Un anno fa avevamo fatto irruzione alla kermesse torinese di Cioccolatò per portare l’attenzione sulla delicata situazione di 150 lavoratori della Pernigotti di Novi (Alessandria) che rischiavano di perdere il lavoro a causa della delocalizzazione decisa dalla proprietà turca di Toksoz, leader mondiale nella produzione di nocciole.

Nei mesi seguenti i 5 stelle, ministro Di Maio in testa, si erano vantati di aver brillantemente risolto la situazione, ottenendo anche il plauso dell’ex ministro PD Carlo Calenda.
Subito avevamo denunciato che l’accordo ci sembrava l’ennesima truffa ai danni dei lavoratoril’azienda otteneva comunque il suo obiettivo di delocalizzare mantenendo il marchio (l’unica cosa che davvero gli interessava), mentre lo Stato avrebbe messo soldi pubblici a disposizione di altri due imprenditori privati per rilevare ed ammodernare gli impianti, scorporandola in due rami d’azienda che avrebbero separato ed indebolito i lavoratori in caso di problemi successivi. Almeno, però, sembrava garantito il futuro occupazionale, con l’accensione della cassa integrazione straordinaria (di cui Di Maio ha fatto enorme abuso nell’ultimo anno) che doveva servire da “ponte” fino alla reindustrializzazione che sarebbe partita il 30 settembre. 

Ma ad una settimana dalla firma definitiva, ecco la doccia gelata: la multinazionale turca ha deciso di venire meno agli accordi presi, annullando la prevista cessione dei due rami in cui sarebbe stata scorporata l’azienda, gelati e cioccolato-torrone. Ora il destino dei lavoratori è appeso ad un filo: il 2 ottobre al MISE si terrà l’incontro tra le parti da cui dovrebbero uscire maggiori dettagli sulla vertenza. 

La storia della Pernigotti ci sembra di averla già sentita, perché è la storia delle delocalizzazioni di tantissimi marchi nostrani: una multinazionale arriva tra il giubilo dei politici di ogni colore che non vedono l’ora di intestarsi il presunto salvataggio, rileva il marchio e comincia a ridurre gli investimenti, fino ad arrivare alla minaccia della delocalizzazione. Noi crediamo che non si possano più accettare situazioni simili: occorre vigliare su queste operazioni, legare il destino del marchio a quello dei lavoratori ed in casi estremi procedere alla nazionalizzazione, cioè usare soldi pubblici per garantire il proseguimento della produzione e dell’occupazione e non per regalare ad altri imprenditori privati la possibilità di fare profitti sulle spalle dei lavoratori, permettendo a questa perversa ruota di fare un altro giro.

BASTA DELOCALIZZAZIONI!
LAVORO PER TUTTI E TUTTE!
A FIANCO DEI LAVORATORI PERNIGOTTI!

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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