farlo. UNA DICHIARAZIONE DI URIBE SUI PARAMILITARI E NUOVI FALSI POSITIVI. Recentemente Uribe ha parlato della politica di sicurezza che ha attuato durante il suo governo e ha sottolineato che all’epoca 35.000 paramilitari e 18.000 guerriglieri sono stati smobilitati. Il senatore ha chiesto il sostegno delle forze militari e ha difeso il generale Nicacio Martínez dalle accuse di aver promosso esecuzioni extragiudiziali. Falsi positivi è il nome con cui si è definito lo scandalo, emerso alla fine del 2008, che ha coinvolto alcuni membri dellEsercito colombiano ritenuti responsabili dellassassinio di civili innocenti fatti passare per guerriglieri uccisi in combattimento, Un recente articolo sul New York Times, firmato da Nicholas Casey, ha messo sotto accusa il governo Iván Duque. In questo articolo si racconta che il comandante dellesercito colombiano, Nicacio Martínez Espinel, frustrato dagli sforzi non sempre efficaci per preservare la pace, ha ordinato alle truppe di raddoppiare il numero di criminali e ribelli uccisi, catturati o costretti alla resa in battaglia ed eventualmente accettare un aumento delle vittime civili in queste azioni. Una pace, quindi, per Nicacio Martínez Espinel di innocenti assassinati. Il giornalista Nicholas Casey afferma che tutto ciò è registrato in ordini scritti ed anche in interviste con ufficiali di alto grado. In un editoriale del New York che ha seguito larticolo di Nicholas Casey dal titolo : La pace della Colombia è troppo preziosa per essere abbandonata. si afferma che il governo di Duque e i suoi alleati di destra hanno sabotato i progressi fatti con lAccordo di Pace. PARAMILITARI. L’ordine, il controllo e la cultura paramilitari sono ancora in vigore in Colombia. Secondo uno studio del febbraio 2019 della Comisión Colombiana de Juristas (CCJ) la versione del Governo di Iván Duque e Álvaro Uribe che afferma che non c’è paramilitarismo, ma delinquenza comune non risponde alla verità. Secondo la CCJ in Colombia vi sono 27 dipartamenti con gruppi di paramilitari.
https://www.elespectador.com/colombia2020/pais/el-orden-control-y-cultura-paramilitar-siguen-vigentes-en-el-pais-comision-colombiana-de-juristas-articulo-857622
DUQUE E LA JEP, Jurisdicción Especial para la Paz. Jurisdicción Especial para la Paz (JEP) è il frutto dell’Accordo Definitivo di pace firmato dall’allora governo di Juan Manuel Santos con le FARC-EP, nel novembre 2016. Iván Duque burattino di Álvaro Uribe Duque, tuttavia, ha presentato lo scorso marzo sei obiezioni, che snaturavano il contenuto della JEP. Le obiezioni riguardavano la riparazione economica delle vittime, la sospensione dei procedimenti di estradizione, la selezione di coloro che potevano sottomettersi a questa giustizia speciale e il ruolo della giustizia ordinaria davanti ai tribunali del JEP. La Corte costituzionale della Colombia ha respinto a fine maggio le obiezioni che Iván Duque aveva presentato. Una sconfitta per Duque e Uribe.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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