Foto Nikodem Nijaki / Wikimedia Commons

di Luke Cooper

Giusto parallelamente all’edificio del parlamento ungherese, i visitatori di Budapest possono trovare Scarpe sulla Riva del Danubio. Costituito da 60 scarpe di fronte al fiume puntate a ovest, è un memoriale profondamente toccante degli ebrei di Budapest assassinati dal governo fascista della Croce Frecciata tra il 1944 e il 1945. Era stato loro ordinato di togliersi le scarpe prima di essere fucilati. I loro corpi caddero nel fiume.

Gli uccisi in questo modo furono solo una frazione delle vittime ungheresi dell’Olocausto. In 56 giorni, nella sola estate del 1944, le autorità ungheresi collaborarono con il regime nazista per deportare 437.402 ebrei, principalmente nei campi di sterminio di Auschwitz e Birkenau. Trovandosi così prossimo al parlamento ungherese, il memoriale ricorda la fragilità della democrazia e le terribili atrocità commesse durante la Seconda guerra mondiale.

Forme nuove e vecchie

Naturalmente non c’è nulla di specificamente ungherese in queste esperienze. L’Europa ha una storia intensamente violenta e razzista. Nessun angolo del continente può dichiararsi innocente quando si tratta della storia e dell’eredità del fascismo.

L’orrore assoluto di questo passato può anche renderci a volte ciechi riguardo all’emergere del nazionalismo e del fascismo in forme nuove. Se non ci sono campi di sterminio dovremmo essere felici che l’estrema destra contemporanea si sia adattata alla democrazia e l’abbia accettata assieme ai diritti delle minoranze? Progressisti e democratici in molti paesi europei oggi affrontano esattamente questa domanda. Germania, Italia, Francia, Gran Bretagna, Austria, Polonia, Olanda, Svezia e Spagna, per citare solo alcuni dei casi più evidenti, sono tutti paesi che hanno una presenza dell’estrema destra emergente o consolidata sulla loro scena politica.

Forse a causa della storia collegata alla terminologia del fascismo, molti osservatori sono riluttanti a descrivere questi sviluppi in tale linguaggio, preferendo invece chiamarli “populismo di estrema destra”. Il pericolo di questa svolta linguistica è che può contribuire alla normalizzazione di queste nuove forze di estrema destra come parte accettata del panorama politico europeo. Il fascismo del ventesimo secolo, dopotutto, non iniziò il suo percorso verso i campi di sterminio riconoscendoli come suo obiettivo.

Parte della forza di mobilitazione della nuova destra estrema in Europa sta nella “politica della memoria” di come si considera oggi il fascismo del ventesimo secolo. La nuova destra estrema rifiuta ogni concetto di responsabilità nazionale del fascismo. Afferma di non essere in continuità con questi movimenti storici, attingendo contemporaneamente a un’idea di vittimismo della maggioranza bianca che assomiglia ai classici discorsi fascisti: che una élite liberale sta sistematicamente svantaggiando le popolazione native bianche a vantaggio di minoranze etniche e religiose.

Democrazia illiberale

Oggi l’Ungheria è al centro di questi sviluppi. Dal 2010, sotto il primo ministro Viktor Orbàn e il suo governo del Fidesz, il paese è all’avanguardia di quella che chiamano “democrazia illiberale”. Per osservatori internazionali il linguaggio usato da Orbàn e dal suo partito è particolarmente impressionante proprio per il modo in cui rigetta esplicitamente norme liberali. Si oppone alla nozione che la società civile abbia diritti e libertà in rapporto con lo stato motivandolo con il fatto che si tratta di associazioni private, che non sono state elette dalla maggioranza. Usano questa sofisticheria “maggioritaria” per respingere l’idea che gruppi ed etnie di minoranza abbiano diritti umani.

Mentre i partiti di estrema destra sono solitamente ritenuti divenire più moderati nello spingersi in maggior prossimità al potere, Fidesk racconta una storia diversa. Il partito è venuto alla luce dopo la caduta del comunismo come partito giovane, liberale, persino idealista, ma nel tempo è diventato profondamente conservatore. Zsuzsanna Szelényi, un’ungherese dell’opposizione, ha lasciato il partito nel 1994. Lei ricava un parallelo tra la presa autocratica del partito da parte di Orbàn dal 1992 e il suo governo in carica.

“Fin dagli stessi inizi Viktor Orbàn… ha diretto il partito… con mano forte… L’intero processo decisionale, specialmente relativo alle finanze del partito, è diventato molto rapidamente opaco”, dice. Per la Szelényi è stata la brama di potere di Orbàn a motivarlo, piuttosto che una qualsiasi dedizione ideologica a valori nazionalisti.

Concentrazione del potere

Molti ungheresi dell’opposizione condividono questa prospettiva. Sostengono che i pronunciamenti spesso scioccanti del governo Fidesz su immigrazione e Islam sono usati cinicamente per conquistare supporto e delegittimare gli avversari.

Dàniel Bartha, il direttore di uno studio di esperti con sede a Budapest, sostiene che il maggior effetto concreto del regime di Orbàn è stato la “concentrazione del potere su vasta scala”. Fidesz ha creato una nuova élite leale negli affari, nelle istituzioni pubbliche, nelle università e nei media, giustificandolo con il linguaggio del nazionalismo e dello sviluppo economico ungherese.

Un effetto è stato l’abolizione di pari opportunità tra i partiti in competizione alle elezioni. Vasti importi di denaro dei contribuente sono stati spesi per “campagne d’informazione” governative, ad esempio, che hanno preso di mira George Soros e il presidente uscente dalla Commissione UE Jean-Claude Juncker quali figure rappresentanti una cospirazione filo-immigrazione, anticristiana del liberalismo globale contro l’Ungheria. Media indipendenti sono stati aggressivamente emarginati con il governo che ha prodigato entrate pubblicitarie a canali amici, boicottando contemporaneamente quelli critici. I suoi sostenitori economici hanno aderito, affamandoli di fondi. Anche emittenti del settore pubblico sono state trasformate in acritici sostenitori del governo.

Fascino internazionale

La retorica di Orbàn è priva di sfumature e di riserve. I suoi discorsi sono tutti tradotti in inglese dal governo ungherese e pubblicati in rete, sottolineando la sua ansia di promuovere queste idee globalmente. Probabilmente questi sforzi sono stati assistiti da politici conservatori. Fidesz rimane membro del raggruppamento del Partito Popolare Europea (EPP), pur essendo attualmente sospeso per un’inchiesta in corso. Manfred Weber, il leader dell’EPP, ha twittato le sue congratulazione a Orbàn dopo la sua vittoria del 2018 alle elezioni ungheresi, nonostante il fatto che solo pochi giorni prima Orbàn aveva dichiarato agli elettori ungheresi che avevano di fronte una lotta per salvare la propria patria dal “laboratorio alchemico di George Soros” e che “l’immigrazione è la ruggine che corroderebbe lentamente ma sicuramente il nostro paese”. La combinazione di antisemitismo e islamofobia, in cui gli ebrei sono attaccati perché danno sostegno all’immigrazione mussulmana, è un tema chiave della nuova destra estrema.

Anche altri politici di centrodestra si sono felicemente alleati al regime del Fidesz. A marzo Orbàn ha parlato a una conferenza a Budapest sull’immigrazione accanto all’ex presidente francese Nicolas Sarkozy. Orbàn ha usato il suo discorso per esporre la sua versione della teoria cospirazionista della destra alternativa della cosiddetta “grande sostituzione”, che afferma che l’immigrazione fa parte di un complotto dell’élite liberale.

In Gran Bretagna il maggior sostenitore di Orbàn è stato Nigel Farage. “Grazie a Dio c’è un leader europeo che è pronto a schierarsi per i suoi principi, per la sua nazione, per la sua cultura e per il suo popolo”, ha detto recentemente Farage. L’ascesa del nuovo Partito della Brexit di Farage è stata una spinta per l’estrema destra europea.

Le istituzioni della UE saranno un teatro cruciale per la lotta contro l’ascesa del fascismo nel prossimo decennio. Quale che sia la posizione della Gran Bretagna in Europa, è essenziale che ci uniamo alla resistenza internazionale contro il progredire dell’estrema destra e che prendiamo sul serio le nostre responsabilità antifasciste.

Luke Cooper è membro ospite del programma Futuri dell’Europa presso l’Istituto di Scienza Umane (Vienna). Attualmente lavora a un libro e a un podcast di una serie di documentari sulla crisi dell’Europa.

VOCI DALLA SOCIETA’ CIVILE UNGHERESE

Preso dentro la campagna governativa di odio

Zoltàn Mester

Dal 2006 la Fondazione Emberség Erejével [Con la Forza dell’Umanità] è impegnata nell’istruzione sui diritti civili a Pécs, vicino al confine croato, nell’Ungheria meridionale. La città è il centro di una regione povera, economicamente sottosviluppata; una vivace città universitaria e una Capitale Europea della Cultura nel 2010.

Nel 2010 la fondazione ha cominciato a lavorare con i bambini svantaggiati della parte povera di Pécs e nel 2013 ha aperto una scuola per loro. La missione principale, oltre a contribuire all’apprendimento, consiste nel creare uguali opportunità, in modo che i bambini poveri possano praticare attività che solitamente sono loro inaccessibili.

Tuttavia è l’attività più recente della fondazione che ha provocato un attacco a tutto campo da parte dei potenti. Il programma Far Crescere Comunità Civiche vedrà la fondazione distribuire cento milioni di fiorini (270.000 sterline) a organizzazioni della società civile e comunitarie nel corso di tre anni, da parte della Fondazione Open Society. Questo ci ha visto presi dentro campagne di propaganda governative contro George Soros e ONG ungheresi sostenute dalla sua fondazione.

Il culmine della campagna di odio è stato l’adozione di una dichiarazione dell’Assemblea Generale di Pécs che ha chiesto ai cittadini di non affittarci un ufficio per la nostra fondazione. In conseguenza abbiamo perso la nostra proprietà in affitto, ma fortunatamente abbiamo avuto molte altre offerte.

Oggi la campagna di propaganda organizzata centralmente ha perso la sua intensità, anche se rappresentanti del governo continuano a cercare di rendere più difficile il nostro lavoro.

Abbiamo sviluppato una strategia di concentrazione sulla comunicazione positiva, cercando di svolgere il lavoro in cui crediamo, indipendentemente dalle circostanze, con valori universali ed europei che attualmente non sono molto popolari in Ungheria. Secondo noi nei trent’anni dal cambiamento di regime non c’è mai stata una così grande necessità di organizzazioni, istituzioni e fondazioni europee attive ed efficaci nel sostenere la società ungherese.

Lotta per il diritto alla case in una democrazia illiberale

Eva Tessza Udvarhelyi

La Città per Tutti è un gruppo di base di promozione degli alloggi che lotta per la dignità dei senzatetto e per il diritto alla casa per tutti. Il nostro gruppo è stato fondato nel 2009 da senzatetto e loro alleati. Dalla nostra fondazione abbiamo lottato attivamente contro la criminalizzazione della condizione di senzatetto, contro gli sfratti senza sistemazione alternativa, contro la distruzione di baracche autocostruite, contro le molestie a senzatetto da parte della polizia e per il diritto a un indirizzo e il diritto a decenti servizi sociali, tra altre cose.

Negli ultimi tre anni in Ungheria hanno avuto luogo circa 10.000 sfratti, il che significa che decine di migliaia di persone hanno perso la loro casa. Mentre il governo Orbàn ha dedicato grandi quantità di denaro pubblico a promuovere la proprietà della casa da parte delle famiglie più abbienti, ha posto fine al piano nazionale di agevolazioni per la case disponibile per le persone a basso reddito, rifiuta di sviluppare edilizia pubblica e ignora l’aumento esponenziale degli affitti nei centri urbani.

Oltre a smantellare aggressivamente lo stato sociale e il primato della legge, colpendo tutti gli ungheresi, il governo Orbàn ha preso specificamente di mira i senzatetto approvando dal 2010 una serie di leggi che ha reso l’Ungheria il solo paese al mondo che criminalizza, a livello costituzionale, coloro che dormono in spazi pubblici. La più recente variazione di questa legge, che rende possibile arrestare senzatetto e incarcerarli per il fatto di dormire in strada, è attualmente all’esame della Corte Costituzionale.

La Città per Tutti e la nostra organizzazione sorella, l’Associazione degli Avvocati di Strada, assieme a molte altre ONG e artisti, intellettuali pubblici, attori, professionisti della medicina, professionisti sociali e cittadini comuni, si è schierata contro questa legge ingiusta e inumana protestando, offrendo assistenza e rappresentanza legale e offrendo sostegno individuale a senzatetto.

In attesa della fine dell’oscurità mentre i media liberi scompaiono

Nagy Gergely Miklos

Il paesaggio dei media ungheresi è cambiato molto negli ultimi nove anni di governo Orbàn, anche se il termine “cambiamento” è troppo tenue per quanto spaventosa è stata la svolta.

Per essere onesto, non sono esattamente certo di quando sia cominciato. Prima del 2010 (l’anno dell’ascesa al potere di Orbàn) c’era una vasta gamma di media diversi con valori di sinistra, liberali o di destra. Quotidiani, portali giornalistici, settimanali, radio… i soliti. La nostra democrazia non era perfetta ed era giovane, ma il panorama mediatico appariva parecchio normale.

Ora tutto questo è scomparso.

Oggi non parliamo più di stampa di “sinistra” o di “destra”, ma della straripante macchina della propaganda. Questi media trasmettono messaggi anti-immigrazione ventiquattr’ore su ventiquattro, e tentativi di intimidire e distruggere chiunque osi criticare pubblicamente il governo.

A volte sono usate informazioni personali contro di loro. A volte sono prevaricati membri della famiglia. Viene esercitata la piena forza dei media pubblici al servizio del potere.

Il partito ungherese dominante, Fidesz, continua a comprare all’ingrosso canali mediatici, a chiuderli, a controllare il mercato della pubblicità e in generale a soffocare i residui della stampa reale o a trasformarla in ancora ulteriore propaganda.

Per essere franco, non  sono molto ottimista riguardo alla situazione. Tutto questo si inserisce in un quadro più vasto. Quello che Orbàn ha fatto e fa un giorno dopo l’altro non è qualcosa di nuovo, ma una versione speciale di una nuova onda di populismo nazionale. Messaggi semplici, capri espiatori citati per nome, sempre ad alto volume. Nell’Europa Occidentale o negli USA, i vari istituti e la più vasta società civile avrebbero una maggiore capacità di opporsi a queste voci e ai loro impatti populisti. Ma un paese come l’Ungheria, che non ha radici molto profonde in tradizioni democratiche, potrebbe finire in guai grossi.

Ciò nonostante per noi la lezione è molto chiara e potrebbe esserlo per tutti; se un qualsiasi governo comincia ad attaccare la stampa, quello è giusto il primo segnale. Non aspettiamo il secondo.

Da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/hungary-europes-creeping-fascism/

Originaleredpepper.org

traduzione di Giuseppe Volpe

Traduzione © 2019 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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