Louisa Hanoune


Francesco Cecchini


Dal quotidiano algerino El Watan, traduzione di Francesco Cecchini.
Il Comitato Nazionale per la liberazione di Louisa Hanoune, presieduto dalla mujahideen (combattente della guerra di liberazione nazionale) Zohra Drif Bitat, non si arrende, intende mettere in gioco tutto il suo peso e utilizzare tutti i mezzi per ottenere la liberazione di tutti i prigionieri politici e l’opinione, compresa Louisa Hanoune, leader del Partito dei Lavoratori (PT). In programma vi sono una serie di azioni, incontri, conferenze e una campagna popolare per la raccolta delle firme a un appello lanciato dal comitato a tutti gli algerini per esprimere la loro opposizione all’arbitrarietà e al totalitarismo. Imprigionata dal 9 maggio, il segretario generale del PT Louisa Hanoune è stato condannata a 15 anni di carcere dal tribunale militare di Blida il 25 settembre scorso per cospirazione contro l’autorità dell’esercito e dello Stato. Una condanna pesante che ha scioccato molti, compresi gli avvocati della difesa. Ieri, il comitato si è riunito alla presenza degli avvocati della difesa di Louisa Hanoune per discutere il seguito da dare a questa condanna in primo grado. Zhora Drif Bitat ha ricordato che le accuse di attaccare l’autorità di un generale e le azioni per il cambio di regime non hanno basi. Gli avvocati l’hanno stabilito: non ci sono prove materiali per basare questa accusa e per emettere questa sentenza, ha insistito l’avvocato Bitat. Secondo la dichiarazione degli avvocati di Louisa Hanoune, si tratta in effetti di un processo politico, organizzato per “mettere a tacere una voce discordante con il regime in atto”. Per il comitato nazionale, imprigionare il leader di un partito politico per le sue posizioni politiche è una criminalizzazione dell’azione politica. Proprio come Mujahid Lakhdar Bouregaâ, il coordinatore del partito UDS Karim Tabbou, Samira Messouci, Fodil Boumala, Samir Belarbi e tutti i prigionieri politici e di opinione, “Louisa Hanoune è vittima di arbitrarietà e la sua condanna è un grave scivolone.” Il comitato fa appello agli algerini di tutte le parti, ai sindacati, allele organizzazioni, allele personalità impegnate nella democrazia e nel multipartitismo per esprimere la loro opposizione all’arbitrarietà e al totalitarismo, sottoscrivendo questo invito a chiedere: ” La liberazione e l’assoluzione di Louisa Hanoune e di tutti i prigionieri politici e di opinione, la cessazione delle politiche liberticide e tutte le misure repressive, la cessazione della strumentalizzazione della giustizia e, infine, il rispetto delle libertà e dei principi fondamentali:libertà di dimostrazione, di stampa, di circolazione, di espressione e di opinione .” Mohand Arezki Ferrad, membro del Comitato Nazionale, ritiene importante moltiplicare le azioni e le uscite pubbliche per informare l’ opinione pubblica su questo caso e in particolare sulla condanna arbitraria di Louisa Hanoune e di tutti i detenuti. “Il Comitato è stato creato per supportare Louisa Hanoune, il cui dossier è vuoto, ma alla luce dell’evoluzione della situazione e del gran numero di prigionieri di coscienza, è nostro dovere espandere il nostro lavoro a sostegno degli attivisti dell’ Hirak e di tutti coloro che vengono arrestati per aver espresso la loro opinione.”, osserva Ferrad. Per molti questa faccenda della cospirazione contro l’esercito è solo una scusa per mettere a tacere tutte le voci discordanti che si oppongono alla tabella di marcia politica che il governo vuole imporre al popolo algerino.


https://www.elwatan.com/a-la-une/le-comite-pour-la-liberation-de-hanoune-lance-un-appel-non-a-larbitraire-21-10-2019

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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