Donald Trump - (foto da globalproject.info)

Bang bang non è solo il titolo di una popolare canzone degli anni Sessanta, è anche il rumore che fanno le armi quando vengono utilizzate e negli Usa questo avviene spesso, troppo spesso

Il tre agosto scorso diciotto persone sono morte e dieci sono rimaste ferite nella sparatoria al Walmart a El Paso, in Texas. Tra le vittime sei bambini. Arrestati tre sospetti. Due giorni prima sono stati uccisi due impiegati di Walmart nel Mississippi. Il sabato precedente un 19enne italo-iraniano, con simpatie suprematiste, ha sparato sulla folla a un festival in California: morti un bimbo di 6 anni, una 13enna ed un 25enne. A Dayton in Ohio ancora una sparatoria a poche ore dalla strage a El Paso.

Quasi tutti i giorni negli Usa si verifica un conflitto a fuoco. Non si tratta di atti compiuti dalla criminalità organizzata o da delinquenti comuni, ma di vere e proprie azioni di tipo militare. I motivi sono, spesso, religiosi o per la difesa della razza. Questi eventi si sono moltiplicati negli ultimi mesi. Le ragioni sono diverse. La prima è la facilità con cui negli Usa è possibile procurarsi le armi. Per compare fucili, pistole, mitragliatori e qualsiasi tipo di arma da guerra, basta entrare in uno dei tanti negozi che sono autorizzati alla loro vendita. È possibile farsi un arsenale senza essere soggetti ad alcun controllo. È la logica dei ‘Cowboy’ e del ‘Far west’È la logica del capitalismo, del profitto comunque e prima di tutto. Inoltre, per i politici sostenere il libero accesso alle armi è il modo più semplice per ottenere consensi elettorali e, magari, essere eletti alla Presidenza degli USA.

Non è un caso che ‘Americans first’ è stato ed è lo slogan principale di Donald Trump. Questo status quo sta bene a tutti. Gli americani vogliono armarsi, i produttori vogliono continuare ad arricchirsi vendendo oggetti di morte ed i politici vogliono fare carriera facendo finta di nulla e se poi qualcuno viene ucciso senza un vero motivo non importa, peggio per lui che non era armato e non ha saputo difendersi.

Ma perchè negli Usa non ci sono i controlli che potrebbero limitare l’acquisto di questi strumenti di morte così come ci sono in Europa? Il secondo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America entrata in vigore nel 1791 sancisce: ’Essendo necessaria, alla sicurezza di uno Stato libero, una milizia ben regolamentata, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non potrà essere infranto’. Nel luglio del 2008 ‘la Corte Suprema degli Stati Uniti d’America ha riconosciuto il diritto dei cittadini di possedere armi, stabilendo l’incostituzionalità della legge del Distretto di Columbia che ne vietava il possesso’. Con questa sentenza il diritto all’acquisto delle armi è equiparato ai diritti inviolabili come il diritto di voto e quello di espressione.

Gli Stati Uniti d’America sono, da oltre un secolo, una potenza economica, ma dal punto di vista della civiltà giuridica e culturale sono lontani anni luce rispetto al Vecchio Continente e non solo. Ed è incomprensibile che anche nel nostro Paese ci sia qualcuno che intende imitare quelle politiche con ‘Prima gli italiani’ e con la legalizzazione dell’uso delle armi per la legittima difesa. Ma noi siamo italiani e, probabilmente, si tratta solo di un copia ed incolla fatto per guadagnare voti e che nel concreto ci sia, come sempre, solo poco o nulla.

Fonte wikipedia.org

REDNEWS

Di Giovanni Pulvino (REDNEWS)

Insegno Scienze giuridiche ed economiche dal 1993. Dopo tanti anni di supplenze sono passato di ruolo nel novembre del 2015. In quel periodo il portale web di Tiscali dava agli utenti la possibilità di esprimersi tramite le ‘Socialnews’. Ed è cosi che nel luglio del 2012 ho iniziato a scrivere articoli raccontando le vicende dei precari storici della scuola. Per un anno ho collaborato anche con ComUnità del portale Unità.it. Successivamente, per integrare e proseguire quell’esperienza durata oltre 3 anni, ho creato REDNEWS (28 giugno 2015), un ‘blog di cronaca, informazioni e opinioni dal profondo Sud’. Il mio scopo era ed è quello di dare voce a chi è escluso dalla società, in particolare i disoccupati, i precari, i pensionati al minimo. Nello stesso tempo intendo esprimere il punto di vista di chi vive nel Meridione, terra che è regolarmente esclusa oltreché dal benessere economico anche dai circuiti d’informazione nazionali. La linea editoriale del blog può essere riassunta con le parole scritte nel IV secolo a.C. dal poeta e drammaturgo greco Sofocle: ‘L’opera umana più bella è di essere utile al prossimo’.

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