NARODI DOM DISTRUTTA


Francesco Cecchini


L’incendio del Narodni Dom, Casa del Popolo, avvenne 99 anni fa, il 13 luglio 2019. Dopo un comizio in piazza Unità dItalia i fascisti attaccarono luoghi gestiti dagli sloveni, tra i quali il Consolato Jugoslavo e la Casa del Popolo. L’incendio che durò un giorno distrusse tutto il patrimonio culturale del popolo sloveno: libri, strumenti musicali, archivi etc.,etc.. Narodni Dom era il simbolo della presenza slovena a Trieste che prima della guerra del 15-18 era di circa 60.000 persone, il 25% della popolazione. Il rogo del Narodni dom non fu il solo atto di intolleranza: già prima del 13 luglio si hanno i primi segnali che condurranno a 25 anni di crescente oppressione e persecuzione nei confronti degli sloveni. Il Regno dItalia e soprattutto il regime fascista li priveranno del diritto alluso della lingua madre e, con la chiusura delle scuole, i confinamenti e le deportazioni, metteranno a rischio la sopravvivenza stessa della comunità slovena a Trieste.
Così Boris Pahor nel libro Il rogo nel porto racconta la violenza fascista: “Sulla via Commerciale non era scesa la sera, lincendio sopra i tetti sembrava venire dal sole che liquefacendosi sanguinava nel crepuscolo. Il tram per Opčine si era fermato, gli alberi nel giardino dei Ralli apparivano immobili nellaria color porpora. Loro due correvano tenendosi per mano e nellaria, sopra le loro teste, volavano le scintille che salivano da piazza Oberdan. […] Piazza Oberdan era piena di gente che gridava in un alone di luce scarlatta. Attorno al grande edificio invece cerano uomini in camicia nera che ballavano gridando: Viva! Viva! Correvano di qua e di là annuendo con il capo e scandendo: Eia, eia, eia!. E gli altri allora di rimando: Alalà!. Improvvisamente le sirene dei pompieri cominciarono a ululare tra la folla, ma la confusione aumentò perché gli uomini neri non permettevano ai mezzi di avvicinarsi. Li circondarono e ci si arrampicarono sopra, togliendo di mano ai pompieri le manichette.”
L’altro libro nel quale Boris Pahor racconta come si arrivò alla distruzione del Narodni Dom è Piazza Oberdan.
COMMEMORARE I 99 ANNI DELLA DISTRUZIONE DEL NARODNI DOM E LA SUA RESTITUZIONE ALLA COMUNITA SLOVENA E UN ALTERNATIVA POSITIVA A OPERAZIONI ASSURDE COME LA STATUA A GABRIELE D ANNUNZIO E LA COMMEMORAZINE DEI 100 ANNI DELLIMPRESA DI FIUME.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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