Cuba, paese leader nella assistenza sanitaria gratuita, ha denunciato che gli Stati Uniti hanno rifiutato i visti alla delegazione dell’isola che avrebbe dovuto partecipare al 57º Consiglio Direttivo dell’Organizzazione Panamericana della Salute (OPS) a Washington.
Attraverso una nota pubblicata questo martedì, l’ambasciata del paese caraibico negli USA ha manifestato che la rappresentanza cubana che aveva previsto di assistere all’incontro della massima autorità della salute del continente, era diretta dal ministro cubano, José Angel Portal.
“Esprimiamo la nostra protesta di fronte a questa azione arbitraria e denunciamo che col rifiuto dei visti, il governo degli Stati Uniti viola ingiustificatamente di nuovo i suoi obblighi come paese ospitante di un’organizzazione internazionale”, ha affermato il testo.
La missione diplomatica ha aggiunto che, ancora una volta, l’amministrazione di Donald Trump cerca di far tappare la bocca a Cuba, “una azione che si somma alla campagna che da tempo gli Stati Uniti stanno sviluppando per ostacolare i programmi di cooperazione medica del nostro paese con altre nazioni”.
Cuba continuerà contribuendo al proposito nobile di migliorare le condizioni di salute ed il benessere dei paesi che lo sollecitino, fedele alla sua solidarietà ed alla vocazione internazionalista, ha concluso.
La nota dell’ambasciata è stata diffusa dopo che ieri il Dipartimento di Stato statunitense ha comunicato che ha imposto restrizioni di visto a funzionari cubani vincolati col programma di missioni mediche dell’isola all’estero.
Il governo del mandatario repubblicano, che si scaglia contro uno degli sforzi solidali più importanti del territorio caraibico da mesi, ha giustificato la misura argomentando che queste persone sono responsabili di “certe pratiche lavorative coercitive e di sfruttamento”, gli USA infatti, cercano in tutti i modi di ostacolare le brigate mediche cubane ed i programmi di solidarietà che il governo cubano esporta in tutto il mondo bollandoli come “sfruttamento dei medici”.
Traduzione rete solidarietà rivoluzione bolivariana