Democratic gubernatorial candidate and Kentucky Attorney General Andy Beshear, along with lieutenant governor candidate Jacqueline Coleman, acknowledge supporters at the Kentucky Democratic Party election night watch event, Tuesday, Nov. 5, 2019, in Louisville, Ky. (AP Photo/Bryan Woolston)

Il 5 novembre è stata giornata di elezioni in diverse aree degli Stati Uniti: le indicazioni sono favorevoli ai Democratici in vista delle presidenziali dell’anno prossimo.

Il 5 novembre c’è stato un piccolo election day negli Stati Uniti, dove erano previste le elezioni di due governatori, diversi sindaci e numerosi organi locali in vari Stati e città. La giornata era attesa con grande apprensione dai due partiti principali, visto che cadeva esattamente ad un anno dalle prossime elezioni presidenziali, previste per il 3 novembre 2020.

Le indicazioni hanno dato certamente ragione al Democratic Party, che si è imposto in quasi tutti i confronti in programma. Il successo di maggior importanza per i Dems è sicuramente quello registrato in Kentucky, dove Andy Beshear (in foto) ha sconfitto il governatore in carica, il repubblicano Matt Bevin, seppur con uno scarto ridotto di appena cinquemila schede (49.2% per il vincitore contro 48.8% dello sconfitto). Beshear si prende dunque lo Stato che era stato governato da suo padre, Steve Beshear, dal 2007 al 2015.

Il Republican Party, invece, è riuscito a mantenere il controllo del Mississippi, ma con un risultato decisamente meno schiacciante del previsto. Dopo i due mandati di Phil BryantTate Reeves ha preso il testimone battendo il candidato democratico Jim Hood con il 52.14% delle preferenze contro il 46.61% di quest’ultimo. Il successo di Reeves appare comunque ridimensionato osservato i risultati delle precedenti elezioni in Mississippi, visto che Bryant aveva vinto le due consultazioni precedenti superando sempre il 60% delle preferenze. Non dimentichiamo, del resto, che il Mississippi rappresenta uno dei principali bastioni repubblicani, dove i Democratici non vincono dal 1999.

Oltre alle due elezioni per i governatori del Kentucky e del Mississippi, diverse città di primaria importanza eleggevano il proprio sindaco. In questo caso, il Partito Democratico ha registrato un successo su tutta la linea. Si tratta comunque di conferme, visto che le città al voto erano state conquistate dai democratici già quattro anni fa: Vi Lyles ha mantenuto la carica a Charlotte, schiacciando il candidato repubblicano David Michael Rice con il 77.23% delle preferenze; supera la soglia del 70% anche Joe Hogsett, che resta sindaco di Indianapolis respingendo al sfida di Jim Merritt; conferma anche per Jim Kenney a Philadelphia, dove l’esponente della sinistra del Partito Democratico è risultato vincitore ai danni di Billy Ciancaglini con un programma che prevede l’innalzamento del salario minimo a 15 dollari orari ed un impegno per il rispetto degli Accordi di Parigi sul clima; infine, San Francisco ha votato in favore di London Breed (68.8%), che era divenuta sindaco ad interim dopo la morte improvvisa di Ed Lee lo scorso anno.

Resta da determinare solamente il risultato della città texana di Houston, dove il sindaco democratico Sylvester Turner, noto come attivista per i diritti LGBT, cerca la conferma. Il suo sfidante nel ballottaggio di dicembre sarà Tony Buzbee, considerato come un “imitatore di Donald Trump“, che però ha raggiunto solamente il 28% delle preferenze, mentre Turner ha superato la soglia del 47%. In Texas, al contrario della maggioranza degli altri Stati, è necessario superare il 50% delle preferenze per vincere al primo turno, ma comunque la sfida a due non dovrebbe riservare grandi sorprese a Sylvester Turner, destinato ad ottenere un secondo mandato come i suoi colleghi del Partito Democratico.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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