Una conversazione con Oleg Tsarev rivela la presunta identità della “talpa su Trump e l’Ucraina”

Oleg Tsareve con Israel Shamir

Alti esponenti del Partito Democratico sono coinvolti nel saccheggio dell’Ucraina: nuovi nomi, conti da capogiro. La misteriosa “talpa”, la cui testimonianza aveva dato il via al caso di impeachment, viene nominata nell’’intervista in esclusiva per Unz Review di un noto politico ucraino, ex membro del Parlamento con quattro mandati, candidato alla presidenza dell’Ucraina: Oleg Tsarev.

Alto, agile e gentile, nonché buon oratore e scrittore prolifico, Tsarev è stato un politico ucraino popolare e di spicco prima del putsch del 2014. E’ rimasto in Ucraina dopo la partenza del presidente Yanukovich, ha corso per la presidenza contro Poroshenko e alla fine è dovuto andare in esilio a causa di molteplici minacce di morte. Durante il fallito tentativo di secessione, è stato eletto portavoce del Parlamento della Novorossya (nel sud-est ucraino). L’ho incontrato in Crimea, dove vive, nella piacevole cittadina costiera di Yalta. Tsarev ha ancora molti sostenitori in Ucraina, ed è un leader dell’opposizione al regime di Kiev.

Oleg, tu hai seguito la storia di Biden fin dal suo primo inizio. Biden non è l’unico politico democratico coinvolto negli schemi della corruzione ucraina, corretto?

In effetti, John Kerry, Segretario di Stato dell’amministrazione Obama, è stato suo complice. Ma John Biden era il numero uno. Durante la presidenza Obama, Biden è stato il proconsole USA in Ucraina, ed era coinvolto in molti casi di corruzione. Ha autorizzato il trasferimento di tre miliardi di dollari dei contribuenti americani a favore del governo che si è insediato dopo il colpo di Stato in Ucraina. I soldi sono stati rubati, e Biden ha preso una grossa parte del bottino.

E’ la storia di una truffa ai danni dei contribuenti americani e dei clienti ucraini, a vantaggio di pochi corrotti americani e ucraini. Ed è la storia del regime di Kiev e della sua dipendenza dagli Stati Uniti e dal Fondo Monetario Internazionale. L’Ucraina ha alcuni giacimenti di gas naturale di medie dimensione, sufficienti per il consumo interno domestico. Il costo della sua produzione era piuttosto basso, e gli Ucraini erano abituati a spendere pochi centesimi per il loro gas. Anzi, era così economico produrlo che l’Ucraina era in grado di fornirlo gratuitamente per riscaldamento e cottura, proprio come faceva la Libia. Malgrado il basso prezzo al consumo, le compagnie del gas (come Burisma) avevano profitti molto alti e spese molto basse.

Dopo il colpo di Stato del 2014, l’FMI ha chiesto di aumentare il prezzo del gas per uso domestico ai livelli dell’Europa, e il neo-presidente Petro Poroshenko lo ha imposto. I prezzi sono saliti alle stelle. Gli Ucraini sono stati costretti a pagare un prezzo molto più alto per cucinare e per scaldarsi, mentre enormi profitti entravano nelle casse delle compagnie del gas. Invece di alzare le tasse o abbassare i prezzi, il presidente Poroshenko ha obbligato le compagnie del gas a pagarlo o a finanziare i suoi progetti. Disse di aver organizzato il rialzo dei prezzi, il che significava che doveva essere considerato come un socio.

La compagnia Burisma Gas doveva pagare il denaro estorto dal presidente Poroshenko. Alla fine il suo fondatore e proprietario, Nicolai Zlochevsky, decise di chiamare alcuni importanti nomi occidentali nel consiglio di amministrazione della sua compagnia, sperando che questo avrebbe moderato l’appetito di Poroshenko. Aveva chiamato il figlio di Biden, Hunter, John Kerry, e l’ex presidente polacco Kwasniewski: ma non gli è servito a nulla.

Poroshenko andò su tutte le furie per il fatto che gli poteva sfuggire il vitello grasso, e ha chiesto al procuratore generale Shokin di fare delle indagini su Burisma, confidando sul fatto che potessero emergere delle irregolarità. Shokin ha subito scoperto che la Burisma aveva pagato queste “stelle” dai 50 ai 150 mila dollari al mese, solo per farli figurare tra i membri dei direttori. In Ucraina è illegale in base alle leggi fiscali, e non può essere riconosciuto come spesa legittima.

In quel periodo Biden padre si era buttato nella mischia. Chiamò Poroshenko e gli diede sei ore per chiudere il caso contro il figlio, altrimenti il fondo da un miliardo di dollari dei contribuenti americani non sarebbe arrivato ai collusi ucraini. Zlochevsky, il proprietario di Burisma, pagò bene Biden per questa telefonata: ricevette dai tre ai dieci milioni di dollari (a seconda delle fonti).

Il procuratore generale Shokin dichiarò che non poteva chiudere il caso in sei ore. Poroshenko lo licenziò e mise al suo posto Lutsenko, il quale era ben disposto a chiudere il caso Burisma; ma anche lui non poteva chiuderlo in un solo giorno, e neanche in una settimana. Biden, da quanto sappiamo, non è riuscito a tenere la bocca chiusa: parlando della pressione che aveva esercitato su Poroshenko per farlo fuori, si è incriminato da solo. Nel frattempo Shokin aveva fornito la prova che Biden aveva fatto pressione su Poroshenko per licenziarlo, e ora se ne è avuta conferma. La prova è stata fornita ai legali americani in relazione ad un altro caso, quello Firtash.


Cos’è il caso Firtash?

I Democratici volevano portare negli Stati Uniti un altro oligarca ucraino, Firtash, per farlo confessare sul sostegno illegale alla campagna di Trump, dato per il bene della Russia. Firtash viene arrestato a Vienna, in Austria, dove si è opposto all’estradizione verso gli Stati Uniti. I suoi avvocati hanno dichiarato che si trattava di un caso puramente politico, e usarono la deposizione di Shokin per sostanziare le loro affermazioni. Per questa ragione, la prova fornita da Shokin non è facilmente reversibile, anche se Shokin fosse favorevole (e non lo è). Ha inoltre dichiarato sotto giuramento che i Democratici gli hanno fatto pressione per avere il suo aiuto a far estradare Firtash negli Stati Uniti, sebbene non avesse alcuna posizione in tale questione strettamente americana. Sembra che la Clinton sia convinta che i fondi di Firtash abbiano aiutato Trump a vincere le elezioni, una cosa estremamente improbabile.


A proposito di Burisma e Biden: da dove viene questo miliardo di dollari in aiuti che Biden ha dato o trattenuto?

Sono soldi dell’USAID [Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale], il principale canale di aiuti americani per il “sostegno alla democrazia”. Il primo miliardo di dollari dell’USAID è arrivato in Ucraina nel 2014 e fu autorizzato da Joe Biden, mentre per l’Ucraina le carte furono firmate da Turchinov, il “presidente facente funzione”. La costituzione ucraina non prevede tale posizione, e Turchinov non aveva alcun diritto di firmare documenti legali o finanziari. Così, tutti i documenti firmati da lui, di fatto, non hanno valore legale. Ma Biden aveva controfirmato le carte firmate da Turchinov e disposto i soldi a favore dell’Ucraina. E i soldi sono stati rubati dai Democratici e dalle controparti ucraine.

Due anni fa (cioè già sotto la presidenza Trump), gli Stati Uniti hanno cominciato ad indagare sullo stanziamento dei 3 miliardi di dollari, uno ogni anno nel 2014, 2015 e 2016. L’indagine ha dimostrato che i documenti erano stati falsificati, i soldi trasferiti in Ucraina, e quindi rubati. Gli investigatori hanno tracciato ogni pagamento e scoperto dove sono andati, dove sono stati spesi e come sono stati rubati.

Di conseguenza, nell’ottobre 2018, il Dipartimento di Giustizia americano ha aperto un procedimento penale per “abuso di potere e appropriazione indebita di denaro dei contribuenti americani”. Tra gli accusati ci sono due consecutivi ministri delle Finanze ucraini (Natalie Ann Jaresko in carica tra il 2014 e il 2016 e Alexander Daniluk in carica dal 2016 al 2018) e tre banche statunitensi. L’inchiesta ha indotto l’USAID a interrompere i finanziamenti dall’agosto 2019. Come dichiarato da Trump, ora gli Stati Uniti non danno denaro e non impongono democrazia.

I soldi furono stanziati in flagrante violazione della legge americana. Non ci fu alcuna valutazione del rischio, nessuna relazione di controllo. Solitamente la USAID prepara sempre, quando stanzia dei soldi, un consistente pacchetto di documenti. Ma quei miliardi furono dati all’Ucraina completamente senza documenti. Il caso penale sull’appropriazione indebita dei fondi dell’USAID è stato firmato personalmente dal procuratore generale degli Stati Uniti, quindi questi temi sono molto attuali.

Sam Kislin è stato coinvolto nell’indagine. E’ un buon amico e socio di Giuliani, l’avvocato di Trump ed ex sindaco di New York. Kislin è molto noto a Kiev, e ho molti amici che sono amici di Sam. Ho saputo degli sviluppi perché alcuni miei amici sono stati arrestati negli Stati Uniti o interrogati in Ucraina. Mi hanno aggiornato a tal proposito. Sembra che la Burisma è proprio la punta dello scandalo, la punta dell’iceberg. Se Trump andrà avanti e userà ciò che è stato avviato e indagato, l’intero quartier generale del Partito Democratico crollerà. Non saranno in grado di partecipare alle elezioni. Io non ho il diritto di fare i nomi ma, credetemi, sono coinvolti funzionari di alto livello del partito democratico.

Poroshenko ne era al corrente: diede l’ordine di dichiarare Sam Kislin “persona non gradita”. Una volta, l’anziano personaggio (ha più di 80 anni) arrivò all’aeroporto di Kiev e non gli fu permesso di entrare; passò la notte in detenzione e fu rimpatriato negli Stati Uniti il giorno dopo. Poroshenko doveva essere totalmente alleato al gruppo Clinton.

E il presidente Zelensky? E’ libero dall’influenza dei democratici clintoniani?

Se lo fosse, non ci sarebbe stato lo scandalo della telefonata di Trump. Come hanno fatto i Democratici a sapere di questa telefonata e del suo presunto contenuto? La versione ufficiale dice che è stato uno della CIA, una talpa, che ha riferito ai Democratici. Quello che tale versione non chiarisce è dove si trovasse questa talpa durante la telefonata. Ve lo dico io, era a Kiev ed era presente alla conversazione, a fianco del presidente Zelensky. Quest’uomo era (forse) un agente della CIA, ma anche uno stretto collaboratore di George Soros, e funzionario ucraino di alto livello. Il suo nome è Alexander Daniluk. E’ anche l’uomo a cui ha portato l’indagine su Sam Kislin e del Dipartimento di Giustizia, il ministro delle Finanze di allora, l’uomo responsabile dell’appropriazione indebita dei tre miliardi di dollari dei contribuenti americani. Il Dipartimento di Giustizia ha emesso un ordine di arresto nei suoi confronti. Ovviamente è un fedele di Biden in persona, e dei Democratici in generale. Non mi fiderei affatto della sua versione della telefonata.

Daniluk avrebbe dovuto accompagnare il presidente Zelensky nella sua visita a Washington, ma è stato informato dell’ordine di arresto a suo nome. E’ rimasto a Kiev. Ma prima o poi scoppierà un inferno sulla presunta telefonata trapelata. L’amministrazione Zelensky ha indagato e ha concluso che la talpa era Alexander Daniluk, noto per la sua stretta relazione con George Soros e Biden. Alexander Daniluk è stato licenziato (lui comunque non ha ammesso la sua colpevolezza, e ha detto che la talpa era il suo nemico giurato e capo dell’ufficio del presidente, Andrey Bogdan, che lo avrebbe presumibilmente incastrato).

Non è l’unico caso di corruzione in Ucraina associato agli americani. C’è Amos J. Hochstein, un protetto dell’ex vice-presidente Joe Biden, che ha lavorato nell’amministrazione Obama come vice-Segretario di Stato per le Risorse Energetiche. E’ ancora legato all’Ucraina. Insieme ad un cittadino americano, Andrew Favorov, vice direttore di Naftogas, ha organizzato una molto costosa importazione inversa di gas in Ucraina. In questo schema, il gas russo viene comprato dagli Europei e successivamente venduto all’Ucraina con un margine favoloso. In realtà, il gas viene direttamente dalla Russia, ma i pagamenti viaggiano attraverso Hochstein. Costa molto di più di quello comprato direttamente dalla Russia. Il popolo ucraino paga, mentre il margine viene intascato da Hochstein e Favorov. Ora, loro pianificano di importare gas liquido dagli Stati Uniti, ad un prezzo ancora maggiore. Di nuovo: il prezzo sarà pagato dagli ucraini, mentre i profitti andranno a Hochstein e Favorov.

In tutte queste truffe, ci sono persone di Clinton e spie che sono pienamente integrate nel Partito Democratico. Un ex capo della CIA, Robert James Woolsey, ora siede nel consiglio di amministrazione della Velta, che produce titanio ucraino. Woolsey è un neoconservatore, un membro del “progetto del nuovo secolo americano” (PNAC), think-tank filo-israeliano e uomo che ha spinto incessantemente per la guerra contro l’Iraq. Come una tipica spia dei Democratici, ora lui trae profitto dai giacimenti minerari ucraini.

Una delle migliori storie di corruzione in Ucraina è collegata ad Audrius Butkevicius, l’ex ministro della Difesa (dal 1996 al 2000) e membro del Seimas (il parlamento) della Lituania post-sovietica. Butkevicius sta lavorando presumibilmente per l’MI6 e ora è membro del noto “Institute for Statecraft”, una copertura di propaganda dello stato profondo inglese, coinvolto in operazioni di disinformazione, sovversione del processo democratico e nella promozione della russofobia e dell’idea di una nuova guerra fredda. Nel 1991 era al comando dei cecchini che sparavano sui manifestanti in Lituania. I morti vennero attribuiti alle forze armate sovietiche, e l’ultimo presidente sovietico, Gorbachev, ordinò un rapido ritiro delle sue truppe dalla Lituania. Butkevicius divenne ministro della Difesa del suo paese indipendente. Nel 1997 l’onorevole ministro della Difesa “aveva richiesto 300.000 dollari americani a un dirigente di una compagnia petrolifera in difficoltà per l’assistenza da lui fornita per ottenere la sospensione dei procedimenti in merito all’alto debito della compagnia”, secondo quanto riportato dalla sentenza del tribunale. E’ stato arrestato in flagranza di reato di corruzione, condannato a cinque anni ma un uomo con tali caratteristiche non poteva essere lasciato a marcire in prigione.

Nel 2005 era al comando dei cecchini che uccisero i manifestanti in Kirghistan, e in Georgia ha ripetuto l’impresa nella Rivoluzione delle Rose del 2003. Nel 2014 lo ha rifatto a Kiev, in cui i suoi cecchini hanno ucciso un centinaio di persone, manifestanti e poliziotti. E’ stato portato a Kiev da Turchinov, quello che si definiva “presidente facente funzione” e controfirmò la sovvenzione da un miliardo di dollari di Biden.

Nell’ottobre del 2018 il nome di Butkevicius rispunta di nuovo. I magazzini militari di Chernigov presero fuoco e presumibilmente migliaia di proiettili immagazzinati per combattere i separatisti furono distrutti dal fuoco. E non è stato il primo incendio di questo tipo: il precedente, altrettanto enorme, ha mandato in fumo il magazzino militare ucraino di Vinnitsa nel 2017. Complessivamente ci sono stati 12 enormi incendi di arsenali militari negli ultimi anni e, solo nel 2018, i danni hanno superato i 2 miliardi di dollari.

Quando il capo procuratore militare ucraino, Anatoly Matios, ha indagato sugli incendi, ha scoperto che mancava l’80% delle armi e dei proiettili contenuti nei magazzini. Non sono stati distrutti dal fuoco: non c’erano proprio. Invece di essere usati per uccidere gli Ucraini russofoni di Donetsk, gli equipaggiamenti sono stati spediti dal porto di Nikolaev verso la Siria, e da qui ai ribelli islamici e all’ISIS. L’uomo che ha organizzato questa enorme operazione era il nostro Butkevicius, il vecchio combattente per la democrazia per conto dell’MI6, che agiva in combutta con il ministro della Difesa Poltorak e con Turchinov, l’amico di Biden. Si dice che abbiano dato a Matios 10 milioni di dollari per il suo silenzio.

Chi ci ha perso sono stati gli Ucraini e i contribuenti americani, mentre chi ci ha guadagnato è stato lo Stato Profondo, che è probabilmente solo un altro nome per il mix mortale di spie, media e politici.

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Articolo di Israel Shamir pubblicato su The Unz Review il 25 ottobre
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per 
Saker Italia.

[I commenti in questo formato sono del traduttore]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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